Uscita didattica A.S. 2022/2023
Siamo in classe e nelle pagine del nostro libro di storia leggiamo le notizie biografiche e vediamo i ritratti dei tre imperatori della dinastia Flavia: Vespasiano, Tito e Domiziano.
Abbiamo già concluso la conoscenza dell'imperatore Vespasiano ed adesso affrontiamo quella del figlio Tito che è salito al potere nel 79 d.C. e che ha regnato pacificamente per due anni inaugurando a Roma nel 80 d.C. l'Anfiteatro Flavio, che tutti noi conosciamo anche con il nome di Colosseo.
I documenti dell’epoca ci tramandano che il suo governo è stato segnato da gravissime calamità tra cui un nuovo e terribile incendio di Roma e una consequenziale e dilagante epidemia di peste. Tuttavia l’episodio più devastante del suo regno risale al 79 d.C. quando il Vesuvio, un vulcano, che domina il golfo di Napoli e che oggi è ancora attivo, erutta e con una nube di gas tossici, cenere e lava distrugge e seppellisce sotto il magma e i lapilli le città di Ercolano, Pompei e Stabia e con esse i suoi abitanti.
Ci ha incuriosito sapere che cosa accadde in quei giorni a Pompei e se ancora oggi in Italia e nel mondo ci siano altri vulcani attivi che potrebbero provocare di nuovo distruzioni di luoghi e di abitanti.
Per quanto riguarda l’eruzione all’epoca dell’imperatore romano Tito abbiamo saputo che per la distruzione di Pompei si conservano le testimonianze scritte (due epistole) di Plinio il Giovane che aveva seguito in modo diretto l’evento avendo accompagnato nel viaggio per mare lo zio Plinio il Vecchio, che sarà una delle tantissime vittime dei fumi eruttivi, mentre lui si era salvato essendo rimasto a bordo della nave ancorata nel Golfo di Napoli.
Dalle sue memorie apprendiamo che l'inizio dell'attività vulcanica comincia a manifestarsi la mattina del 24 Agosto con diverse scosse di terremoto e con altri strani fenomeni fra cui quello del riscaldamento delle acque raccolte nelle cisterne di Pompei al punto che alcune di esse si erano prosciugate. Poi erano iniziate le piogge di ceneri e tutti gli abitanti si erano rifugiati nelle case che avevano cercato in tutti i modi di “sigillare” per impedire l'ingresso delle polveri.
C’erano stati però alcuni pompeiani che avevano deciso di trovare un rifugio sicuro attraverso la fuga via mare e perciò stavano aspettando vicino alla riva per imbarcarsi.
Furono questi i primi ad essere investiti nella notte da un diluvio di lapilli incandescenti. Infine una gigantesca nuvola di lava, di cenere e di gas tossici avvolse e distrusse la città uccidendo la popolazione impreparata al terribile evento.
Ciò che rimase dopo questa catastrofe fu solo una enorme distesa di magma fumante che raffreddandosi e solidificandosi nascose e conservò intatta nelle sue viscere la vita, la cultura e la struttura urbanistica di 1944 anni fa.
Scomparsa perciò quasi ogni traccia della Pompei romana, nei luoghi dell’eruzione nessuno si preoccupò di fare ricerche approfondite sino al XVIII secolo.
In epoche antecedenti a questa saltuariamente erano però riemerse monete e tracce di edifici, ma non erano seguiti ai ritrovamenti scavi mirati.
Solamente a partire dal 1748 iniziarono ad aprirsi a Ercolano, a Stabia e a Pompei cantieri di ricerca che però furono interrotti più volte, per poi essere abbandonati o chiusi.
Bisogna arrivare al 1759 perché inizino gli scavi sistematici che riportarono alla luce gran parte della città di Pompei dove gli uomini, le donne, i bambini, gli animali, che erano stati colti in atteggiamenti di fuga, nei gesti quotidiani o di panico, ancora oggi si possono localmente vedere nel loro ultimo istante di vita essendo diventati, tramite calchi, statue di gesso partorite dalla colata di gesso liquido versata nelle fenditure che originariamente ospitavano quei corpi.
Case, vie, affreschi, arredi, utensili, tutto è rimasto come allora.
E' come se il tempo si fosse fermato al 24-25 (agosto? ottobre?) del 79 d.C.
E' stato così scioccante riportare alla luce nel Settecento Pompei, Ercolano e Stabia che la scoperta influenzò la nascita e lo sviluppo della corrente letteraria, artistica ed ebanistica Neoclassica.
Inoltre, essendo Pompei un unico sito archeologico al mondo a fornire un quadro completo di un'antica città romana con tutti gli spazi e i monumenti pubblici e il suo insieme di edifici domestici, nel 1997 è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'Unesco ed è stata dichiarata un bene da tutelare per la cultura dell'umanità.
Abbiamo visto in classe diversi video e slide che presentano i momenti salienti dell'eruzione del Vesuvio, che oggi identifichiamo nel monte ricoperto di vegetazione con all'interno un cratere che domina il Golfo di Napoli e che pensiamo che anche nel 79 d. C. si presentasse con questa morfologia.
In realtà l'altura non esisteva essendosi formata solo con la materia magmatica fuoriuscita dal cratere eruttivo e poi raffreddatasi. Si può vedere in un affresco (fig.) in una delle case pompeiane dov'è ritratto, sotto il dirupo del monte, un grande spazio piatto e circolare dov'era il cratere eruttivo che distrusse Pompei. Ne parla Alberto Angela nel video "La notte di Pompei" che riteniamo sia stato molto esaustivo per fornirci un'idea di cosa potevamo ammirare e analizzare durante la nostra visita nel sito archeologico di Pompei.
La sorpresa inoltre è stata nel sapere dal filmato del prof. Angela che già a quell'epoca c'erano per le vie di Pompei quelli che oggi chiamiamo Fast food.
Ma le scoperte per tutti noi non sono finite e se ne sono aggiunte molte altre durante la visita al sito archeologico pompeiano facendo diventare questa un' occasione speciale in cui abbiamo assaporato il piacere di osservare, di conoscere, di condividere emozioni e di poter capire che è solo se conserviamo la memoria storica e tuteliamo il patrimonio culturale, ambientale e artistico, l'umanità potrà avere un futuro.
Sofia Tessieri
Simone Bianchi
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