BIOGRAFIA
Povera, combattiva, di sinistra, la giovane ragusana Maria Occhipinti (1921-1996), figlia di un muratore e di una cucitrice, fu costretta a lasciare la scuola a dispetto dell'amore per i libri. La sua vita fu contraddistinta da sofferenze e riscatto: dall’infanzia difficile alla guerra, da una gravidanza di stenti alla morte della bimba appena nata, dalla ripresa degli studi all'approdo al comunismo, alle grandi speranze all'arrivo degli americani, alle lotte contro il carovita. Sulla provinciale di Ragusa il 4 gennaio 1945 avanzava un camion carico di ragazzi catturati nel popolare quartiere "Russia"; e tra la piccola folla di donne disperate c'era lei, incinta di cinque mesi, che quattro anni prima aveva visto partire il marito e ora, decisa a non sopportare più che lo stato si impadronisca dei giovani, si stende davanti alle ruote, dando il via alla fuga dei rastrellati. Identificata come leader, Maria è portata al confino a Ustica, dove partorisce la sua seconda bambina e rischia di perderla per mancanza di cure, poi al carcere di Palermo. Quando esce per amnistia, il 7 dicembre 1946, scopre che il marito l'ha abbandonata, peregrina per molte città, in Svizzera incontra un mondo diverso, Maria, antifascista che disobbedisce agli ordini dell'antifascismo, comunista dal cuore anarchico, rivendica per sé il diritto di parola e di giudizio disconoscendo a politici e specialisti il monopolio dell'interpretazione. Ancora oggi, nei convegni sulla Resistenza spesso ci si dimentica di parlare.
Legge lo studente Gabriele Oddo