Autrice: Nene
“[...] se vogliamo, in qualunque momento, possiamo pur sempre andare a toccare il reticolato elettrico, o buttarci sotto i treni in manovra, e allora finirebbe di piovere.”
Primo Levi, con “Se questo è un uomo”, tratta in maniera cruda e semplice la sua esperienza nel Lager tedesco. La sua testimonianza parte dal viaggio che, nel dicembre del 1943, a soli ventiquattro anni, lo conduce dapprima in un campo di raccolta a Fossoli, e, solo successivamente, al campo di concentramento di Auschwitz, e si conclude con l’arrivo dei sovietici il 27 gennaio 1945. Levi racconta con estrema lucidità delle atrocità a cui lui e i suoi compagni sono stati sottoposti al campo, facendo prevalere la parte obiettiva, evitando lamentele e accuse, giustificandosi dicendo: “alla parte del giudice preferisco quella da testimone”.
Nel libro notiamo il suo cambiamento, il suo passare da essere un giovane uomo libero che, a detta sua, coltivava un “moderato e astratto senso di ribellione”, a un prigioniero ebreo, senza alcuna speranza di tornare alla vita precedente, privo di umanità e pietà per gli altri, incapace di preoccuparsi di altri se non di sé stesso e di Alberto, suo migliore amico sin dalla giovinezza, che rincontra nel Lager e con cui divide cibo, paure ed esperienze. Solo alla fine del racconto, nei dieci giorni in cui i sani partono per quella che noi conosciamo ora come marcia della morte, e nei quali, quindi, il campo resta popolato solamente dai malati e da poche SS, Levi comincia a riafferrare la sua umanità, aiutando gli altri malati e lavorando anche per la sopravvivenza dei suoi compagni di stanza, e non più solo per la sua.
“Se questo è un uomo” viene frequentemente consigliato nelle scuole, in particolare durante il periodo del Giorno della Memoria, ed è per questo spesso sottovalutato, in quanto tutti noi sappiamo, e spesso condividiamo, il pregiudizio del «Se è per scuola, è noioso». Tuttavia, il libro procede in modo scorrevole, pur trattando di un tema così terribile e complesso, in quanto Levi utilizza espressioni semplici e dirette, evitando descrizioni estremamente lunghe e dettagliate.
Per concludere, questo libro ci dà la possibilità di riflettere sulle nostre libertà e sui nostri privilegi, che spesso diamo per scontati, ma che non sempre lo sono stati.
“Distruggere l’uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice.”