Contratti pubblici: nessun reale recupero del potere d’acquisto

Cgil del Trentino, Flc Cgil e Fp Cgil: il presidente Fugatti agita uno specchietto per le allodole, ma di fatto si rimangia gli impegni assunti davanti al consiglio provinciale. Così si sancisce solo l'impoverimento e la perdita di attrattività del lavoro pubblico. 


Dichiarazioni dei segretari generali di Cgil del Trentino, Flc Cgil del Trentino e Fp Cgil del Trentino a margine dell'incontro convocato dall'amministrazione nella serata di ieri 24 giugno per la firma di un protocollo d'intesa politico sul rinnovo dei contratti pubblici per il triennio 2025-2027.

“Non intendiamo avallare quella che a nostro avviso è una presa in giro per le lavoratrici e i lavoratori del sistema pubblico trentino. Il presidente Fugatti ancora una volta non mantiene la parola data e si rimangia la promessa che ora a ragion veduta possiamo schedare come "la classica promessa elettorale", di operare per il recupero del reale potere d'acquisto delle buste paga dei lavoratori pubblici trentini. L'anticipo, sulla carta positivo, con il quale la Giunta provinciale ha voluto aprire il dossier del rinnovo del contratto 2025-2027 rischia di essere uno specchietto per le allodole che nasconda un’altra verità, vale a dire che le risorse per il triennio 2022-2024 sono del tutto insufficienti al recupero dell’inflazione che nel periodo ha falcidiato salari e pensioni e ridotto ulteriormente il potere d’acquisto delle retribuzioni dei dipendenti pubblici trentini. L’esatto opposto dell’impegno assunto in Consiglio provinciale un anno fa dal presidente Fugatti.

La Cgil nel suo complesso rivendica l’impegno, le proposte e il contributo apportato nel confronto di merito realizzato tra venerdì e lunedì su un testo che prevede, con l'assestamento di bilancio di luglio, risorse per il rinnovo 25-27, l'introduzione di un fondo per le progressioni di carriera, una ulteriore quota dell'1% a carico del datore per la previdenza integrativa ed impegni su smart working e coworking, trattenimento in servizio e ricambio generazionale, revisione dei fondi per la produttività. Sul triennio precedente però i conti non quadrano: lo stanziamento strutturale di un 1% aggiuntivo rispetto al 6,83% e di un'altra misura una tantum, estemporanea che non inciderà sulla retribuzione fondamentale, sono del tutto insufficienti.

Di fatto la Giunta si assume la responsabilità di tagliare la capacità di spesa dei dipendenti pubblici, con un rinnovo contrattuale che si ferma al di sotto dell’8% a fronte del 16% circa dell'inflazione calcolata in base all’indice Ipca depurata dai prezzi dei beni energetici importati. Va peraltro precisato che gli ulteriori 117 milioni di euro annunciati da Piazza Dante per l'assestamento non sono altro che gli arretrati già previsti a copertura degli aumenti gia fissati e pari al 2,72% per il 2022 e al 3,74% il 2023 a fronte rispettivamente di un indice IPCA del 6,6% e del 6,9% certificati dall’Istat.

Parlare di emergenza salariale e, il giorno seguente, nelle vesti di datore di lavoro smentire quanto dichiarato contribuendo a impoverire le famiglie anziché sostenerle è sbagliato. Occorre aprire un tavolo serio di confronto per mettere realmente in sicurezza un settore in forte crisi, con i bandi dei concorsi deserti, la fuga dalla Sanità e dalle Case di Riposo, le difficoltà di copertura delle cattedre vacanti nel comparto scuola, la precarietà dilagante e il potere d'acquisto dei salari in caduta libera.

Trento, 25 giugno 2024