Antonio Lucio Vivaldi, detto anche “il Prete Rosso”, è stato uno dei più celebri, fertili e originali compositori del '700, tanto da attirare l'ammirazione di Johann Sebastian Bach. Nato nella Venezia repubblicana il 4 marzo 1678 da Giovanni Battista Vivaldi, violinista nella Cappella di S. Marco e da Camilla Calicchio, il piccolo Antonio si ritrovò in gravi condizioni di salute a causa di un’asma bronchiale, definito “strettezza di petto”. A causa di ciò ricevette due battesimi. Quello ufficiale avvenne nella chiesa di San Giovanni in Bragora. Ebbe sette fratelli: Bonaventura Tomaso, Francesco Gaetano, Iseppo Santo, Iseppo Gaetano, Margarita Gabriela, Cecilia Maria, Zanetta Anna e Gerolama Michela, due dei quali morirono in giovane età. Nessuno di loro intraprese la carriera musicale come il fratello. Antonio Venne istruito all'arte del violino dal padre e da Legrenzi, maestro della cappella, che morì pochi anni dopo. Ricevette gli ordini minori nel 1693 e dieci anni dopo venne ordinato prete. A causa della sua grave malattia fu costretto a rinunciare alle messe dopo un anno. Venne quindi ingaggiato come maestro di violino dalle autorità del Pio Ospedale della Pietà, un orfanotrofio in cui le bambine studiavano musica (che vengono citate da Jean-Jacques Rousseau nelle “Confessioni”), dove rimase fino al 1720. In seguito continuerà a insegnare fino al 1740, un anno prima della morte. Principalmente insegnò violino, composizione, concerti e canto corale. Dal 1718 iniziò ad assentarsi da Venezia, inizialmente a causa dell'incarico ricevuto come direttore della cappella di Hasse Darmstadt, poi per far rappresentare opere al cospetto del Papa. Tra il '24 e il '25 si assentò da Venezia, nonostante si abbiano poche informazioni riguardo questo viaggio. A questo periodo risalgono i primi capolavori (tra cui “le Quattro Stagioni) e alcuni lavori teatrali. Scrisse anche una serenata per il matrimonio di Luigi XV; un'altra opera venne dedicata all'imperatore Carlo VI, che ebbe possibilità di riconoscere di persona nel 1728 a Trieste. Nel 1736, a seguito della morte del padre, prese in mano gli affari di famiglia e iniziò a organizzare spettacoli teatrali e concerti. Ben presto rischiò di esaurire tutto il denaro a causa della sua scarsa abilità economica in cui, al contrario, eccelleva il padre. Così cominciò ad accumulare debiti fino al 1740. Nello stesso anno, cercando di risollevarsi dalla crisi, andò a Vienna cercando aiuto da Carlo VI. Sfortunatamente, il re morì poco dopo il suo arrivo e, come era tradizione, tutti i teatri vennero chiusi; inoltre iniziò anche la Guerra di Successione. Vivaldi restò quindi a Vienna finché, nella notte del 27 luglio 1741, morì di infezione intestinale. Dopo la sua morte Vivaldi, forse a causa del suo stile innovativo per il tempo, cadde nell'oblio, dove rimase fino alla riscoperta dei suoi manoscritti, avvenuta quasi 200 anni dopo.