Alimentazione nei vari Paesi del mondo

L'alimentazione nel mondo

Nel mondo sono presenti abitudini alimentari molto diverse, queste cambiano sia per il tipo di agricoltura o di allevamento che un Paese può offrire o meno a seconda del proprio clima, della fauna, della flora e della tipologia del terreno; sia per la quantità di cibo che le persone di un determinato paese hanno a disposizione. Infatti, se in Europa e negli Stati Uniti abbiamo delle abbondanze, in Africa ed in alcuni Paesi del centro America e del sud America, vi è scarsità. Ovviamente, non è solo l’economia e la capacità agricola o l'allevamento del Paese ad influire, ma anche la tradizione e le culture del suo popolo.

Quali sono le abitudini alimentari nel mondo?

-Paesi occidentali: la dieta è composta da carne rossa, olio extra vergine d’oliva, farina, latte e derivati, frutta e verdura.

-Cina e Giappone: si consuma molto pesce e riso, la soia ed i suoi derivati e verdure cucinate in vari modi.

-India: la dieta è ricca di spezie e si basa su verdure, cereali e legumi; inoltre, è molto apprezzata la frutta secca

-Africa: si consumano piatti molto conditi con base di riso, carne rossa e verdure.

1= Cucina occidentale

2= Cucina cinese e giapponese

3= Cucina indiana

4= Cucina africana

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CUCINA AFRICA DEL NORD

CUCINA AFRICA CENTRALE

CUCINA AFRICA DEL SUD

Lo sapevi che ...

ASIA

CULTURA ASIATICA

Cina: la cucina cinese è legata a molti concetti della filosofia e della medicina; in generale, il cibo indica la propria appartenenza sociale quando a seconda della quantità e della qualità del cibo che viene offerto ai propri ospiti. Il tè è la bevanda più consumata.

India: il piatto classico è il curry; ma in generale la loro cucina è molto speziata, infatti, sono state individuate circa 300 spezie, anche se quelle utilizzate con quotidianità sono 6.

Australia: è d’uso mangiare assieme all’aperto con un barbecue di carne o di pesce; inoltre, viene fatto largo uso di verdure, e ci sono dei cibi aborigeni particolari come il canguro, il serpente e l’emu.

Giappone: in questo Paese, fare rumori da noi occidentali considerati mancanza di educazione, come ruttare o succhiare rumorosamente il brodo dalla ciotola, è segno di apprezzamento; inoltre, vi è a tradizione di non servire mai 4 piatti poiché rappresenta la morte.


I piatti tipici asiatici

Noodles gli spaghetti cinesi con le verdure

Vedi qui la ricetta

https://blog.giallozafferano.it/dulcisinforno/noodles/


Goi Cuon la versione vietnamita degli involtini

Vedi qui la ricetta

https://blog.giallozafferano.it/delizieinpentola/goi-cuon-involtini-vietnamiti/




Nasi Goreng la ricetta più conosciuta della cucina indonesiana

Vedi qui la ricetta

https://ricette.giallozafferano.it/Nasi-Goreng.html



Pollo al curry un piatto indiano molto diffuso

Vedi qui la ricetta

https://ricette.giallozafferano.it/Pollo-al-curry.html
























CURIOSITA' SULL' ASIA

La cucina asiatica include parecchie importanti cucine regionali: est-asiatica, sud-est asiatica, sud-asiatica, centro-asiatica e mediorientale. Una cucina è uno stile caratteristico di pratiche e tradizioni culinarie, solitamente associato a una specifica cultura. L'Asia, essendo il continente più grande e più popoloso, ospita varie culture, molte delle quali hanno la propria cucina caratteristica.

Gli ingredienti comuni a molte culture nelle regioni orientali e sud-orientali del continente includono riso, zenzero, aglio, semi di sesamo, peperoncini rossi, cipolle essiccate, soia e tofu. Frittura al salto, vapore, e frittura profonda sono i metodi di cottura più comuni.

Sebbene il riso sia comune alla maggior parte delle cucine asiatiche, nelle varie regioni sono diffuse varietà diverse. Il riso Basmati è popolare nel subcontinente, il riso Jasmine si trova spesso in tutto il Sud-est, mentre il riso a chicco lungo è popolare in Cina e quello a chicco corto in Giappone e Corea.

Il curry è un piatto comune in Asia meridionale, occidentale e sud-orientale, tuttavia non è così comune nelle cucine est-asiatiche. I piatti al curry con origini in India e altri paesi sud-asiatici hanno di solito una base di yogurt, mentre i curry sud-orientali e orientali usano generalmente il latte di cocco come loro fondamento.


CUCINA EST-ASIATICA

La cucina est-asiatica include il cibo cinese, giapponese, coreano, mongolo e taiwanese. Considerando che questa è la regione più popolosa del mondo, essa ha molte cucine regionali (specialmente la Cina). Esempi di alimenti di base includono riso, spaghetti, fagioli mungo verdi, fagioli di soia, frutti di mare (il Giappone ha il più alto consumo pro capite di frutti di mare), montone (Mongolia), bok choy (cavolo cinese) e .

CUCINA SUD-EST ASIATICA

La cucina sud-est asiatica pone una forte enfasi su piatti con preparazioni leggere accompagnati da una forte componente aromatica che presenta aromi come il cedro ed erbe aromatiche come la combava, il coriandolo/cilantro e il basilico. Gli ingredienti della regione contrastano con quelli delle cucine asiatico-orientali, sostituendo le salse di pesce al posto della salsa di soia e inserendo ingredienti come la galanga, il tamarindo e la citronella. I metodi di cottura includono un bilanciamento di frittura al salto, bollitura e vapore.

CUCINA SUD-ASIATICA

La cucina sud-asiatica include le cucine del subcontinente indiano. Gli alimenti di questa area del mondo sono insaporiti con vari tipi di chili, pepe nero, chiodi di garofano e altre erbe aromatiche e spezie forti insieme al burro aromatizzato e al ghi. La curcuma e il cumino sono usati spesso per fare i curry.

Le carni comuni includono agnello, capra, pesce e pollo. Il manzo è meno comune che nelle cucine occidentali perché il bestiame ha un posto speciale nell'induismo, ma è estremamente popolare nell'India meridionale, specialmente tra i cristiani e i musulmani. I divieti contro il manzo si estendono in qualche misura alla carne del bufalo (d'acqua) e dello yak. Il maiale è considerato un alimento tabù da tutti i musulmani ed è evitato dalla maggior parte degli induisti.

CUCINA CENTRO ASIATICA

La maggior parte delle nazioni centro-asiatiche hanno cucine simili tra loro nonché ai loro vicini dell'Asia occidentale e orientale, da cui prendono molte caratteristiche, particolarmente dalla Mongolia. Un piatto noto "plov" od "osh", ad esempio, è una variazione diffusa del pilaf. Tuttavia, molti degli stessi paesi usano carne di cavallo e montone come le carni più comuni, simili al manzo. Questo è dovuto alla cucina mongola. In Kazakistan e Kirghizistan, la cucina si è evoluta per soddisfare i bisogni di uno stile di vita nomade.

Il kumis è una bevanda diffusa tra i popoli turchi, specie in Asia centrale.

L'Asia centrale è famosa anche per essere il luogo di origine dello yogurt. Come il kumis, anche questo è diffuso tra i popolo turchi.


CUCINA OVEST ASIATICA

La cucina mediorientale è la cucina dei vari paesi e popoli che compongono la regione del Medio Oriente, con l'esclusione dell'Egitto. La cucina della regione è diversificata, pur avendo un certo grado di omogeneità.[4] Tra gli ingredienti comunemente usati vi sono olive e olio di oliva, pite, miele, semi di sesamo, palme da datteri,[4] rhus, ceci, menta e prezzemolo. Alcuni piatti popolari includono il quibe e lo shawerma.

I cereali costituiscono la base della dieta mediorientale, sia storicamente sia oggi. Il frumento e il riso sono le più importanti e preferite fonti di alimenti di base. Anche l'orzo è ampiamente usato nella regione e anche il mais è diventato comune in alcune aree. Il pane è un alimento universale, mangiato in una forma o in un'altra da tutte le classi e i gruppi praticamente a ogni pasto.

Il burro e il burro chiarificato (noto anche come samna) sono, tradizionalmente, il mezzo preferito per cuocere. L'olio d'oliva è prevalente nelle aree costiere mediterranee. I cristiani lo usano durante la Quaresima, quando la carne e i latticini sono esclusi, e gli ebrei lo usano al posto dei grassi animali come il burro per evitare di mescolare la carne e i latticini.

La pecora e il montone sono sempre state le carni preferite del Medio Oriente. Il maiale è proibito sia nell'islam sia nel giudaismo, e come tale si mangia raramente nella regione. Rilevanti nelle preparazioni di carne sono le carni grigliate o i kebab. Gli stufati di carne e verdure, serviti con riso, bulgur o pane, sono un'altra forma di preparazione di carne della regione.

Ortaggi e legumi sono l'ingrediente predominante della grande maggioranza delle persone in Medio Oriente. Sono bolliti, stufati, grigliati, farciti e cucinati con carne e con riso. Tra gli ortaggi a foglia verde, sono ampiamente usate molte varietà di cavolo, spinaci e cardo. Gli ortaggi con radice e bulbo, come cipolle e aglio, nonché carote, rape e barbabietole, sono ugualmente comuni.

CUCINA NORD-ASIATICA

La cucina nord-asiatica è spesso sinonimo della cucina russa, dato che tutta l'Asia settentrionale fa parte della Federazione Russa. Tuttavia, alcune culture o aree della Siberia hanno una cucina locale, come la cucina jakuta (o sakha) e jamal. Anche i Buriati hanno la propria cucina, sebbene sia molto simile a quella dei Mongoli con loro imparentati.

I pel'meni, originariamente un piatto permiano o ugrico, sono entrati nella cucina russa tradizionale come piatto molto noto, ma possomo ancora essere considerati parte della cucina jamal per la sua area d'origine. Alcuni ipotizzano che siano una versione semplificata del wonton cinese. In Siberia, i pel'meni sono surgelati all'aperto per conservare la carne all'interno attraverso il lungo Manser inverno. Nel Jamal, sono comuni altri tipi di essiccazione e conservazione. Gli ingredienti nella maggior parte della cucina siberiana settentrionale includono pesce e mirtilli rossi. Gli Jakuti, come molti altri popoli di lingua turca, usano tradizionalmente il kumis come bevanda comune.





CURIOSITA' DALLA CINA!

I cinesi differenziano tra i cibi maschili (yin) e i cibi femminili (yang): quelli maschili sono caldi, fritti e speziati, quelli femminili sono freschi, umidi e teneri.

I pasti devono essere sempre equilibrati tra caldo e freddo.

Il cibo per loro indica se una persona è ricca o povera, per esempio i poveri mangiano riso o pasta con qualche verdura.

I cinesi non usano posate ma bacchette, per i cibi brodosi si usa un cucchiaio di legno o di porcellana.





Cibi particolari


  • nian gao, torta a base di farina di riso glutinoso, profumato ai fagioli rossi o al longan; è cotta al vapore, poi tagliata in fette che vengono fritte.


  • zongzi fatti con foglia di bambù per la festa delle barche drago

  • yuebing: tartine di luna per la festa di metà autunno

  • changshou mian: pasta lunga per il proprio compleanno, è importante non romperla.

AFRICA

CULTURA AFRICANA

Africa: la tradizione vuole che si mangi per terra dai piatti con le mani, dividendo il cibo direttamente da un piatto principale con le altre persone; inoltre, le donne vengono separate dagli uomini durante la consumazione.

Questa tradizione cambia da regione a regione, per esempio, si potrebbe mangiare ognuno dal suo piatto, dividendo così prima le porzioni; o ancora, il piatto potrebbe essere rimpiazzato da una foglia di bambù


I piatti tipici africani

CURIOSITA' SULL' AFRICA

Nel continente Africano il cibo ha una forte connotazione conviviale e rappresenta quasi un rito sacro e un momento di allegria e unione con i commensali. I piatti tipici della cucina africana sono diversi da regione e regione. Quando si parla di cucina, si può dividere l’Africa in quattro grosse zone: Africa orientale, Africa occidentale, Africa settentrionale e Africa meridionale. In Africa. Riso, grano, mais bianco e alcuni cereali (come miglio e teff) rappresentano la base in tutti i piatti dei diversi Stati africani. Il resto dell’alimentazione è costituita da carne (vacca, zebù, pecora, cammello, capra, pollo, faraona), pesce, latte. Cinque piatti tipici provenienti da diverse zone del continente, che sono però da considerarsi solo come un antipasto sono ad esempio lo zighinì,il cous cous,il thieboudienne,il kelewele e le koeksisters.

AFRICA DEL NORD

La cucina berbera è la cucina tradizionale del Maghreb. Data la vastità del territorio nordafricano, non sorprende trovare usi alimentari differenti da un'area a un'altra, e quindi non è facile individuare una cucina "tipica".

I berberi sono gli abitanti originari della regione. Molti di essi oggi parlano dialetti arabi, ma numerose comunità, per un totale di diversi milioni di persone, parlano ancora la lingua autoctona, sopravvissuta nonostante le varie incursioni da parte dei Fenici, Romani, Bizantini, Arabi, Ottomani e Francesi.

A seconda delle risorse naturali disponibili e delle consuetudini, ogni gruppo berbero ha proprie consuetudini alimentari. Per esempio, la tribù dei zayani della regione di Khenifra in mezzo ai monti dell'Atlante, ha una cucina di notevole semplicità. Si basa primariamente sul granturco, latte di pecora, formaggio di capra, burro, miele, carne e selvaggina.

I principali cibi berberi sono:

  • Tangia, un piatto tipico marocchino che contiene diversi pezzi di carne come agnello, mucca ecc.

  • Gofio, impasto di farina di grani abbrustoliti tipico delle isole Canarie.

IL COUS COUS E' IL PIATTO PIU' TIPICO CONOSCIUTO IL TUTTO IL MONDO DI CUI ESISTONO DIVERSE VARIETA':

-CARNE -POLLO -PESCE-VERDURE

AFRICA CENTRALE

Nell' Africa centrale ci sono i pasi più poveri.

10 piatti dell'Africa subsahariana che tutti dovrebbero provare

  • Kamba wa nazi (gamberi in salsa di cocco) [en, come i link successivi, salvo diversa indicazione]

  • Efo riro (stufato di verdure nigeriano)

  • Ceebu jenn (riso senegalese e pesce)

  • Seswaa (manzo sfilettato a cottura lenta)

AFRICA DEL SUD


La cucina sudafricana, pur con le influenze gastronomiche olandesi, inglesi, francesi, portoghesi, italiane e indiane, ha dei piatti molto tipici creati dai boeri (afrikaaner).

Oltre alla cucina locale, molti ristoranti servono cibi dei paesi d’origine dei sudafricani. A Durban e a Città del Capo si degusta la cucina indiana e portoghese, a Johannesburg e a Pretoria quella italiana.

Il cibi tradizionali del Sudafrica sono una combinazione di colori e sapori intensi. Tra spezie e ingredienti locali, vi innamorerete della cucina sudafricana fin dal primo assaggio.

La carne è l’alimento centrale della dieta sudafricana. Cucinata alla brace o in una padella a tre piedi (potjie), viene di solito accompagnata dal mieliepap (porridge di mais), patate o riso. Tra le verdure più comuni ci sono invece barbabietole, carote, cavolo e zucca.

DOLCE:

La melktert invece è una squisita crostata al latte da gustare insieme con una tazza di Rooibos, il tipico tè rosso sudafricano.

Lo sapevi che ...in base al rapporto ONU sull'alimentazione 2020, la malnutrizione globale è in aumento?

La fame colpisce un numero crescente di persone: secondo il rapporto annuale redatto dalla FAO e da diverse agenzie delle Nazioni Unite (inclusa l'UNICEF), negli ultimi 5 anni decine di milioni di individui in tutto il mondo sono passati nelle fila dei sottoalimentati cronici e molti paesi sono alle prese con molteplici forme di malnutrizione.

Stando all'ultimo rapporto sulla sicurezza alimentare globale "The State of Food Security and Nutrition in the World", nel 2019 quasi 690 milioni di abitanti del pianeta hanno sofferto la fame: un numero superiore di 10 milioni di unità rispetto all'anno precedente e di quasi 60 milioni in più rispetto a cinque anni fa.

A questi si aggiungono le tantissime persone che, a causa dell’aumento nei costi dei beni alimentari e della scarsa disponibilità di mezzi economici, non hanno accesso a una dieta sana o nutriente. In totale, sono circa 2 miliardi, nel mondo, le persone che affrontano livelli moderati o gravi di insicurezza alimentare. Il maggior numero di persone che soffrono la fame si trova in Asia, ma il fenomeno si espande a velocità maggiore in Africa.

Il rapporto lancia anche un allarme relativo alla pandemia di COVID-19, prevedendo che di qui alla fine dell'anno altri 130 milioni di abitanti del pianeta cadranno nella morsa della malnutrizione cronica per le conseguenze dell'emergenza coronavirus.

Lo "Stato della insicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo" è lo studio più autorevole a livello mondiale sui progressi compiuti nella lotta alla fame e alla malnutrizione.


Il rapporto è frutto della collaborazione tra l'agenzia ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP), l'UNICEF e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nella Premessa, i leader delle cinque agenzie - Qu Dongyu, Direttore FAO, Gilbert F. Houngbo, Presidente IFAD, Henrietta H. Fore, Direttore UNICEF, David Beasley, Direttore WFP e Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore OMS - ammoniscono che "a distanza di cinque anni dall'impegno assunto dalla comunità internazionale per porre fine alla fame, all'insicurezza alimentare e a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030, siamo ancora ben lontani dal raggiungere questo obiettivo.


La fame nel mondo in cifre

In questa edizione del rapporto, la riformulazione degli indicatori relativi alla redistribuzione del cibo in Cina e altri paesi densamente popolati ha portato a rivedere al ribasso le stime sulla fame nel mondo, giungendo alla cifra attuale di 690 milioni di persone. Al di là di queste correzioni metodologiche, tuttavia, la tendenza rimane invariata: dopo il calo costante calo registrato per diversi decenni, dal 2014 la malnutrizione cronica ha lentamente ma inesorabilmente ripreso ad aumentare. L’Asia rimane la regione con il più elevato numero di persone denutrite (381 milioni), seguita dall'Africa (250 milioni), e dall'America Latina (48 milioni). Se il tasso percentuale della denutrizione a livello globale non ha subito grandi cambiamenti, attestandosi allo 8,9%, a causa dell'incremento demografico il numero assoluto delle persone denutrite continua a crescere da 5 anni a questa parte.

Questi dati celano enormi disparità a livello regionale: in termini percentuali, l’Africa è la regione più colpita e maggiormente destinata ad esserlo anche in futuro, con il 19,1% della popolazione colpita dalla denutrizione. Il dato africano è più che doppio rispetto a quello dell'Asia (8,3%) e dell'America Latina e Caraibi (7,4%). In base alle tendenze attuali, si calcola che nel 2030 oltre metà degli affamati cronici del pianeta sarà concentrato nel continente africano.


Il costo della pandemia

Mentre la lotta alla fame sembra aver raggiunto una fase di stallo, la pandemia di COVID-19 sta acuendo vulnerabilità e inadeguatezze dei sistemi alimentari globali, intesi come l'insieme delle attività e dei processi che influenzano la produzione, la distribuzione e il consumo di generi alimentari. Se, da un lato, è ancora presto per valutare l’impatto reale del lockdown e delle altre misure restrittive, il rapporto stima che entro la fine dell'anno da 83 a 132 milioni di persone in più, nel mondo, potrebbero soffrire la fame a causa della recessione economica innescata dalla crisi. Questo dato si basa sulle più recenti stime di un calo del PIL globale tra il 4,9 e il 10%.

Questa battuta d’arresto mette ulteriormente a rischio il conseguimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2, che prevede l'azzeramento della fame nel mondo per il 2030.


Cattive abitudini alimentari, insicurezza alimentare e malnutrizione

Porre fine alla fame e alla malnutrizione in tutte le sue forme (tra cui sottonutrizione, carenze di micronutrienti, sovrappeso e obesità) non significa semplicemente assicurare cibo a sufficienza per garantire la sopravvivenza: il cibo che ingeriamo dev’essere anche nutriente, soprattutto nel caso dei bambini. Un ostacolo determinante, tuttavia, è rappresentato dall’elevato costo degli alimenti nutrienti e dalla difficoltà di accedere a un’alimentazione sana per un elevato numero di famiglie. Il rapporto dimostra che una dieta sana è di gran lunga più costosa di 1,90 dollari USA al giorno, ossia la cifra fissata come soglia di povertà a livello internazionale. Secondo lo studio, anche la dieta sana più economica costa cinque volte di più di una dieta ad alto contenuto di amidi. I gruppi di alimenti più dispendiosi a livello mondiale sono quelli che assicurano un rilevante apporto di nutrienti, come i latticini, la frutta, gli ortaggi, nonché i cibi ad alto contenuto proteico di origine sia vegetale che animale. Le più recenti stime rivelano che la sconcertante cifra di 3 miliardi di individui o più non può permettersi un’alimentazione sana. Nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale, il 57% della popolazione versa in questa condizione, ma il fenomeno non risparmia alcuna regione, comprese America settentrionale ed Europa. Anche alla luce di tale situazione, la campagna per porre fine alla malnutrizione appare compromessa. Dal rapporto si evince che nel 2019 un numero compreso tra un quarto e un terzo di bambini di età inferiore ai cinque anni (191 milioni) era sottosviluppato o denutrito, ossia presentava ritardi nella crescita o eccessiva magrezza, mentre altri 38 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni erano in sovrappeso. Tra gli adulti, nel frattempo, l’obesità è diventata una vera e propria pandemia.


Un invito all’azione

L’idea che emerge dal rapporto è che, considerando la situazione dalla prospettiva della sostenibilità, una conversione globale a un’alimentazione sana contribuirebbe, da un lato, a tenere sotto controllo il dilagare della fame e, dall’altro lato, a ottenere enormi risparmi. Si è calcolato che questa trasformazione permetterebbe di compensare quasi interamente le spese sanitarie derivanti da una cattiva alimentazione, che secondo le previsioni raggiungeranno nel 2030 i 1.300 miliardi di dollari USA all’anno, mentre il costo sociale correlato alla dieta delle emissioni di gas a effetto serra, stimato in 1.700 miliardi di dollari USA, potrebbe essere ridotto fino a tre quarti. [Il rapporto analizza i “costi nascosti” di una cattiva alimentazione e le opzioni di modello, che chiamano in causa quattro diete alternative: flessitariana, pescetariana, vegetariana e vegana. Riconosce inoltre che in alcuni Stati più poveri le emissioni di carbonio potrebbero inizialmente dover aumentare per consentire a tali paesi di raggiungere gli obiettivi di nutrizione. (Al contrario dei paesi più ricchi, dove le emissioni devono diminuire.)] Il rapporto invoca un rinnovamento dei sistemi alimentari al fine di ridurre il costo degli alimenti nutrienti e facilitare l’accesso a un’alimentazione sana. Se è vero che le soluzioni specifiche differiranno da paese a paese, e persino da regione a regione, le risposte generali vanno ricercate in interventi lungo l’intera filiera alimentare, nell’ambiente alimentare e nell’economia politica, su cui sono improntati gli scambi commerciali, la spesa pubblica e le politiche di investimento. Lo studio esorta i governi a integrare la nutrizione nei loro approcci all’agricoltura; ad attivarsi per abbattere i fattori che incidono sull’aumento dei costi nelle fasi di produzione, immagazzinamento, trasporto, distribuzione e commercializzazione dei generi alimentari, anche riducendo le inefficienze nonché le perdite e gli sprechi alimentari; a incentivare i piccoli produttori affinché producano e vendano più cibi nutrienti e a garantirne l’accesso ai mercati; a dare priorità alla nutrizione dei bambini, in quanto fascia della popolazione maggiormente bisognosa; a promuovere un cambiamento delle abitudini alimentari attraverso l’informazione e la comunicazione; a introdurre il problema della nutrizione nei sistemi nazionali di previdenza sociale e nelle strategie di investimento. I capi delle cinque agenzie delle Nazioni Unite che hanno collaborato alla stesura del rapporto sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo ribadiscono il proprio impegno nel sostenere questo cambiamento radicale, accertandosi che sia portato avanti “in maniera sostenibile, per le persone e per il pianeta”.

https://www.youtube.com/watch?v=qoPHjIeE_fk