Premessa
Il progetto educativo esprime l’identità della scuola, ne precisa gli obiettivi e li traduce in termini operativi concreti sul piano educativo, culturale e didattico, diventando il criterio ispiratore e unificante di tutte le scelte e di tutti i contributi. Per le particolari caratteristiche che esso ha all’interno della scuola cattolica è evidente che un progetto educativo che impegna la persona profondamente richiede la libera adesione di tutti quelli che vi partecipano: non può essere imposto ma viene offerto come possibilità e, come tale, può essere rifiutato.
L'Istituto Spirito Santo
A premessa del progetto educativo specifico, si ritiene necessario presentare un richiamo al carisma della Congregazione così come emerge dalle Costituzioni:
“Dobbiamo porre ogni cura affinchè per mezzo nostro la Chiesa presenti ogni giorno il vero volto di Cristo.... Sull’esempio di Maria dobbiamo essere portatrici di Cristo. Il suo amore verginale e materno animerà sempre e dovunque la nostra missione apostolica”.
Da qui anche un impegno educativo che coinvolge tutta la comunità religiosa in ogni momento della giornata: nella scuola, nell’assistenza, nel tempo libero, nella preghiera con gli alunni, nel guidarli e prepararli alla vita. L’Istituto Spirito Santo, fondato nel 1939 dalla Madre Generale Filomena Bragonzi coadiuvata da Madre Maria Pierina De Micheli, prima Superiora dellla Casa, e da Suor Maria Emerenziana Calonghi, prima Direttrice, avviò la propria azione educatrice ispirata al carisma delle Suore Figlie dell’Immacolata Concezione di Buenos Ayres. La Comunità delle Suore s’impegna in un progetto educativo basato sul rispetto profondo della personalità dell'allievo, della sua grandezza e debolezza e della sua dignità di figlio di Dio.
“La fedeltà dinamica alcarisma e la risposta alle speranze della Chiesa esigono un impegno di formazione permanente. L’Istituto ci offre i mezzi adeguati per un progressivo arricchimento religioso, culturale pedagogico e professionale, per renderci sempre più capaci di rispondere alle esigenze della vocazione di Figlie dell’Immacolata Concezione.” (Costit. 100)
Principi Fondamentali
La Congregazione delle Figlie dell’Immacolata Concezione mira alla formazione di un’autentica coscienza cristiana nell’animo degli alunni i quali, attraverso un costante processo di promozione umana, dovranno rendersi idonei ad accogliere e a vivere in se stessi il messaggio evangelico, realizzando la “sintesi tra cultura e fede” (s.c. 37).
La cultura, come risultato dell’attività umana – e perciò acquisizione critica e creatrice dell’esperienza – va intesa come occasione per la liberazione dell’uomo, prima di tutto dal proprio egoismo, e come via per la crescita della giustizia tra gli uomini. Perciò il nostro impegno culturale va orientato in modo che sia accessibile a tutti il diritto alla educazione, al lavoro, alla necessaria informazione.
Centro, quindi, della nostra “educazione evangelizzatrice” è l’uomo nel periodo di crescita e di sviluppo della sua personalità. Di esso si riconoscono e si affermano gli inalienabili diritti alla piena libertà responsabile, alla realizzazione delle sue profonde aspirazioni, alla giustizia, all’amore e alla pace personale, familiare e sociale e, in particolare, ai supremi valori spirituali ed etico-religiosi, inserendosi adeguatamente nella società civile ed ecclesiale. Il progetto educativo è la traccia di un cammino da attuare in modo concreto attraverso un programma che ha delle finalità ben precise, identificabili nei seguenti punti:
impegno pedagogico per la promozione di una personalità armonica in ogni suo aspetto fisico, psichico, affettivo, sociale e spirituale secondo il criterio del nostro essere cristiani;
educazione ai valori che sottendono alla fede religiosa;
trasmissione di cultura storica cristiana finalizzata ad assimilare valori ed a scoprire verità che aiutino l’individuo a realizzare una personale sintesi tra fede-cultura-vita.
Tutti questi aspetti saranno sviluppati sotto lo sguardo di Maria, Madre e Maestra della Chiesa, che ha seguito la crescita in sapienza e in gioia del suo Figlio e, fin dall’inizio, ha accompagnato la Chiesa nella sua missione di salvezza.
La Comunità Educante
La comunità educante si riconosce in tutte le sue componenti: genitori, alunni, educatori che sono chiamati a collaborare ed ha come fine la promozione umana e la formazione culturale dei giovani alunni. La collaborazione responsabile per attuare il comune progetto educativo è sentita, quale dovere di ciascuno, da tutti i membri della comunità ed esercitata secondo i ruoli ed i compiti di ciascuno. Caratterizza l’agire della comunità:
la capacità di ascolto, intesa come apertura e condivisione attiva ai problemi dei giovani alunni;
la gioia che si manifesta attraverso la semplicità del contatto umano nei momenti di gioco, tempo libero e in tutti i momenti educativi;
l’amore, ossia la sensibilità e la disponibilità ai bisogni spirituali e materiali dei componenti la comunità.
La nobiltà del compito cui gli educatori sono chiamati richiede che, ad imitazione dell’unico Maestro, Cristo, essi rivelino il mistero cristiano non solo con la parola, ma anche con ogni loro gesto e comportamento.
La Comunità delle Suore
La comunità delle Figlie dell’Immacolata Concezione a cui è demandata in ultima istanza la responsabilità principale della gestione del Centro Educativo, attraverso specifiche funzioni di direzione, amministrazione e coordinamento, dovrà rendersi vera animatrice delle varie attività educative, senza, ovviamente, sostituirsi a nessun’altra componente della Comunità nello svolgimento delle rispettive attribuzioni. Sarà suo compito specifico l'animazione cristiana dell’Istituto, ispirando la propria azione educativa alle direttive della Chiesa, al carisma proprio dell’opera secondo lo spirito della fondatrice Madre Maria Eufrasia Iaconis.
Personale docente
Tutti i docenti, laici e religiosi, dovranno recepire le esigenze dei giovani alunni, cercando di confrontare la propria visione cristiana del mondo con la loro ottica e aggiornando la didattica e i contenuti per colmare il divario generazionale.
La famiglia
La famiglia, società naturale, essendo la prima responsabile della educazione dei figli, è chiamata:
ad essere consapevole dell’identità della scuola che sceglie per essi;
ad assumere con la scuola un comune impegno educativo nel processo della loro formazione culturale e morale, in atteggiamento di costante dialogo e di consonanza sulle linee educative;
è chiamata inoltre a partecipare alla vita della Scuola
Gli alunni
Agli alunni della Scuola, nei vari gradi di livello, si chiede di rendersi consapevoli del suo indirizzo educativo, di condividerlo impegnandosi ad approfondire il messaggio cristiano, a viverlo o per lo meno a confrontarsi con esso in atteggiamento di apertura e di ricerca.
Gli ex-alunni
Utilissima la loro collaborazione soprattutto nella gestione delle attività parascolastiche ed extrascolastiche per la svariata competenza e la comprovata esperienza della vita dell’Istituto. La loro presenza nell’ambito della comunità scolastica costituisce inoltre una verifica del processo educativo della Scuola.
Personale non docente
Parimenti è da valutare la funzione del personale non docente, che nei vari ruoli di collaborazione svolge un compito indispensabile e quindi pieno di responsabilità per il buon funzionamento dell’Istituto. Anche per esso, quindi, s’impone l’obbligo della competenza professionale e della coerenza morale.
Le finalità e gli obiettivi educativi
In quanto scuola cattolica, la nostra comunità educativa è parte integrante della Chiesa locale, alla quale deve quindi offrire il suo efficace contributo con il dinamismo pedagogico che le è proprio. Si inserirà pertanto nella programmazione pastorale della Diocesi, collaborando con le varie istituzioni ecclesiali in rapporto di integrazione positiva, allo scopo di promuovere la crescita nella fede dei propri membri, in una dimensione comunitaria sempre più ampia e aperta alle esigenze della società.Finalità specifica della scuola dell’infanziaè la formazione integrale del bambino nella sua individualità, irripetibilità e specificità. La proposta educativa del nostro Istituto deve dunque mirare allo sviluppo di tutte le potenzialità del bambino per far sì che si pongano le basi per la formazione della personalità, attraverso:
la promozione dell’ identità dell’uomo e del cristiano, sviluppando il sentimento di appartenenza alla famiglia, al più ampio contesto della comunità ecclesiale e dell’intera famiglia umana;
l’educazione dell’ autonomia, promuovendo il “rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente, la solidarietà, la giustizia e l’impegno ad agire per il bene comune”;
la cura della competenza non come precocismo in ordine alle forme del sapere, ma come primo approccio alle conoscenze e agli strumenti culturali con i quali l’uomo esprime il tentativo di organizzare la propria esperienza, di esplorare e ricostruire la realtà, conferendole significato e valore.
Una personalità affettiva sicura, autonoma, aperta alla relazione con gli altri, desiderosa di scoprire e di conoscere, libera, alla ricerca del senso della propria vita. Ogni progetto educativo sottintende un “progetto di uomo” che si vuole contribuire a realizzare ed ha una sua propria matrice culturale di riferimento. Il progetto educativo della scuola cattolica fa propria la concezione della persona espressa dal Vangelo. Suo compito primario è quello di assicurare un ambiente educativo che conduca il bambino ad acquisire un atteggiamento di ascolto e di risposta alla “vocazione” cui è chiamato come persona. Il bambino è avviato con gradualità, in un clima di rispetto e di amore, a scoprire il significato della propria vita, a crescere nella cultura del cuore, nella speranza del domani, nella fiducia verso gli altri e nella sicurezza del proprio agire. In questa prospettiva la scuola cattolica ritiene l’educazione religiosa come fondante il senso di tutte le esperienze che il bambino vive e realizza, anche di quelle relative agli altri “campi di esperienza educativa” indicati dagli “Orientamenti” del 1991.
Il bambino vive le esperienze con tonalità affettivamente forti e sentimenti contrastanti: fiducia e paura, sicurezza e insicurezza, ribellione e dipendenza, immagine positiva e negativa di sé si alternano nel suo mondo interiore. Dai tre ai sei anni egli si trova in un periodo decisivo per costruire e per rafforzare l’immagine positiva di sé e la fiducia nelle proprie capacità. Per questo il bambino necessita di un ambiente e di un “clima” che gli consentano di percepire, constatare e vivere l’accettazionee la stima nei suoi confronti, il rispetto e l’amore per quello che è, per come si esprime, si manifesta, comunica. Il rafforzamento dell’immagine positiva di sé, l’acquisizione della fiducia e la presa di coscienza della propria identità rappresentano per il bambino i presupposti per la formazione di una personalità autonoma, capace di trovare la forza di modificarsi, di superare tensioni ed aggressività, di trovare soluzioni e di agire nel rispetto di chi gli sta accanto. La nostra scuola dovrà essere “luogo” educativo in quanto al suo interno ogni bambino si sentirà valorizzato per quello che è e non giudicato per come dovrebbe essere, secondo i parametri imposti dalla visione dell’educatrice, dai desideri dei genitori, dalle aspettative sociali; ogni bambino sarà avvicinato con fiducia nella sua capacità di autodeterminazione e con ottimismo e serenità. L’esperienza di “stare con”, di intessere relazioni, di aprirsi e dialogare richiede la capacità di entrare in rapporto costruttivo e sereno con gli altri, di confrontarsi con valori, mentalità, religioni e tradizioni diverse, di lasciarsi interpellare dalle “nuove” povertà. Le componenti sociali della convivenza e della solidarietà delle vicende umane si devono sempre affermare nel rispetto della persona, la cui singolarità deve sempre essere riconosciuta e valorizzata: non può darsi educazione alla socialità se non si avvia primariamente e contemporaneamente l’educazione alla moralità. Per questo il bambino, già nella scuola dell’infanzia, va aiutato ad instaurare rapporti positivi con gli altri: l’itinerario procede dalla conoscenza, al riconoscimento, al rispetto, all’accettazione fino alla condivisione. Le relazioni interpersonali sono da orientare verso il graduale superamento dell’egocentrismo, nella prospettiva dell’apertura e del confronto, ma anche del servizio all’altro, ponendo a fondamento i valori della libertà, della pace, della fratellanza, dell’amore. Il bambino va educato ad accogliere la vita come dono, come ricchezza che si accresce nel dialogo con il “sé” e con il “tu” degli altri. Il consolidamento delle abilità di base, di capacità, mediante esperienze ed attività che promuovono la comprensione, la rielaborazione e l’espressione dei dati della realtà, contribuiscono a maturare nel bambino, attraverso le proposte educative della scuola dell’infanzia, la fiducia, la sicurezza, la capacità di entrare in rapporto costruttivo con gli altri, nonché un atteggiamento di viva curiosità nei confronti del mondo circostante e lo stimolo ad acquisire una mentalità di ricerca e a provare il senso della scoperta. La scuola dell’infanzia offre, pertanto, al bambino anche gli strumenti necessari per procedere ad una prima comprensione e decodificazione dei complessi messaggi del sistema socio-culturale e per esprimere, attraverso più linguaggi, quanto via via egli interiorizza. La formazione di persone libere è assicurata anche dall’acquisizione di conoscenze e di competenze, la cui carenza sarebbe causa di dipendenza, di povertà e di emarginazione. Per non scadere nel cognitivismo e nel tecnicismo, la cura dello sviluppo cognitivo deve essere finalizzata alla maturazione globale della persona e deve essere pari a quella per lo sviluppo affettivo-emotivo e morale.
La didattica
La fissazione dei singoli e concreti obiettivi didattici, l’organizzazione didattica e i suoi contenuti, la scelta dei mezzi e metodi, come degli strumenti per la valutazione formativa sono lasciati all’iniziativa di ciascuna insegnante ed alla loro competenza professionale, con responsabilità collegiale per la programmazione annuale e le verifiche finali. L’Istituto Spirito Santo riconosce la piena validità pedagogica delle indicazioni ministeriali. Pertanto le insegnanti si atterranno ad esse fissando gli obiettivi ed i contenuti dell’attività didattica in relazione sei campi di esperienza del bambino:
il corpo e il movimento,
i discorsi e le parole,
lo spazio, l’ordine, la misurale cose,
il tempo e la natura,
messaggi, forme e media,
il sé e l’altro.
Per quanto riguarda l’impostazione metodologica e didattica, secondo gli stessi suggerimenti ministeriali si eviteranno approcci di tipo trasmissivo, ormai riconosciuti inadeguati per questa età, e si ricorrerà invece a forme pedagogico-didattiche più appropriate come:
la valorizzazione del gioco, fondamentale per il suo ruolo strategico nello sviluppo della capacità rappresentativa ed in quanto forma di rapporto creativo con gli altri e con la realtà nell’impostazione di tutte le attività;
l'elaborazione delle esperienze dirette e l’organizzazione sociale dell’ attività (coppia, piccolo gruppo, individualizzazione, ecc.) per incentivare abilità cognitive e relazionali;
un approccio didattico in cui l’insegnante ha compiti di regia didattica, che comporta una particolare attenzione agli aspetti organizzativi (tempi, spazi, strumenti), da considerare tutti come vere e proprie risorse didattiche;
l’impiego di strumenti e sussidi capaci di richiamare e valorizzare i vissuti, di facilitare la socializzazione e di stimolare i livelli diversi di rappresentazione.
Infine, la valutazione continua assumerà un ruolo “formativo” nel senso che dovrà fornire continue informazioni sull’andamento delle attività didattiche, consentendo così all’insegnante di apportare continui aggiustamenti all’azione educativa. Nella scuola dell’infanzia la valutazione non deve essere uno strumento sanzionatorio o emarginativo, ma solo uno strumento utile all' insegnante per monitorare i propri interventi.
Un progetto in movimento
Il presente Progetto Educativo costituisce la piattaforma generale dell’attività educativa che essa intende condurre e ne esprime l’indirizzo e l’orientamento, che vuol essere dinamico, aperto cioè alle novità che si maturano insieme nel tempo; pertanto può venire aggiornato man mano che la stessa comunità, con più approfondita riflessione, scopre nuovi e più ricchi aspetti della propria azione educativa, in rapporto alle riforme scolastiche, alle esigenze giovanili ed al contesto sociale ed ecclesiale.