Ripensare il mondo della scuola per superare la crisi

Data pubblicazione: May 20, 2020 3:37:15 PM

Troppo poco in queste settimane di emergenza si è parlato di scuola, di studenti e insegnanti, di educatori e comunità scolastica tutta. Il dibattito è ruotato esclusivamente su riaprire o non riaprire le aule. Nessun progetto. Nessuna idea. Un’assenza di visione confermata anche ieri in Consiglio provinciale: assessore e giunta navigano ancora a vista.

Nessuna classe dovrebbe iniziare a settembre il suo percorso senza il suo insegnante e il suo assistente educatore, per assicurare il recupero del tempo perduto. Nessuna scuola deve essere priva del suo dirigente, del suo responsabile amministrativo, dei suoi assistenti tecnici e amministrativi e dei suoi collaboratori scolastici. La modulazione del rientro dovrà seguire un protocollo di sicurezza molto preciso perché questo costituisce la garanzia di tutti i passi successivi. Sicurezza per gli studenti e per i lavoratori che molto spesso hanno un’età che richiede comunque una sorveglianza sanitaria.

Non si può dimenticare, inoltre, come la chiusura delle scuole abbia sollecitato dirigenti e docenti a garantire comunque una proposta educativa di qualità, anche e soprattutto per gli studenti più fragili. Malgrado questa attenzione e questo impegno, non si è riusciti ovunque a intercettare i bisogni di tutti gli studenti e a evitare che le diversità, dovute a BES o alla condizione di straniero, si trasformassero in disuguaglianze. Questo aspetto critico deve assolutamente essere considerato nella progettazione e nella definizione delle azioni future, ma anche del presente.

Dobbiamo prendere atto del fatto che per gli studenti con BES inclusione significa anche partecipazione e relazione con insegnanti e compagni: dunque è assolutamente necessario, con tutte le cautele del caso, riattivare il prima possibile gli interventi in presenza. E' fondamentale ora più che mai allontanarsi da azioni dettate dall’imperativo del risparmio per salvare la scuola dallo spettro della disuguaglianza.

La FLC ha chiesto alla Provincia un tavolo permanente di confronto, in previsione del ritorno a scuola a settembre, che abbia come obiettivo il ripristino più completo possibile della didattica in presenza, soprattutto per i più piccoli, affiancando gli strumenti della didattica a distanza, con l’indispensabile premessa del rispetto della sicurezza individuale e collettiva, coerente con le indicazioni delle autorità sanitarie. Prima condizione è quella di saturare gli organici. Occorre dire basta ai vuoti di organico, sia nelle classi, sia nelle segreterie sia nei laboratori: ora serve un investimento importante e decisivo. Pensiamo solo alle necessità legate alla sanificazione continua degli spazi.

Il rientro dovrà essere calibrato in relazione ai tempi, che richiedono un’adeguata pianificazione, agli spazi necessari per effettuare la sanificazione degli ambienti e il distanziamento, con una priorità assoluta per le bambine e bambini della scuola dell’infanzia e della primaria che più hanno bisogno della didattica in presenza e che più hanno sofferto a causa di questo periodo difficilissimo.

Un ruolo centrale dovrà essere attribuito alla cooperazione con gli enti locali. È fondamentale che l’assessore all’istruzione Bisesti si confronti con le forze sociali e con tutte le autorità che sono coinvolte nella ripresa. Il silenzio di questi mesi e l’assenza di proposte non fa bene alla scuola.

Dobbiamo porci il problema di una edilizia che sia davvero pensata e riorganizzata per la sicurezza e per i bisogni di apprendimento degli studenti. Punti fermi: le classi devono essere costituite con meno studenti, in relazione ai diversi parametri che caratterizzano le nostre scuole e non è possibile immaginare che si possa ripartire senza prevedere risorse aggiuntive. Serve obbligatoriamente e con urgenza un piano pluriennale da definire già da oggi nelle prossime leggi di bilancio.

Progettare il prossimo futuro, da subito, non ci solleva dal vedere e riconoscere quanto è stato fatto durante questa emergenza.

In questi mesi la scuola ha fatto un lavoro straordinario, pubblicamente riconosciuto anche dai referenti istituzionali. Dovendo letteralmente inventarsi la didattica a distanza, per altro con scarse indicazioni da parte dell’amministrazione, gli insegnanti hanno attinto esclusivamente alla loro professionalità e al loro senso del dovere. Si è data prova indubbiamente di flessibilità e di capacità individuale: ora serve riconoscere le attività che sono state svolte con gli strumenti che il contratto già mette a disposizione. Siamo certi che la contrattazione sia il mezzo più efficace per governare la gran parte dei problemi che l’emergenza sta ponendo. Per questo FLC CGIL ha formalizzato due proposte di modifica del CCPL che lo adeguano alla situazione che si è venuta a creare in questi ultimi mesi a causa della pandemia e che riconoscono, giustamente, il lavoro svolto nelle attività funzionali all’insegnamento e di potenziamento formativo. Anche per gli Assistenti Educatori e il personale amministrativo, tecnico, ausiliario ci sarà la necessità di rivedere il passaggio al lavoro a distanza o meglio allo smart working oppure a domicilio/individuale (per gli AE).

Sulla partita del rinnovo contrattuale è indispensabile riconoscere il valore di un lavoro che va a vantaggio della collettività. Devono avere un ruolo e un peso il rinnovo del contratto collettivo di lavoro e la ripresa della contrattazione decentrata nella sua pienezza, così come il riconoscimento dei tanti cambiamenti che sono avvenuti in questi anni nell’organizzazione del lavoro, nelle mansioni, ma anche nel diritto allo sviluppo professionale e alla formazione.

Cinzia Mazzacca