leggende

Nel percorso alla scoperta del nostro Parco non potevamo tralasciare l'aspetto più legato alle tradizioni popolari e alle risposte, frutto dell' immaginazione umana, che gli abitanti delle nostre montagne hanno dato agli aspetti geografici e storici presenti nella realtà. Ecco, che da qui, è nata l'idea della nostra attività: abbiamo ricercato, letto e conosciuto alcune leggende del nostro Appennino e le abbiamo trasformate in filastrocche.

Il monte Cusna: la leggenda

Un' antica leggenda narra che...... Quando ancora vivevano i giganti, uno di essi era solito in primavera partire dalle piane della Toscana e salire, seguito dal gregge scampanellante, sull'ampio altopiano erboso che era in confine con l'Emilia. Lì egli trovava ogni anno tanti uomini, pastori come lui, felicissimi di avere per compagno un essere così forte e buono. Egli aiutava con piacere quei piccoli amici. Un anno, quando fu tempo di salire al pascolo, il gigante sentì un affanno insolito al petto, le gambe pesanti che a fatica si muovevano, e capì che era giunta la fine della lunga e pacifica vita. Salì fino all'altipiano, e là si stese col respiro rotto e gli occhi spenti. I piccoli amici gli furono subito attorno. Il gigante disse che come ultimo regalo avrebbe lasciato il suo gran corpo a difesa della Val D'Asta, così che anche le sue care pecore vi potessero meglio pascolare, riparate dalle frequenti tempeste. Tutti si commossero di quella infinita bontà, e il Gigante trapassò versando lacrime di rimpianto, che scorsero dalle gote, poi, sul terreno, e ancora formarono l'acqua del torrente Secchiello, che appunto nasce dal suo occhio. L'uomo morto è sempre lassù....


filastrocche


Un tempo sulle nostre montagne, un gigante abitava

dalla Toscana sull'altopiano arrivava.

Sul pianoro molti amici pastori aveva

e con loro tutto condivideva.

Un anno, prima di salire sull'altopiano,

un dolore al petto gli arrivò piano piano.

Arrivato a fatica fin lassù,

capì che la morte si avvicinava sempre più.

Intorno a lui c'erano le persone amiche

e a loro donò il corpo a difesa delle tempeste nemiche.

Nell'ultimo respiro, all'altopiano, una lacrima lasciò

e il fiume Secchiello formò.

Ancora oggi, il monte, il gigante ricorda

e noi lo scaliamo in certi punti con la corda.

(Matteo, Emma F., Flavio, Linda, Mirko, Tristano, Leonardo)


Al tempo dei giganti, tanto tempo fa,

un gigante solitario andava per di là.

Ai confini con l’Emilia, seguito dal gregge andava

e i monti della Toscana pian piano abbandonava.

Fin quassù trovava

semplici pastori che aiutava,

era così buono e forte

che non pensava mai alla morte.

Un anno, mentre saliva,

male al petto sentiva

e alle gambe dolori pativa.

Capì che era giunto il momento

della fine di tanto tormento.

Raggiunse poi a fatica

i paesi dove viveva la gente amica.

Steso a terra, mai più si svegliò,

ma da un occhio una lacrima sgorgò

e un torrente intorno creò.

Qui regna ancora il torrente Secchiello

dalla gente amato e bello.

(Giada, Nizar, Luiz, Francesco)

Il Conte di Culagna : la leggenda

Dove oggi sorge la chiesa di Collagna, anticamente c'era il castello del conte di Culagna. Egli aveva due figliuole: una di esse si chiamava Nera, l'altra Bona. Alla prima diede in dote il versante del Ventasso che prese il nome di Vallisnera, all'altra il versante che prese il nome di Valbona. Anche il Tassoni nel descriverlo ne "La secchia rapita" lo presenta come uomo di pochi scrupoli. Dice che una volta, volendo avvelenare la propria moglie, si mettesse d'accordo con lo speziale. Questi, però, invece del veleno gli diede un forte purgante. Era d'uso a quei tempi che il capo di casa mettesse il pepe nella minestra di tutti i commensali. L'astuto conte, giunto davanti all'amata consorte, le mise nel piatto della minestra il "veleno" che aveva avuto dallo speziale. La moglie, che era stata avvertita delle intenzioni del marito, mentre questi si lavava le mani, gli cambiò il piatto. Non appena il conte ebbe finito di mangiare, cominciò a sentire dei forti dolori al ventre e, preoccupato, chiese alla moglie come si sentisse. Glielo chiese più volte e più volte, ed ella rispose: "Io sto bene". Allora il conte cominciò ad avere la certezza di essersi sbagliato ed di aver trangugiato il veleno destinato alla moglie. Fuor di sé dallo spavento, mentre i dolori al ventre aumentavano, uscì sulla strada gridando: "Aiuto, sono avvelenato, sto morendo!!!…". Il popolo e i soldati lo circondarono credendolo impazzito, ma non appena ebbero sentore della verità, lo abbandonarono in mezzo alla strada.

Filastrocche

A Culagna , un tempo, il conte esisteva

e pochi scrupoli lui aveva.

La moglie voleva avvelenare

e chiese al droghiere come fare;

Il droghiere non gli diede il veleno,

ma un forte purgante che dolori dava in un baleno.

Giunta la cena per avvelenarla

qualcuno si preoccupò di avvertirla...

Mentre il conte le mani si lavò

la moglie il piatto scambiò.

Il conte forti dolori cominciò ad avvertire

e uscì fuori dicendo che stava per morire!

Il popolo, quando seppe la vera storia

lo abbandonò al suo destino senza gloria.

Le sue due figliole Nera e Bona

diedero origine a Vallisnera e Valbona.

( Alessio, Elisa, Emma G., Alex, Viola, Giulia,Elia)

Il conte di Culagna al droghiere chiese aiuto,

ma non ebbe un gran fiuto;

la moglie decise di avvelenare,

ma il veleno, il droghiere non gli volle dare,

in cambio gli donò un forte purgante

che dava dolori all’ istante!

La moglie avvertita al momento giusto

cambiò il piatto al marito ingiusto.

Con forte dolori, il consorte

ebbe paura della sua sorte.

Il popolo saputa la verità

lo abbandonò senza pietà.

Prima di questo fatto

con le figlie fece un patto:

le figliole Nera e Bona

fondarono Vallisnera e Valbona.

Del conte non se ne seppe più

e la leggenda rimase quassù

(Letizia, Elia, Denald, Lucia)

I tre briganti: la leggenda

Intorno all'anno 1000, tre fratelli: Pilo, Ligo e Silo, si ribellarono al loro padrone che esigeva forti gabelle, lo uccisero e, per nascondersi, si rifugiarono sulle nostre montagne. A loro si unirono altri giovani, formando così una banda che rubava e saccheggiava. Raccolto parecchio bottino e stanchi di quella vita, i tre fratelli decisero di fondare tre nuovi paesi dove stabilirsi definitivamente. Pilo si fermò su un poggio soleggiato e diede origine a Piolo; Ligo passò il fiume e quasi di fronte a Piolo fondò Ligonchio; Silo valicò Pradarena e vicino alle sorgenti del Serchio costruì la prima casa di Sillano (LU).

Filastrocca

Pilo ,Ligo e Silo, tre fratelli,

contro il loro padrone furono ribelli,

il non ricevere aiuti,

portò i tre fratelli all'uccisione

del padrone troppo imbroglione.

Si rifugiarono sulle montagne

dove ancora oggi crescono le castagne;

per sfuggire alla legge divennero briganti

e la loro banda raccoglieva bottini giganti.

Ormai ricchi e stanchi di queste abitudini,

diedero vita a tre paesi nelle nostre altitudini.

Pilo , su un'altura tondeggiante,

diede origine a Piolo , paese rilassante.

Ligo, il fiume oltrepassò

e Ligonchio sul versante soleggiato fondò.

Silo, superò Pradarena,

e originò Sillano su una radura serena.

(Ester, Mattia, Sofia, Yassin)

Maria Maddalena: la leggenda

Si narra che Maria Maddalena si recasse al Ventasso a fare penitenza. Qui recitava le sue preghiere vicino ad una roccia situata sul sentiero che porta all'attuale rifugio. Mentre pregava si chinava verso il suolo sotto di essa. La forma della roccia ricorda infatti, nella sua parte concava inferiore, il profilo di una schiena e nella parte superiore si nota un affossamento simile ad un acquasantiera. In essa il passante deposita l'acqua che viene considerata benedetta. Nei tempi antichi gli abitanti di Busana, Collagna e Ramiseto si recavano a piedi nudi in questo luogo per farsi il segno della croce con quest'acqua. Si dice che sia utile, per chi ha dolori di schiena posizionarsi sotto la roccia in modo da far combaciare la schiena con l'impronta lasciata dalla Santa.

Maria Maddalena si recava al Ventasso,

per fare penitenza vicino a un masso.

Pregava chinata sotto esso

e oggi, la roccia ricorda, della schiena, il profilo stesso.

Una piccola conca, come un’acquasantiera,

raccoglieva l’acqua benedetta prima della preghiera.

Gli abitanti di Busana, Ramiseto e Collagna

si recavano a fare il segno della croce sulla montagna.

Per far passare il mal di schiena,

si racconta che si fa combaciare la schiena

con l’impronta lasciata da Maria Maddalena.

(Nicola, Chiara , Eleonora, Amejla)