Nel linguaggio quotidiano l’aggettivo «classico» indica qualcosa che mantiene intatto il suo valore nel tempo, al di là delle mode e dei cambiamenti passeggeri: in questo senso si parla di un “vestito classico” oppure di un “classico del cinema o della letteratura”, un’opera cioè che si guarderà o si leggerà anche dopo moltissimi anni. Il significato in ambito scolastico non è molto diverso: il liceo classico è quella scuola che offre una formazione che mantiene intatto il suo valore nel tempo, oltre le mode e i cambiamenti passeggeri che investono la società.
La parola «moderno» deriva dall’avverbio latino «modo», che significa «ora», «il momento attuale». Però, se ci rifletti bene, ciò che ora è moderno tra cinque o dieci anni potrebbe essere superato dai cambiamenti che la società ha prodotto. Alcune scuole, che inseguono di continuo i cambiamenti della società per essere “moderne”, rischiano in realtà di essere in perenne ritardo: è come un inseguimento che non avrà mai fine. Il liceo classico, invece, non è costretto a cambiare continuamente pelle, perché la formazione che offre mantiene la sua validità e utilità nel corso del tempo. In questo senso si può dire che il liceo classico è “la più moderna delle scuole”.
Prova a vedere se riconosci in te stesso alcune delle caratteristiche qui indicate: «Ho interessi in diversi campi; mi piace leggere e informarmi su vari argomenti; me la cavo discretamente con l’italiano e le lingue e mi piace anche scrivere; navigo su internet, ma non mi dispiace prendere in mano un libro; le mie letture non si limitano ai libri scolastici; ho letto qualche romanzo e intendo leggerne anche in futuro; la storia mi incuriosisce e a volte mi appassiona; quando vengo interrogato riesco a esporre bene gli argomenti, anche in materie come scienze; penso che quello che ho studiato sia importante, anche se non riesco ad applicarlo subito nella vita di tutti i giorni; non mi accontento di sapere una cosa, ma voglio capirne il perché».
- Un diplomato del liceo classico ha maggiori possibilità di laurearsi di un diplomato di un qualsiasi altro indirizzo scolastico. Il tasso di laurea degli studenti del liceo classico è infatti del 52,8%, contro il 41,1% del liceo scientifico e l’11,3% degli istituti tecnici
(XX Indagine Alma Laurea 2018 - profilo laureati 2017)
- il 55% dei diplomati del liceo classico se tornasse indietro si iscriverebbe nuovamente allo stesso indirizzo. È la percentuale più alta in assoluto fra tutti gli indirizzi scolastici. (Indagine Alma Diploma 2017 -profilo diplomati 2016)
- il 70% dei diplomati del liceo classico dichiara di avere un alto grado di soddisfazione per l’indirizzo scolastico frequentato. È la percentuale più alta in assoluto fra tutti gli indirizzi scolastici. (Indagine Alma Diploma 2017 -profilo diplomati 2016)
Il liceo classico è un indirizzo di studi impegnativo, ma se ci si iscrive a una scuola superiore cercando il “disimpegno” si parte col piede sbagliato. Tuttavia, non è certo così impegnativo da impedire di praticare sport e altre attività extrascolastiche, svago e divertimento inclusi. L’importante è sapersi organizzare, un’arte che, una volta appresa, sarà utilissima anche nella vita futura, sia universitaria sia lavorativa.
Si, perché:
lo studio delle discipline scientifiche è potenziato presso il Liceo “Marco Galdi” con ore di lezioni aggiuntive e corsi di approfondimento opzionali, in modo che al termine del quinquennio gli alunni possano scegliere, senza preclusione alcuna, il proprio futuro professionale e possano affrontare qualsivoglia sfida universitaria con armi vincenti. Infatti, all'atto dell'iscrizione, si può scegliere il potenziamento matematico che arricchisce il curricolo di base con 1 ora di matematica aggiuntiva nel primo biennio, 1 ora aggiuntiva nel secondo biennio e al quinto anno; oppure il potenziamento scientifico che aggiunge 1 ora di logica al primo biennio e 1 ora di scienze negli ulteriore tre anni.
può sembrare paradossale, ma spesso a difendere lo studio dei classici e delle cosiddette “lingue morte” sono matematici molto noti. Come Giorgio Israel, docente di Storia della matematica all’Università La Sapienza di Roma, che afferma: «L’abbandono della cultura classica sarebbe un errore clamoroso. E lo sarebbe in particolare per noi scienziati. Soprattutto oggi. L’innovazione, infatti, non si fonda su una capacità tecnica “settoriale”, ma sulla cosiddetta “scienza di base”. Le scoperte tecnologiche nascono cioè da idee teoriche e spesso filosofiche. Dello stesso parere anche un altro matematico e fisico, Marco Bersanelli, direttore della Scuola di dottorato in Astrofisica e Fisica applicata dell’Università di Milano: «Nei miei corsi ho una piccola percentuale di diplomati nei licei classici. All’inizio sono decisamente svantaggiati perché non conoscono derivate, integrali e calcolo vettoriale. Ma poi, dopo un paio di mesi prendono il sopravvento anche sui compagni provenienti dallo scientifico. Io me lo spiego così: gli studi classici hanno dato loro un metodo e soprattutto la capacità critica necessaria per capire che cosa hanno acquisito e che cosa ancora manca loro. Un requisito fondamentale per riuscire bene in studi complessi». Torna cioè il concetto, spesso sbandierato dai fautori degli studi umanistici, di una superiore “apertura mentale” che solo un liceo classico (o almeno uno scientifico con una robusta dose di latino) può dare. [Fonte Focus.it]