Il mondo arabo incontra l'Europa

Un'introduzione

Nel nostro vocabolario...

L’origine araba delle parole è spesso segnalata dal prefisso al– : alambicco (al-anbiq), algebra (al-jabr), alchimia (al-kimia). Alcuni nomi, come elisir (eliksir) o scirocco (suluq), richiamano immediatamente alla mente paesaggi orientali. Inoltre, è noto che l’introduzione dello zero (sifr, da cui deriva il termine “cifra”) sia dovuto a questo popolo, che ha diffuso altre innovazioni, anche in campo astronomico (infatti molti termini astronomici, come zenit e nadir, sono di origine araba). Senza parlare dei moltissimi alimenti che sono arrivati sulle nostre tavole trasportati dalle carovane (carwan) del deserto, come caffè (kahvè), limoni (limun), zucchero (sukkar), carciofi (harsuf), zafferano (za’faran), albicocche (alburquq), arance (naranj, di origine persiana, ma anche l’arabo burtuqal, di cui rimane traccia in molti dei nostri dialetti)… Altre parole di origine araba:

Azzurro: dal persiano lazward, passato poi all’arabo con lazurd, come adattamento popolare del sanscrito ravajarta (lapislazzuli) e infine alla nostra lingua. Altri colori hanno origine arabo-persiana, come scarlatto (saqirlat), cremisi (qirmiz) e lilla (lilak).

Bizzeffe: Quando diciamo “a bizzeffe”, ricordiamo il termine arabo-magrebino bizzaf, che vuol dire “in abbondanza, molto”.

Lacca: La lacca non è nata con la pratica di cotonarsi i capelli, ma con lo scopo di rivestire e proteggere oggetti dipinti di vario tipo, da quelli ornamentali alle imbarcazioni. Il termine arabo da cui deriva è lakk.

Materasso: Il termine non è nato per indicare il materasso come lo conosciamo noi oggi, ma per designare il tappeto su cui ci si “buttava”. Matrah deriva, infatti, dalla radice del termine “gettare”, taraha.

Meschino. Direttamente dall’arabo miskīn (forse a sua volta di lontana ascendenza accadica) “povero, misero”, documentato in Spagna nel secolo X, in Francia nel successivo.

Ragazzo: Il vocabolo da cui deriva il nostro “ragazzo” è raqqâs, che vuol dire “facchino, garzone”, ma anche “corriere, messaggero”.

Scarlatto. Voce di origine persiano-araba saqirlat “abito tinto di rosso con cocciniglia

Taccuino: la parola deriva dall’arabo taquim, usato per indicare un almanacco (altra parola che proviene dall’arabo, al-manàkh) o un calendario con una “disposizione ordinata” di giorni e date.

Tamarro: In lingua araba il tammar era il venditore di datteri, poi passato a indicare i mercanti di strada, vestiti in maniera volgare o eccentrica.

Tazza. Dalla parola araba tāsa, giunta in tutto l’occidente verosimilmente dai porti del Levante.