Recensione del libro “Tracce dal silenzio”
Titolo: Tracce dal silenzio Le visioni di Nina | 1
Autrice: Lorenza Ghinelli
Casa Editrice: Marsilio
Anno di pubblicazione: 2019 Numero di pagine: 263
Lorenza Ghinelli nasce a Cesena nel 1981, tuttora vive a Rimini. Prima di cominciare a scrivere libri si occupa di teatro, danza, fotografia e pittura. È diplomata in grafica pubblicitaria, fotografia, web design e montaggio digitale. Laureata in Scienze della Formazione, è autrice di vari racconti, opere teatrali e cortometraggi. Nel 2010, ha pubblicato J.A.S.T. (Marsilio) e nel 2011 Il Divoratore.
Il libro racconta le origini dell’autrice. Questo è il primo romanzo che leggo di questa scrittrice ma sono sicura che leggerò anche Bunny Boy perché non vedo l’ora di sapere come continua la storia. Questo romanzo appartiene al genere letterario thriller/mystery; non avevo mai provato a leggere un libro simile ma mi è piaciuto molto.
Faccio un breve riassunto.
Nina ha 11 anni ed è sorda, lo è diventata dopo un incidente stradale, per questo i genitori si trasferiscono in una nuova casa, con uno splendido parco a pochi passi da lì. Ha un fratello, Alfredo e la mamma Sara e il papà Marco.
Una sera, come sempre Nina spegne l’impianto cocleare e poi si addormenta, una musica però la sveglia, una musica che non potrebbe sentire. Esce dalla stanza e la segue. Nello stesso momento in cui la musica si spegne, un ragazzo viene ucciso, la bambina sentirà altre volte questa melodia. I genitori si svegliano e corrono da lei, che ovviamente non li sente, vanno a prenderle l’audio processore e, dopo una breve discussione, allarmati ma un po’ più tranquilli tornano a dormire. Poco tempo dopo incontrano la vicina Rebecca, che aiuterà la piccola Nina a fare le torte e a cucinare. Rebecca era un’anziana signora che aveva avuto un passato turbolento, la sorella, Maria Sole, era rimasta uccisa nella Seconda Guerra mondiale e lei da lì non si era più ripresa. Grazie alla piccola bambina troverà una tranquillità che non aveva mai provato fino ad allora.
Il fratello Alfredo, 16 anni, frequenta il liceo ed è in classe con Rasha e Nur, due ragazze diciannovenni che non sono molto brave. Un giorno, bisognava consegnare un tema, il ragazzo prese un bel voto mentre le sue compagne in particolare Rasha. Alfredo viene incaricato dalla professoressa di aiutare le due ragazze per migliorare i voti. Così scappa di casa per andare da loro, rimane lì per tutta la notte. Quando torna a casa e passa per il parco vede un uomo vecchio e barbuto che entra con una chiave nella casa dell’anziana signora, subito dopo torna a casa ed entra dalla finestra, sembra un’illusione e lì si addormenta.
Un paio di giorni dopo, i due fratelli vanno a casa di Rebecca, per scoprire di più sulla questione e, quando Alfredo va in cantina, trova lo stesso anziano che aveva visto dal parco, lui si accorge subito che non è Rebecca e sferra un attacco con un coltello, lo stesso che aveva ferito un ragazzo giorni prima, colpendo il fratello di Nina alla caviglia. Lui corre, corre fuori dalla casa, portando con sé la sorella e le due amiche che lo aspettavano fuori. Corsero tutti fino a che non giunsero ad un luna park dove la bambina volle andare sui tappeti elastici, ad un certo punto sentì delle monetine, gli amici guardarono intorno e le trovarono, proprio lì, sotto il telo della giostra.
I fatti sono narrati in presenza di flashback, la vicenda è stata di facile comprensione e si tratta di una storia molto interessante perché tratta degli argomenti con una grande familiarità e semplicità. I fatti narrati non mi ricordano nessuna mia esperienza. Il narratore è esterno e narra in 3° persona: la scelta dell’autrice mi piace perché mi fa rendere presente e mi fa sentire come se potessi sapere ogni cosa.
La scrittrice inserisce molte riflessioni e descrizioni, ne ricordo una in particolare:
«Lo spaventava, l’armadio: ci si potevano nascondere cose. E persone. Ma aveva quasi sedici anni e sapeva che un vecchio che zoppica su un pavimento di legno lo avrebbe sentito. Respirò a fondo ed entrò. Tutto sapeva di canfora. Nessuna fotografia sul comodino, nessun libro, nessun quadro alle pareti. Gli venne in mente Casa Desiati, e se c’era una cosa che gli era sembrato di aver capito era che chi sopravvive a qualcosa di orrendo ha bisogno di bianco.» Mi sono piaciute molto perché erano scritte in modo semplice e di facile comprensione.
Ora presento alcuni personaggi:
Nina è una bambina di 11 anni che è diventata sorda dopo un incidete, ha l’impianto cocleare che le permette di sentire. È molto sola, a scuola non ha mai saltato di frequentare un singolo giorno. È molto curiosa, adora cucinare le torte.
Rebecca è un’anziana signora che abita vicino alla famiglia di Nina, è vissuta durante la II Guerra Mondiale, dove ha perso Maria Sole, la sorella. È una persona che nasconde i propri sentimenti e è molto introversa, grazie alla bambina riuscirà ad aprirsi. I personaggi suscitano tenerezza e simpatia. Penso di avere qualcosa in comune con Nina perché sono anche io molto curiosa e adoro cucinare. Evelin, una mia amica, è molto introversa ma piano piano si sta aprendo.
La vicenda narrata si svolge ai nostri tempi, lo capisco dagli oggetti che vengono nominati: tablet, telefono, computer… Il libro non mi ha aiutato a capire meglio l’epoca perché io vivo in questo periodo e quindi lo “sperimento” ogni giorno. Sicuramente gli ambienti importati sono la casa di Rebecca, e la casa della protagonista, la prima è una costruzione vecchia, con tanta umidità e muffa mentre la seconda una costruzione grande e nuova. Sono riuscita ad immaginare tutti gli ambienti perché erano descritti bene e molto semplicemente. Le persone presenti in questo romanzo appartengono al ceto medio ed abitano in un paese; la ricchezza ha permesso alla famiglia di Nina di cambiare casa e quindi di scoprire il mistero.
Le parole che usa la scrittrice sono di facile comprensione ed appartengono ad un linguaggio semplice ma anche raffinato e colto; faccio un esempio: «Il professore ci spiegò che il termine mutaforme ha un sinonimo, proteiforme che deriva da Proteo, il dio marino dell’Odissea.»
Il libro ha periodi molto lunghi e sono presenti molto dialoghi, i fatti vengono narrati con un ritmo incalzante. Lo stile dell’autrice è moderno, semplice, vivace e spiritoso; faccio un esempio: “Da piccola adoravo saltare sulla pancia del mio papà, a lui non piaceva ma io lo facevo lo stesso!”
I temi scelti dalla scrittrice sono il mistero, l’avventura, il coraggio e l’amicizia; nel libro è espressa l’idea dell’autrice cioè quella che riguarda la famiglia: tutti hanno aiutato la ragazzina nel risolvere il mistero. Da questo libro ho imparato che se si comincia una cosa non bisogna lasciar perdere anzi bisogna portarla fino alla fine. Chi leggerà questo romanzo diventerà una persona migliore per il motivo soprastante.
Il libro mi è piaciuto molto perché la protagonista è una bambina di 11 anni, ho trovato pochi libri che avessero questa caratteristica. Per leggerlo ho impiegato circa un mese e ho immaginato gli ambienti e i personaggi quando lo leggevo. Questo romanzo mi ha suscitato un nuovo interesse verso i libri gialli o thriller; io consiglierei questa lettura alle persone che hanno voglia di un thriller spaventoso, ma non troppo.
B.L. - 3A SSPG Minerbe