CD 2017

TO LINDSAY: Omaggio a Lindsay Cooper

Music Center 2017

Tra i primi 10 MIGLIORI DISCHI DELL'ANNO Top Jazz 2017

BATTITI Radio Rai 3: Top Five 2017 di Paolo Chang

BATTITI Radio Rai 3: Top Five 2017 di Alessandro Achilli

BATTITI Radio Rai 3: Playlist dei migliori dischi 2017 di Ghighi Di Paola

ALL ABOUT JAZZ: Il meglio del 2017 secondo Vincenzo Roggero

ALL ABOUT JAZZ: Best of 2017 Mixtape vol.1


GRAFICA: PAOLA BERTOZZI http://paolabertozzi.wix.com/grafica

OFFICIAL TEASER

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THE NEW NOISE - Gennaio 2018

https://www.thenewnoise.it/ferdinando-farao-artchipel-orchestra-featuring-chris-cutler-to-lindsay-omaggio-lindsay-cooper/

La metà del cielo è un posto dove si levano riff appuntiti, innodici e obliqui, con un fare solenne e feroce (ma sempre controllato) che ha qualcosa dell’eleganza naturale e necessaria degli animali. La metà del cielo è un posto dove in un minuto si apparecchia fragorosamente una tavola con stoviglie che serbano ruggini di Canterbury e poi si mesce un vino che illanguidisce e stupisce senza intorpidire: un respiro melodico largo, ampio, poi sulla soglia del terzo minuto un tema sbilenco apre altri scenari, mentre Chris Cutler alla batteria danza in equilibrio come sappiamo su una corda tesa mille metri in aria, tra contemporanea e rock. Si chiude con una sarabanda incalzante che cresce di dinamica portando letteralmente via, fisica ed intellettuale al tempo stesso, senza essere inutilmente cervellotica. Un inizio mozzafiato, e sono passati solo cinque minuti, e questa è “Half The Sky”, da Western Culture, l’album d’addio degli Henry Cow (1978), una composizione di Lindsay Cooper e Tim Hodgkinson resa splendidamente dal large ensemble (sul libretto si contano ben 26 nomi!) dell’Artchipel Orchestra, di cui già avevamo avuto modo di apprezzare molto nel recente passato il tributo ai Soft Machine che era uscito in allegato con MusicaJazz nel settembre del 2014.

Focus di questo lavoro sono le composizioni della compianta fagottista e polistrumentista scomparsa nel 2013, che entrò negli Henry Cow a ventidue anni, collaborando, tra gli altri, anche con Hatfield And The North, Lol Coxhill, Derek Bailey, Evan Parker, per poi darsi alle musiche per film o per opera, come nel caso di “England Descending”, che si apre come un incrocio tra “Caravan” di Duke Ellington e il “Bolero” di Ravel, regalando magia, con un ostinato dispari che ammalia per aprirsi in un costrutto tipico di quell’Inghilterra che amiamo, a sud di Londra, con la voce di Naima Faraò in bella evidenza. Otto minuti di instant classic, un pezzo che ha 26 anni sul groppone ma non ha accumulato nemmeno un grammo di polvere e torna a nuova vita in questo arioso arrangiamento, con un incisivo solo al baritono di Massimo Falascone che dialoga creando lingue familiari eppure ignote con il clarinetto basso di Alberto Popolla (anche negli ottimi Roots Magic, una delle poche formazioni italiane sulla prestigiosa Clean Feed di Lisbona), mentre il resto dalla sezione fiati organizza un caos che sa di banda di paese ubriaca davanti al conservatorio di Darmstadt, e il leader, direttore e fautore degli arrangiamenti Ferdinando Faraò (abbiamo recensito da poco il suo disco in duo con Enzo Rocco per Setola di Maiale) conduce con piglio fluido e deciso la nave in porti sicuri ma mai risaputi. La composizione si chiude sull’ostinato di piano con cui si era aperta, contrappuntata da frasi memorabili di fiati e voce, con un che di epico ma nulla di tronfio o retorico. Dal repertorio dei News From Babel (quartetto comprendente la Cooper, Chris Cutler, Zeena Parkins e Dagmar Krause) l’Artchipel riprende “Anno Mirabilis”, non così lontana da certe pagine di Kurt Weill e con Falascone a fare la parte del ragazzaccio impertinente al sax alto e a guastare felicemente il clima raccolto e dolente del pezzo. Molto bello l’arrangiamento per sole voci di “As She Breathes” (da Face On, uno dei tanti lavori cinematografici, televisivi, coreutici e teatrali per cui Lindsay Cooper scrisse le musiche), intima e toccante, con armonie delicate e cantabilissime, seppur non banali. Medulla di Björk, un lavoro fatto per sole voci del 2004, e non siamo su piani molto differenti, anzi. Sempre dal primo dei News From Babel viene invece “Black Gold, retta da un’incalzante melodia doppiata da voce e pianoforte, a cui fanno da contrappunto fiati in modalità banda, poi un efficace solo di Rudi Manzoli apre un altro sipario, una fanfara per guerrieri, con un ostinato sghembo di bassi e ance a disegnare strutture apparentemente pericolanti ma solidissime su cui fiorisce un caos pianistico mentre a turno i fiati spingono in alto il masso come un Sisifo destinato stavolta al successo: leggerezza, di nuovo epica e groove sono le parola d’ordine, grazie a un ottimo equilibrio nelle dinamiche, ad orchestrazioni ariose e non eccessivamente pesanti, e ad un materiale di partenza di qualità eccellente. Dopo sei minuti di gioioso e matematico fracasso, di rigoroso disordine, si torna al tema iniziale, che poi si apre in un splendido bridge sospeso che chiude in gloria. Sette minuti e mezzo di pura gioia. È il violino di Eloisa Manera invece ad accoglierci in “To Lindsay”, buona prova autografa di Ferdinando Faraò che ricalca lo stile della Cooper, con i caratteristici obbligati potenti e imprendibili, le aperture melodiche mai scontate, le invenzioni ritmiche, quel fare tra battagliero e beffardo, una ciclicità che rifugge costantemente dalle secche in 4/4 di certo rock ed ampio spazio per i solisti (ben otto assoli all’interno del pezzo, senza che questo risulti un’inutile e vacua parata). Perché questo era, è, rock in opposition. Chiude il disco una versione di “Half The Sky” remixata da Bob Drake che non aggiunge né toglie nulla alla prima e chiude un disco concepito e suonato con amore (molto belle le foto in bianco e nero della Cooper nella copertina del cd), talento e dedizione, per un progetto che speriamo di poter presto poter finalmente incrociare nella dimensione probabilmente più congeniale, quella del live, e che promette scintille per il 2018 con repertori in allestimento di Michael Mantler, John Greaves, Gustav Holst e del recentemente scomparso Phil Miller (Matching Mole, Hatfield And The North).

(Nazim Comunale)

MUSICA JAZZ n. 800 - Luglio 2017

https://www.musicajazz.it/f-farao-artchipel-orchestra-to-lindsay-omaggio-lindsay-cooper/

Disco del mese - 5 stelle

Quest’album riporta Ferdinando Faraò & Artchipel Orchestra nel magico territorio di Canterbury, la land of grey and pink in cui in fondo ha sempre abitato. Di quel leggendario movimento Lindsay Cooper è stata fiancheggiatrice nei suoi anni giovani, con gli Henry Cow, assorbendone gli umori più creativi, bizzarri e polemici che le sono poi serviti nel prosieguo di carriera come leader e appassionata collaboratrice di tanta musica in opposition.

Densi e ricchi, questi quaranta minuti sono peraltro un furtivo sguardo all’ampio catalogo dell’artista, giusto un saggio che forse un giorno troverà un seguito: con gli Henry Cow acciuffati per la coda di «Western Culture» (il brano è Half The Sky), un bel frammento dall’album forse più intenso e ambizioso («Oh, Moscow»), due perle da un dimenticato lp del 1984, «Sirens & Silences», e un originale di Faraò in frastagliata lingua cooperiana.

Lindsay sapeva essere solenne e aspra, elegiaca e giocosa, e la scaletta segue l’obliquo diagramma di emozioni e affermazioni: con picchi che trovo in As She Breathes, angelica miniatura in cieli wyattiani, e nel caleidoscopico cabaret di Black Gold. Faraò arrangia e dirige, e alla batteria ha il solido riferimento di Chris Cutler, che ha visto sbocciare e fiorire tanta musica di Lindsay Cooper.

(Riccardo Bertoncelli)

L'ISOLA DELLA MUSICA ITALIANA - Agosto 2017

http://www.lisolachenoncera.it/rivista/rubriche/tromba-vocee-tanti-saluti/

Trombe e fiati a gogo, nonché un quartetto vocale tutto al femminile che ricorda i gloriosi Centipede, irrorano il mare magnum offertoci da Ferdinando Faraò nel nuovo, scintillante capitolo della sua Artchipel Orchestra (foto qui sopra), To Lindsay (Music Center), in memoria della fagottista e compositrice Lindsay Cooper, scomparsa anzitempo nel 2013 dopo una carriera esemplare iniziata giovanissima in quell’irripetibile crogiuolo di idee e creatività sparse che era la scena inglese nei primi anni Settanta, fra jazz e rock sperimentali (con Henry Cow, per esempio). Il cd riunisce sei sue composizioni più una di Faraò a lei dedicata. Ed è vivacissimo, animato da invenzioni continue: in una parola bellissimo.

(Alberto Bazzurro)

JAZZITALIA - Novembre 2017

http://www.jazzitalia.net/recensioni/tolindsay.asp#.WgLuthPWzmK

Prima di entrare nel merito, ci sono dei fatti evidenti da sottolineare. In primo luogo, che l'Artchipel Orchestra, creazione di Ferdinando Faraò, è la realtà italiana più creativa e più entusiasmante da un po' di anni a questa parte. In seconda battuta, le istituzioni governative italiane dovrebbero prestare attenzione e mostrare rispetto verso tali fenomeni e garantire loro la possibilità di essere ospitati in più contesti, senza gravare troppo sulle spalle degli organizzatori di eventi: i costi di ospitalità di un large ensemble rendono proibitiva la trasferta, costringendo alcuni "illuminati" organizzatori a dovervi rinunciare. Ecco, questo sarebbe un buon motivo per mettere mano al portafoglio FUS, dando gloria e lustro a un prodotto tanto genuino, quanto geniale.

Mettiamo ora da parte gli stimoli politico-sociali per entrare nel merito di questa nuova opera discografica di Faraò e sodali. E, a tal proposito, non si può tacere la combinazione fisica degli strumenti di questo organico, che attraversa la storia della musica e la fa a fette: violino, viola, fisarmonica, ottoni e fiati che s'apparentano elegantemente con chitarra e basso elettrico, tastiere per forgiare delle sonorità elettrizzanti. L'abbondante sacco da cui Ferdinando Faraò attinge è quello di Lindsay Cooper, magica polistrumentista del gruppo avant-rock Henry Cow, prematuramente scomparsa nel 2013. Il dies a quo da cui parte l'Artchipel Orchestra è Western Culture, anno di grazia 1978, con il quale la band inglese concluse il suo glorioso – seppur oscurato – esercizio in opposition. E si inizia proprio con "Half The Sky", che ricorda a tutti quanto fossero sinuosamente contorte le idee musicali della Cooper e che, nel magistrale arrangiamento di Faraò, aprono nuovo frontiere sul concetto di orchestrazione: una struttura complessa, suite, con altalene di movimenti ritmico-armonici che trovano nell'ospite d'onore Chris Cutler – componente di Henry Cow – la primigenia esaltazione del rock progressive che si mescola al jazz. "England Descending" rimarca il concetto, incastonata dalla narrativa voce di Naima Faraò e dalla china free che vede i fiati a far da schermidori. Lindsay Cooper, però, non è solo Henry Cow, perché a seguito dello scioglimento del gruppo inglese, l'artista ha proseguito la sua carriera fino a quando una terribile malattia non ha deciso la fine della sua vita terrena. Anche "Anno Mirabilis" trova un nuovo contenitore negli arrangiamenti di Faraò, che ossequiano l'originale, non dimenticando di avere a disposizione un'orchestra di musicisti di vaglia. E anche delle voci luminose e organizzate a dovere che danno lustro ad "As She Breathes", breve e intensa composizione eseguita a cappella. Dopo l'energica e policroma "Black Gold" arriva lo chapeau personale di Ferdinando Faraò al genio di Lindsay Cooper, con una sua autografa composizione – "To Lindsay" – che rispecchia il sentimento artistico della musicista di Hornsey, ma con la consueta originalità del maestro concertatore milanese. L'attacco è del violino acuminato di Eloisa Manera, che apre a un bandistico-sinfonico corale dell'Artchipel; un brano articolato e complesso, ma gradevole in ogni sua sfaccettatura, anche nella sovrapposizione trombone vs. trombone e nel coro in controtempo. Un remix di "Half The Sky" di Bob Drake chiude un lavoro discografico maiuscolo.

(Alceste Ayroldi)

ALL ABOUT JAZZ - Novembre 2017

https://www.allaboutjazz.com/to-lindsay-omaggio-a-lindsay-cooper-ferdinando-farao-music-center-review-by-vincenzo-roggero.php

Disco della settimana - 4 stelle

Non sbagliano un colpo Ferdinando Faraò e quella poderosa macchina da musica che risponde al nome di Artchipel Orchestra. Che si tratti di materiale originale o di composizioni altrui - dall'esordio di Never Odd or Even passando per l'omaggio ai Soft Machine ed ora per il pianeta Lindsay Cooper - il risultato non cambia. La stessa meravigliosa sinfonia di colori, di umori, la stessa visione aperta, la capacità di interpretare reinventando, trovando e sviluppando particolari nascosti, tracciando nuove direzioni e miracolosamente conservandone lo spirito originale. Certo, la qualità degli interpreti risulta indispensabile (e l'orchestra ne è piena zeppa) ma è l'ensemble nella sua interezza, nel suo essere organismo complesso e organizzato, potente e imprevedibile, fluido e ricco di sorprese a funzionare che è una meraviglia, a confermarsi come una delle cose più preziose capitate alla musica improvvisata italiana negli ultimi anni. Prendete il primo brano, poi replicato in versione remix curata da Bob Drake nel finale. Nessun intervento solista, la solennità dell'inizio - stemperata in fluidi movimenti dalla soavità inaspettata - si arricchisce progressivamente di scintillanti colorazioni, con l'arrangiamento che si rivela fin da subito il valore aggiunto dell'intera incisione, per fantasia di soluzioni, precisione di incastri, arditezza di accostamenti. E poi le voci, ingrediente basilare nel dar potenza alle visioni della Cooper, magicamente sublimate nei tre minuti scarsi di "As She Breathes," pelle d'oca e commozione a farla da padrone. Senza dimenticare la presenza dietro piatti e tamburi di Chris Cutler, ex Henry Cow e fedele compagno di viaggio in molte delle avventure musicali di Lindsay Cooper.

(Vincenzo Roggero)

A PROPOSITO DI JAZZ di Gerlando Gatto - Dicembre 2017

http://www.online-jazz.net/2017/12/12/nostri-cd-attesa-delle-festivita-natalizie-tanta-buona-musica-ascoltare/

L’Artchipel Orchestra diretta da Ferdinando Faraò si va affermando, giorno dopo giorno, come una delle più belle realtà del jazz made in Italy. E questo album ne è l’ennesima conferma. Come esplicita il titolo, l’album è dedicato alla figura di Lindsay Cooper, deceduta nel 2013, splendida fagottista, oboista, e attivista politica, membro del gruppo Avant-Prog Rock e Jazz, “Henry Crow” e prima dei “Comus”. Ora, riprodurre la musica di un’artista spesso urticante, sicuramente fuori dagli schemi come Lindsay Cooper non era certo impresa facile; eppure la band l’ha affrontata con grande entusiasmo anche perché Faraò è un grande appassionato della scena jazz e rock inglese degli anni ’70 avendo già eseguito composizioni di artisti quali Hugh Hopper, Alan Gowen, Robert Wyatt, Dave Stewart, Mike Westbrook & Fred Frith. Anche questa volta Faraò è riuscito a a centrare in pieno l’obiettivo. I brani cari alla Lindsay vengono ripresentati con arrangiamenti nuovi, scritti dallo stesso Faraò e basati su trascrizioni di vari musicisti, che riescono a vestire di abiti nuovi composizioni che risalgono agli anni ’80. L’impatto orchestrale è forte, prepotente, sin dall’inizio dell’album con le prime note di “Half The Sky” proveniente dall’ultimo album degli Henry Cow, “Western Culture” del 1978. Ma ascoltare l’album è come rileggere, sempre con estrema pertinenza, alcune delle più belle pagine della vita di Lindsay: così, ad esempio, dall’assolo della danzatrice svizzera Maedée Duprès musicato dalla Lindsay – “Face On” del 1983- proviene “As She Breathes” presentato con un arrangiamento per sole voci, “England Descending” è tratto dall’opera sulla guerra fredda “Oh Moscow” del 1987, frutto del sodalizio con Sally Potter… e via di questo passo sino alla fine dell’album. Da segnalare, infine, la presenza alla batteria di Chris Cutler già a fianco della Cooper negli “Henry Cow” e soprattutto presente nei vari album da cui sono tratti i brani presentati dall’Artchipel Orchestra. Al riguardo da aggiungere che la scaletta contiene anche un brano originale firmato da Ferdinando Faraò.

(Gerlando Gatto)

IBS/IRD

https://www.ibs.it/to-lindsay-omaggio-lindsay-cooper-cd-ferdinando-farao-artchipel-orchestra/e/8025965005497

Ferdinando Faraò conduce e arrangia questo splendido omaggio dedicato a Lindsay Cooper, venuta a mancare nel 2013, era una fagottista, oboista, compositrice e attivista inglese, meglio nota come membro del gruppo Avant-Prog Rock e Jazz Henry Crow e Comus. La sua creatività ha ispirato giovani compositori e musicisti, e il fascino della sua musica ha attratto filmmakers e coreografi. Secondo quanto ha raccontato l'amica regista e collega Sally Potter, la vita della Cooper fu dedicata all'impegno politico e all'idealismo, ma la sua musica non fu mai didattica perché credeva nel potere trascendentale della purezza del suono.

R&R

http://www.rermegacorp.com/mm5/merchant.mvc?Screen=PROD&Category_Code=&Product_Code=BA391&Store_Code=RM

Five of Lindsay’s compositions: Half the Sky, England Descending, Anno Mirabilis, Black Gold and As She Breathes in new arrangements by Ferdinando Farao for 25 piece jazz orchestra and guest Chris Cutler. Essentially these are live recordings of studio performances, with a strong sound and interesting additional detours and solos. The long, added, solo section in Black Gold is particularly successful. These are interpretations, of course, so it’s hard to be objective with material I know so well. But all praise to Fernando, who has realised his own vision while remaining true to the compositions and the spirit of the originals. The sixth piece on the CD, To Lindsay, is Ferdinando’s own, with a text by Emily Dickinson - and the CD concludes with a second version of Half the Sky, remixed by Bob Drake. A welcome release and clearly a labour of love.

(Chris Cutler)

WAYSIDE

http://www.waysidemusic.com/Music-Products/Artchipel-Orchestra-Ferdinando-Farao-featuring-Chris-Cutler-To-Lindsay-Omaggio-A-Lindsay-Cooper__BA-spc-391-spc-CD.aspx

The Artchipel Orchestra, led by conductor / arranger Ferdinando Farao, is a Italian big band (with 25 participants on this album) and Ferdinando is a big fan of the British jazz and jazz rock scene of the 70s, having previously covered tunes by Hugh Hopper, Alan Gowen, Robert Wyatt, Dave Stewart, Mike Westbrook & Fred Frith, among others.

For this, their third album, he has chosen to highlight the compositions of the late Lindsay Cooper. They band perform:

1. Half The Sky (from "Western Culture")

2. England Descending (from "Oh Moscow")

3. Anno Mirabillis (from "Work Resumed")

4. As She Breathes (from "Music For Other Occasions")

5. Black Gold (from "Work Resumed")

6. To Lindsay (an original composition by Ferdinando)

7. Half The Sky (remixed by Bob Drake)

This would be enough, really, for anyone to want to own this, but he's enlisted Chris Cutler, who played on most / all of the original recordings to be the drummer for the entire album and Chris plays with the fire and push of his 30 year younger self and it's great to see him on fire like this. Hugely recommended; you need this!

(Steve Feigenbaum)

BATTITI - RADIO TRE RAI

un programma di Pino Saulo

con Ghighi Di Paola, Giovanna Scandale e Antonia Tessitore

http://www.radio.rai.it/podcast/A46452516.mp3 (da 14:51)

http://www.radio3.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b344ac83-2c5f-43bd-808c-30e1a16723a5-popup.html (da 50:00)

LE NOTE DI COPERTINA di Alessandro Achilli

Proviene dall’album d’addio degli Henry Cow, Western Culture (1978), il brano con cui l’Artchipel Orchestra apre questo suo omaggio a Lindsay Cooper (Hornsey, 3 marzo 1951 - Londra, 18 settembre 2013). È una composizione di Lindsay Cooper e Tim Hodgkinson appropriatamente intitolata alla metà del cielo, quella che negli Henry Cow – a differenza che nella gran parte dei gruppi rock o jazz, anche d’avanguardia – non era certo seconda alla componente maschile: nel suo momento di maggior splendore, la formazione era infatti un sestetto con un’agguerrita metà femminile, talora infoltita da ulteriori ospiti.

Un’altra Half the Sky suggella il cd grazie agli uffici di Bob Drake (musicista con Thinking Plague, 5uu’s, Hail, Science Group ma anche fonico per avant rockers e celebrità mainstream), che nel suo studio sui Pirenei ha rimixato la versione Artchipel del brano degli Henry Cow, nei quali la fagottista era entrata ventiduenne tra fine dicembre 1973 e gennaio ’74, quando aveva già alle spalle studi alla Royal Academy of Music, tre anni nella National Youth Orchestra, qualche incisione di colonne sonore e musica classica, e un anno ciascuno con i Comus (band di folk psichedelico per la quale aveva dovuto imparare anche l’oboe e, controvoglia, il flauto) e il Ritual Theatre (con Clive Bell, Billy Currie e Colin Wood).

Parallelamente alla militanza negli Henry Cow, Lindsay Cooper collaborò con Hatfield and the North, Egg, Steve Hillage, Mike Oldfield, Lol Coxhill, Derek Bailey, Evan Parker e nel 1977 fondò con Georgie Born e Maggie Nicols il Women’s Improvising Group, poi Feminist Improvising Group, del quale entrarono a far parte alcune delle più importanti improvvisatrici europee (non ultima Irène Schweizer) e la futura regista di successo Sally Potter, il cui primo lungometraggio (The Gold Diggers, 1983, con Julie Christie e Lol Coxhill) è uno dei tanti lavori cinematografici, televisivi, coreutici e teatrali, spesso su tematiche femministe e pacifiste, per cui Lindsay Cooper compose musiche negli anni ottanta.

Da uno di essi, Face On (1983) – un assolo della danzatrice svizzera Maedée Duprès – giunge As She Breathes (che l’Artchipel presenta in un arrangiamento per sole voci), altra occasione in cui la musica di Lindsay Cooper è affiancata dai testi di Sally Potter: un sodalizio che sfocerà infine nel 1987 in Oh Moscow, un’opera sulla guerra fredda e le sue conseguenze, portata sulle scene fino al 1993. Dall’album che ne fu tratto, l’Artchipel riarrangia l’apertura: England Descending.

Dopo lo scioglimento degli Henry Cow, Lindsay Cooper aveva suonato per breve tempo con i National Health e poi nella Mike Westbrook Orchestra, nel Maarten Altena Octet e nei Pedestrians di David Thomas; aveva anche fondato un proprio gruppo (talvolta chiamato Golddiggers o Gold Diggers, talaltra Film Music Orchestra o Filmgroup), adoperandosi pure ai sax soprano, contralto e sopranino, al pianoforte e alle tastiere.

In quegli stessi anni Chris Cutler – già al suo fianco in molte di quelle avventure – consegnava a Lindsay Cooper una serie di testi da lui scritti ispirandosi fra l’altro a Dopo Babele di George Steiner, e le proponeva di musicarli per un quartetto comprendente, oltre a loro, l’arpa di Zeena Parkins e la voce di Dagmar Krause: nell’ottobre 1983 iniziavano così le registrazioni del primo disco dei News from Babel, dal quale l’Artchipel Orchestra riprende oggi Black Gold e l’inno pacifista Anno mirabilis, coinvolgendo nel progetto proprio Cutler (fin dai concerti del 23-24 ottobre 2015). Questi riesce a caratterizzare con il suo stile peculiare anche l’inedita To Lindsay di Ferdinando Faraò ed è naturalmente a suo agio con il resto della scaletta del cd, avendo fatto parte degli Henry Cow dal 1971 ed essendo stato tra i batteristi che s’avvicendavano in Oh Moscow, oltre ad aver poi partecipato ai concerti di Londra, Huddersfield e Forlì con cui nel novembre 2014 molti dei compagni di strada di Lindsay Cooper l’hanno ricordata interpretando musiche da lei composte appunto per Henry Cow, Music for Films, News From Babel e Oh Moscow.

(Alessandro Achilli)

Per approfondire

> su Lindsay Cooper

http://www.lindsaycoopermusic.com/

http://calyx-canterbury.fr/mus/cooper_lindsay.html

http://ccutler.com/ccutler/bands/group06.shtml#lindsay

> sugli Henry Cow

http://ccutler.com/ccutler/bands/group02.shtml

> sui News from Babel

http://ccutler.com/ccutler/bands/group05.shtml#zeena

http://www.cloudsandclocks.net/CD_reviews/newsfrombabel_saslh_I.html

> su Oh Moscow

http://en.wikipedia.org/wiki/Oh_Moscow

> per reperire i dischi di tutti i gruppi citati:

http://rermegacorp.com/