Le Cartiere di Pale

Alto frastuono d’opificij assorda,

mentre feconda d’invisibil oro

volgesi al salto la corrente viva (…)

(…) Un tumulto di rote, al senno umano

obbedienti, con diversi uffici,

foggia la carta che sonante e bianca

da me l’innamorato inno riceve.

I suggestivi versi della poetessa Maria Alinda Bonacci Brunamonti, alla fine del 1800, ci introducono nella realtà caratteristica delle cartiere di Pale. Esse sono un elemento imprescindibile dal territorio e per secoli hanno regalato a Foligno il loro fine e pregiato prodotto. La carta di Pale, “sonante e bianca”, era considerata un ottimo manufatto e non è un caso che Foligno sia stata sede di una importante attività tipografica già negli anni immediatamente successivi alla nascita della stampa.

La zona al disotto dell'abitato di Pale è caratterizzata dal villaggio di Belfiore.



Il centro di Belfiore e quello di Pale sono collegati mediante un salto di circa 150 metri, dal quale, il Menotre, lambendo il Sasso di Pale, precipita, dando origine ad una serie di cascate. Nella zona era fiorente l’attività cartaria tanto che Giovanni Numeister, chierico di Magonza, nel 1470 aprì in Foligno una tipografia,spinto dalla facilità di potersi rifornire di carta eccellente ed a basso costo. La produzione della carta continuò abbondantemente nei secoli successivi e tra le famiglie nobili che possiedono gli opifici si ricordano gli Jacobilli, gli Elisei, gli Unti, i Gregori, i Pierantoni, i Petesse, gli Innamorati, gli Alessandri, gli Orfini fino al 1810, i Gentili, i Roncalli nella seconda metà del Seicento. Tra i proprietari cartai non appartenenti al ceto nobiliare, una menzione spetta ai Sordini che esercitarono l’attività fino agli anni ’90 del secolo scorso.

Oggi non vi sono più aziende attive ma le ciminiere ancora presenti e i ruderi rimangono a testimonianza di una secolare manifattura della carta nella valle del Menotre.