A una manciata di chilometri da Trieste c'è un confine col filo spinato, fra due paesi vicini dentro la stessa Europa. Lo costruirono esattamente cinque anni fa, a cavallo fra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, lungo il fiume Dragogna che per secoli aveva solcato l’Istria per sfociare nel vallone di Pirano senza essere mai una frontiera vera e propria tra sloveni e croati fino alla fine del giugno 1991.
I luoghi di emigrazione delle persone partono principalmente o dalla Grecia o dalla Turchia. Una delle principali vie di accesso all’Unione Europea è la cosiddetta “rotta balcanica”, un percorso attraversato da tempo da numerosi flussi migratori, che dal 2015 è teatro di costanti violazioni dei diritti umani: morti e violenze a danno delle persone in movimento sono diventate sempre più comuni, sono stati eretti muri e collocati fili spinati, il diritto d’asilo viene costantemente negato e pratiche di respingimenti illegali hanno preso piede in maniera sempre più preponderante.
I bambini, ragazzi e adulti soffrono del freddo e stanno ad aspettare in file per ore sotto tempeste di neve o di pioggia