BIOGRAFIA
Nata a San Possidonio (Modena) nel 1919. Vivente. Impiegata, dopo l'8 settembre 1943 si dedicò alla lotta partigiana. Svolse in un primo tempo la missione di staffetta; fu poi una delle organizzatrici dei Gruppi di Difesa della Donna (G.D.D.) incaricati di rifornire le formazioni partigiane di viveri. Dopo la fucilazione del marito non esitò ad impugnare le armi entrando nelle formazioni gappiste. Appartenente alla Brigata «Remo» come ispettrice e on la qualifica gerarchica di capitano, fu ferita in combattimento di San Posidonio e subì l'amputazione della gamba sinistra. Dopo la Liberazione, organizzò il movimento democratico femminile (U.D.I.) a Concordia. Fu eletta deputato al Parlamento per la I, II e III legislatura della Repubblica. Le fu concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare «vivente», con la seguente motivazione: «Giovane sposa, fin dai primi giorni dedicava tutta se stessa alla causa della liberazione d 'Italia, rifugiando militari sbandati e ricercati e aiutandoli nel sottrarsi al servizio con i Tedeschi. Staffetta instancabile e audacissima, trasportava armi, diffondeva opuscoli di propaganda, comunicava ordini, sempre incurante del grave pericolo cuz si esponeva. Arrestata con il marito, resisteva alle più atroci torture senza dire una parola sui suoi compagni di lotta. Tre volte condotta davanti al plotone di esecuzione assieme al suo consorte, continuava a tacere. Inopinatamente rilasciata, rifiutava di nascondersi in montagna per essere più vicina al marito tuttora detenuto. Fucilato questo, arrestatole un fratello, raggiunse una formazione partigiana con la quale affrontava rischi e disagi inenarrabili e non esitava a impugnare le armi dando frequenti e luminose prove di virile coraggio. Sorpresa la sua formazione dalle brigate nere, gravemente ferita a una gamba nella disperata eroica resistenza, non permetteva ai suoi compagni di soccorrerla, da sola riusciva a frenare la copiosa emorragia e, traendo coraggi dal pensiero dei propri figli, si sottraeva alle ricerche nemiche. Nell’ospedale di Carpi, individuata dalla polizia fascista subisce, sebbene già in gravissime condizioni, estenuanti interrogativi, ma tace incrollabile nella decisione eroica. Amputatale la gamba,l’insurrezione la sottrae alla vendetta del nemico fuggente. Fulgido esempio di sacrificio e di eroismo».
Modenese, 8 settembre 1943/aprile 1945
Legge lo studente Antonino Vitrano