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Esercizi per il tema di febbraio
- “Nasconderci! dove dovremmo nasconderci, in città, in campagna, in una casa, in una capanna, quando, come, dove...? Erano problemi ch'io non volevo pormi, e che tuttavia continuamente riaffioravano. Margot e io cominciammo a stipare l'indispensabile in una borsa da scuola.
La prima cosa che ci ficcai dentro fu questo diario, poi arriccia-capelli, fazzoletti, libri scolastici, un pettine, vecchie lettere; pensavo che bisognava nascondersi e cacciavo invece nella borsa le cose più assurde. Ma non me ne rammarico, ci tengo di più ai ricordi che ai vestiti”.
Anne Frank, Diario, 5 luglio 1942
In questo passo, tratto dal Diario di Anne Frank, sono elencati gli oggetti che lei, costretta a fuggire, porta con sé. Quali oggetti significativi, quali ricordi, metteresti nella tua borsa se fossi costretto o costretta a lasciare la tua casa all’improvviso?
- Leggi il mito di Aracne e racconta la storia dal punto di vista della protagonista, soffermandoti in particolare sul suo carattere, sulle sue emozioni e sulla trasformazione. Immagina poi alcuni momenti della sua vita dopo la trasformazione. Utilizza la prima persona singolare.
[Aracne], sia che agglomerasse la lana greggia nelle prime matasse, sia che lavorasse di dita e sfilacciasse uno dopo l’altro con lungo gesto i fiocchi simili a nuvolette, sia che con l’agile pollice facesse girare il liscio fuso, sia che ricamasse, si capiva che la sua maestria vaniva da Pallade Atena. Ma Aracne sosteneva di no, e invece di essere fiera di una così grande maestra, diceva impermalita:”Che gareggi con me! Se mi vince, potrà fare di me quello che vorrà”.
Atena si traveste da vecchia, si mette sulle tempie una finta capigliatura bianca e prende anche un bastone che sorregga le membra piene di acciacchi. Poi comincia a parlare così:” Non tutto è male nell’età avanzata. Più s’invecchia, più cresce l’esperienza. Dài retta a me: ambisci pure ad essere la più grande tessitrice tra i mortali; ma non voler competere con la dea, e chiedile con voce supplichevole di perdonarti per quello che hai detto o temeraria; chiediglielo e non ti rifiuterà il perdono”.
Aracne le lancia una torva occhiata, lascia andare i fili già cominciati e a stento trattenendosi dal percuoterla, con una faccia che tradisce l’ira, così dice di rimando a Pallade che ancora non si è palesata: “[...] Perché non accetta la sfida?” Allora la dea: “È venuta!”, dice, e si spoglia della figura di vecchia e si rivela – Pallade Atena.
Le ninfe e le donne della Lidia si prostrano davanti alla divinità; soltanto Aracne non si spaventa. Tuttavia trasalisce e un improvviso rossore le dipinge suo malgrado il viso e poi si dilegua, come l’aria si imporpora al primo comparire dell’aurora e dopo breve tempo s’imbianca, quando sorge il sole. Insiste sulla via che ha preso, e per insensata bramosia di gloria corre verso la propria rovina. E infatti la figlia di Giove non rifiuta, e non l’ammonisce più, e nemmeno rinvia più la gara. Subito si sistemano una da una parte, una dall’altra, e con gracile filo tendono ciascuna un ordito. […]
[Atena rappresenta tutte le divinità nei loro momenti di gloria, Aracne le loro colpe. Dopo aver visto la tela perfetta di Aracne] neppure Pallade Atena gloriosa poteva trovare qualcosa da criticare in quell’opera. Ma la bionda dea guerriera, offesa, fece a brandelli la tela che illustrava a colori le colpe degli dei, e trovandosi in mano la spola di legno, tre e quattro volte colpì con quella sulla fronte Aracne, figlia di Idmone. La poveretta non lo tollerò, e corse impavida a infilare il collo in un cappio. Vedendola pendere, Pallade Atena ne ebbe compassione e la sorresse, ma [...] prima di andarsene la spruzzò di succhi di erbe infernali, e subito al contatti del terribile filtro i capelli scivolarono via, e con esso il naso a gli orecchi; e la testa diventa piccolissima, e tutto il corpo d’altronde s’impicciolisce. Ai fianchi rimangono attaccate esili dita che fanno da zampe. Tutto il resto è pancia. ma da questa Aracne riemette del filo e torna a rifare –ragno- le tele come una volta. ( da Ovidio, Metamorfosi, Trad. di P. Bernardini Marzolla)
3) Ispirati al mito di Aracne (vd. traccia 2), inventa un racconto immaginando di essere tu a sfidare la dea nella cosa in cui sei più bravo o più brava. Descrivi dettagliatamente tale attività o interesse, immagina l’incontro con la dea, la gara, il suo esito e le sue conseguenze per il resto della tua vita...