Roma città aperta

Anno: 1945

Durata: 100 min

Regia: Roberto Rossellini

Soggetto: Alberto Consiglio, Sergio Amidei.

Sceneggiatura: Sergio Amidei, Federico Fellini, Ferruccio Disnan, Celeste Negarville, Roberto Rossellini.

Zona ambientazione: Roma.

Fatto storico: nove mesi di occupazione nazista nella Capitale.

Premi ottenuti

Trama:

Roma, durante l'occupazione nazifascista. Un comandante partigiano, Manfredi, è ricercato dal maggiore delle SS Bergman, il quale, avuto sentore che l'uomo si rifugia in casa di una generosa popolana del Prenestino, Nannina, decide con il questore di circondare e di rastrellare il quartiere. Quel giorno in casa di Nannina fervono i preparativi per il suo matrimonio con Francesco, un altro partigiano, che regolarizzerà il loro rapporto.
La notizia dell'arrivo dei nazifascisti provoca subbuglio e terrore nel quartiere: gli uomini fuggono, le donne gridano; arriva anche don Pietro, il simpatico parroco del rione, con Marcello, il figlioletto di Nannina, che lo ha fatto intervenire per occultare delle armi nascoste nel palazzo. Mentre Manfredi riesce a dileguarsi, Francesco viene arrestato e caricato su di un camion con altri prigionieri: disperata Nannina insegue urlando il camion, viene falciata dal mitra di un soldato e muore tra le braccia di don Pietro.
Manfredi trova rifugio proprio in casa del sacerdote, e organizza con i compagni l'assalto ai camion tedeschi che trasportano i prigionieri e la liberazione di Francesco. Manfredi e Francesco trovano ospitalità in casa di Marina, una ballerina con la quale Manfredi ha avuto un idillio: dopo aver scoperto che la ragazza fa uso di morfina, Manfredi le fa comprendere che tra loro è tutto finito.
Nella notte Marina, per vendicarsi, avverte della presenza di Manfredi una donna che l'ha plagiata, la diabolica Ingrid (diretta collaboratrice di Bergman): e l'indomani Manfredi e don Pietro vengono arrestati e portati per l'interrogatorio al comando di via Tasso. Nonostante le minacce e le torture inflitte da Bergman, Manfredi muore senza aver rivelato i nomi dei compagni; e don Pietro, dopo aver maledetto gli oppressori, finisce fucilato a Forte Bravetta, sotto gli occhi sgomenti dei suoi ragazzi.

[rif. Archivio del cinema italiano]

Fotogrammi: