Un capitolo della vita concluso
Dopo tutti gli anni passati a lavorare a stretto contatto con i ragazzi della nostra scuola, alcune delle figure storiche del Pascal stanno andando in pensione. Tra queste persone ci sono cinque collaboratrici scolastiche che non si può non conoscere: Caterina, Giulia, Paola, Piera e Silvana. Soprattutto dopo questi difficili anni di pandemia che ci hanno portati ad alternare periodi di didattica a distanza ad alcuni in presenza, avere figure stabili di riferimento come i collaboratori scolastici con cui instaurare un buon rapporto è stato fondamentale per noi. Proprio per questa ragione, la redazione del Pascal News ha deciso di intervistare queste persone così importanti per il nostro istituto che tra poco non vedremo più così di frequente.
Da quanto tempo lavori qui?
Caterina: “Sono vent’anni”.
Piera: “Penso siano circa undici anni”.
Paola: “Io sei anni”.
Silvana: “Sono qui dall’inizio dell’anno scolastico”.
Giulia: “Dal 1997”.
Come ti sei trovata?
C: “Benissimo, 1000‰”.
Pi: “Bene”.
Pa: “A seconda dei contesti”.
S: “Bene”.
G: “Bene”.
Qual è stata la cosa migliore in questa scuola?
C: “La cosa più bella è stata curare due bambini, figli di due ragazze che frequentavano il quinto anno del Pascal e non avevano la possibilità di lasciarli a nessuno”.
Pi: “Il personale, soprattutto quello della segreteria”.
Pa: “Confermo quello che ha detto Piera”.
S: “Per me guarda, è tutto normale, come gli altri posti”.
G: “Non saprei”.
Cosa significa per te il Pascal?
C: “Pascal per me è vita, viene prima di tutto”.
Pi: “È una parte del percorso della mia vita, dove ho conosciuto nuovi adolescenti”.
Pa: “Per me è rimanere sempre giovane, non di età, eh, ma di testa, cioè adattarmi alle generazioni e adattarmi ad ognuno di voi singoli”.
S: “Cosa significa? Mi son semplicemente trovata bene con il lavoro, con il personale, insomma, ci sono stati degli alti e bassi”.
G: “Significa lavoro, mi sono trovata bene”.
Quale lavoro ti sarebbe piaciuto fare se non avessi fatto questo?
C: “Lavorare con i ragazzi con disabilità”.
Pi: “Un lavoro di sicuro a contatto con le persone, io vengo già da un ambito lavorativo a contatto con la gente, l’ospedale, è un’altra realtà ma ho comunque sempre lavorato a contatto con le persone”.
Pa: “Io ho iniziato da giovanissima a lavorare nelle scuole, quindi va bene così”.
S: “Ehh ormai è passato. Guarda, a me è sempre piaciuto fare la commessa, provenivo già da un ambiente del genere”.
G: “Sono contenta così”.
Cosa ti mancherà del Pascal?
C: “Sia voi ragazzi, i colleghi, tutto in generale e anche i capi”.
Pi: “Il movimento, il centralino, la postazione, che è una rottura… Alcune persone sicuramente, la segreteria, alcuni docenti”... Scherzando: “Due o tre colleghi… Paola? Hanno detto che bisogna essere sinceri nelle interviste, no?”.
Pa: “Del Pascal mi mancheranno i ragazzi, io ho cominciato il mio percorso nelle medie per poi passare alle superiori, quindi in generale voi. Poi sottinteso anche il personale, perché siamo sempre andati proprio d’accordo e abbiamo sempre avuto un buon rapporto, un rispetto reciproco, perché se non c’è il rispetto non c’è niente”.
S: “L’accoglienza, cioè, la cordialità dei proff, dei ragazzi, tutti bravi, niente da dire”.
G: “I ragazzi e anche le proff”.
Che programmi hai dopo la pensione?
C: “Sicuramente non rimarrò a casa a non fare niente, fare un po’ di volontariato”.
Pi: “Sinceramente sì, Covid permettendo, vorrei cominciare ad andare in giro per vedere, suocero permettendo, un po’ di posti. Di fare un po’ quello che voglio non scandito dal timbro, dagli orari… è una vita che siamo vincolati da orari e timbri. Poi non lo so, magari faccio la perpetua del prete. Mi vedete come perpetua del prete? Betty, mi ridono dietro questi ragazzi dell’intervista!”
Pa: “Ancora non lo so, devo entrare proprio nell’ottica della pensione, quindi quando sarò proprio nell’ottica e mi renderò conto che non verrò più a scuola, allora chi lo sa…”.
S: “No, per adesso niente. Però qualcosa troverò”.
G: “Sì, andrò a fare dei viaggi”.
Verrai a trovarci?
C: “Certo! Se non sarò qui già il primo settembre, perché già mi vengono le lacrime agli occhi, mi vedrete spesso”.
Pi: “No! Perché la maggior parte va via, rimangono un paio di persone. Cioè, noi che abbiamo fatto un percorso insieme, che siamo cinque, sei, sette, abbiamo finito quasi tutte poi”.
Pa: “No, è un ricambio, cioè io posso venire e non vedervi, cercare una persona e trovare che non c’è più, nel senso che è uscita. L’importante secondo me è ricordarvi nel cuore, fisicamente non vi posso vedere, però mi posso ricordare di voi per il rapporto che abbiamo avuto”.
S: “Se si può entrare, qualche volta, abitando qua vicino, magari… Mi son trovata bene qui…”.
G: “Sì, sicuramente, solo che forse non possiamo venire, non ci lasciano venire e stiamo fuori”.
Lavoro svolto da: Powergirl, Monza e Goodwill
Grazie a tutte per il vostro lavoro e per la vostra presenza!