Dopo la visione del film "E' stata la mano di Dio" non ho potuto far a meno di ripensare alla chiusura di due film dello stesso regista, "La grande bellezza" e "This must be the place", laddove con linguaggio diverso c'era una tendenza/bisogno a dover "andare indietro", "tornare alle radici", "alla giovinezza", "al tempo passato".
Con questo film, Sorrentino è realmente andato al nucleo del suo passato, tanto sofferto e tanto difficile da raccontare. Lo ha fatto senza ricorrere al suo tradizionale modo di narrare, enigmatico, complesso, difensivo, con immagini quasi oniriche, personaggi bizzarri, lunghe pause e inquadrature sul particolare. Un racconto nudo nella sua emotività, con cui è impossibile non sintonizzarsi e non comprenderlo.
Questi passaggi di Paolo Sorrentino mi hanno, dunque, portata a riflettere su come il dolore, come quello terribile della perdita, ha infiniti tempi per potersi raccontare e ad ogni fase di vita quel dolore assume un significato e vuoto diverso. L'adolescente Ceyenne, il nostalgico adulto Gep Gambardella e il piccolo Fabio sono rappresentativi di questi tempi. Dove si parte da lontano, dall' antichità di cosa ha significato la perdita e il disorientamento fino all'arrivo, dove, semplicemente e senza filtri, proprio come quando si è bambini, ci si riconnette al proprio sentire, con tutta la sua forza, fragilità e bellezza che ne scaturisce.
Grazie a Paolo Sorrentino che consente attraverso il suo linguaggio filmico di apprendere sempre nuovi spunti riflessivi per la clinica e la psicoterapia.
Qualche giorno fa mi è stata regalata da Mario la ricetta di suo fratello Tonino Esposito Ferraioli, vittima innocente della mafia.
La ricetta intitolata "Ciottolini della Legalità" suggerisce come dar "sapore e consistenza" alla nostra persona...e, come gli avevo promesso, non potevo non appenderla nel mio studio, per svariati motivi. Primo fra tutti il potente messaggio che una vita, seppur spezzata innocentemente dalla violenza umana, continua a passare la sua parola, il suo messaggio. In tal caso attraverso Mario e attraverso le relazioni che si sono generate.
Lascia andare le persone che non sono pronte ad amarti. Questa è la cosa più difficile che dovrai fare nella tua vita e sarà anche la cosa più importante.
Smetti di avere conversazioni difficili con persone che non vogliono cambiare.
Smettila di presentarti alle persone che non hanno interesse per la tua presenza.
So che il tuo istinto è quello di fare del tuo meglio per essere apprezzata da chi ti circonda, ma è un impulso che ti ruba tempo, energia, salute mentale e fisica.
Quando inizi a lottare per una vita con gioia, interesse e impegno, non tutti saranno pronti a seguirti in quel luogo.
Ciò non significa che devi cambiare chi sei, significa che devi lasciare andare le persone che non sono pronte ad accompagnarti.
Se sei esclusa, insultata, dimenticata o ignorata dalle persone a cui dedichi il tuo tempo, non ti stai facendo un favore continuando a offrire loro la tua energia e la tua vita.
La verità è che non sei per tutti e non tutti sono per te.
Questo è ciò che rende così speciale gli incontri con persone con cui hai amicizia o amore reciproci. Saprai quanto è prezioso perché hai sperimentato ciò che non è.
Più tempo passi cercando di farti amare da qualcuno che non ne è capace, più tempo sprechi privandoti della possibilità di quella connessione con qualcun altro.
Ci sono miliardi di persone su questo pianeta e molte di loro ti incontreranno, al tuo livello di interesse e impegno.
Più rimani coinvolto con persone che ti usano come cuscino, opzione di sfondo o terapista per la loro guarigione emotiva, più a lungo ti allontani dalla comunità che desideri.
Forse se smetti di presentarti, non ti cercheranno. Forse se smetti di provare, la relazione finirà. Forse se smetti di inviare messaggi, il tuo telefono rimarrà scuro per settimane.
Ciò non significa che tu abbia rovinato la relazione, significa che l'unica cosa che l'ha sostenuta è stata l'energia che solo tu hai dato per mantenerla. Questo non è amore, è attaccamento. è voler dare una possibilità a chi non se lo merita!
La cosa più preziosa che hai nella tua vita è il tuo tempo e la tua energia, poiché entrambi sono limitati. Ciò a cui dedichi tempo ed energia definirà la tua esistenza.
Quando ti rendi conto di questo, inizi a capire perché sei così ansioso quando passi del tempo con le persone, in attività, luoghi o situazioni che non ti si addicono.
Inizierai a realizzare che la cosa più importante che puoi fare per te stesso e per tutti quelli intorno a te è proteggere la tua energia più ferocemente di qualsiasi altra cosa.
Rendi la tua vita un rifugio sicuro, dove solo le persone “compatibili” con te sono ammesse.
Non sei responsabile del salvataggio di nessuno. Non sei responsabile di convincerli a migliorare. Non è il tuo lavoro esistere per le persone e dare loro la tua vita!
Perché se ti senti male, se ti senti obbligato, sarai la radice di tutti i tuoi problemi a causa della tua insistenza, temendo che non ti restituiscano i favori che hai concesso. è il tuo unico obbligo realizzare che sei il padrone del tuo destino e accettare l'amore che pensi di meritare.
Decidi che meriti una vera amicizia, un vero impegno e un amore completo con persone sane e prospere.
Quindi aspetta e vedi quanto tutto inizia a cambiare.
Anthony Hopkins
"Le fotografie sono emotivamente "cariche", come incise elettromagneticamente, e per questo nessuno può mai guardare alle proprie foto in modo distaccato. Ognuna di esse è solo un semplice pezzo di carta con un lato imbrattato di un pò di roba appiccicosa, eppure i sentimenti che vi sono associati sono assai complessi; il loro significato risuona per le persone e dalle persone, dal passato verso il futuro". J Weiser
Si è concluso, dopo tre mesi, un percorso teorico-esperienziale sulla fotografia terapeutica e la scrittura creativa. Un percorso che mi arricchisce perchè accompagnata da una professionista, umana e poliedrica, ovvero Federica Cerami.
Diverse motivazioni mi hanno spinta a formarmi all'utilizzo della fotografia e della scrittura in terapia, prima fra tutte l'incontro e gli incontri in questi ultimi due anni.
L'incontro con i pazienti e le loro storie mi hanno spinta ad arricchirmi di ulteriori strumenti riflessivi, di lettura e di navigazione in quello che è l'intricato e complesso mondo emotivo e psichico. Nel trovare insieme con loro parole sempre più profonde per esprimersi e ritrovarsi, proprio mediante i loro scatti, i loro ricordi e album di famiglia.
L'incontro con Federica Cerami e il mondo della fotografia che mi ha dato la possibilità di dare forma ancora più personale al mio modo di fare terapia e stare con i pazienti.
Certi incontri, se si è aperti al dialogo, aprono alla possibilità di riscoprirsi.
"Prospettiva: in architettura, è una tecnica del rappresentare gli oggetti su un piano in modo dal farli apparire come l'osservatore li vede nella realtà da un determinato punto di vista, rendendo la sensazione del volume, della profondità, del rilievo, della distanza."
Qualche mese fa ho deciso di appendere questa foto nel mio studio perchè mi rimandava forte la parola "prospettiva". Due particolari dell'immagine mi evocavano questo: lo sguardo deciso della donna e la forza del suo passo.
Non potevo non adottarla nella mia stanza di terapia, lì dove la parola "prospettiva" attraversa spesso i dialoghi con i pazienti.
La psicoterapia, infatti, aiuta proprio la persona a "vedersi" in prospettiva sia dentro che fuori. E' uno spazio relazionale, in cui ci si concede di vedersi "in profondità" aprendo tutte le proprie sfaccettature emotive e di vita. Più ci si apre alla propria profondità, con rispetto, cura e attenzione, più si fa strada la possibilità di vedersi "fuori" in prospettiva. Più andiamo oltre il dirci "siamo esclusivamente fatti così, la mia vita e la mia sofferenza non cambieranno" (immagine bidimensionale di sè") più ci apriamo alla possibilità di vedere le risorse, le potenzialità, e punti di vista altri su noi stessi (immagine tridimensionale di sè).
E dunque a rielaborare scelte, scardinare relazioni che sono per noi scomode, mettendo in moto un cambiamento che ci vede ad andare con più serenità, sicurezza verso il futuro.
Photo: Federica Federica Cerami
Durante un incontro di psicoterapia, la canzone di Mia Martina, Minuetto, ha reso meglio di tante parole quello che spesso accade nei rapporti di coppia, nelle storie, insomma negli incontri d'amore.
Il timore di vedersi soli nelle e con le proprie ferite riattiva un bisogno a volte "malsano" e "malato" dell'altro...l'altro deve coprire, sanare e salvare e ciò erige l'altro ad una posizione fortemente onnipotente e al tempo, devastante... O come direbbe Mia "sono sempre tua, quando vuoi. Sono tua, sono mille volte tua".
Forse si potrà conoscere "il sorriso di un amore vero" quando ci si comincia ad amare a partire dal proprio vuoto, quando ci si sente PROPRI, in tutto, dal sorriso più spontaneo alle lacrime più alienanti. Prima di aver bisogno dell'altro, ci si deve riconoscere interi, dove l'altro non riempie, ma arricchisce!
Mi affascina molto questo concetto di Calvino che parla appositamente di "riscatto" e non di "cura" delle proprie ferite. In tal senso l'autore coglie un aspetto molto rilevante delle nostre ferite interne, ovvero che queste restano, fanno parte di noi e non "scompaiono" magicamente. Credo che la psicoterapia non "pretenda" di annullare nei pazienti il dolore, le ferite e i conflitti. La relazione terapeutica aiuta l'altro a "non farsi schiacciare, sopprimere ed opprimere" dalle proprie ferite, ma rende la stessa ferita l'elemento di "autenticità" di noi stessi, quella porta da cui far partire il cambiamento, la trasformazione e la crescita.
La psicoterapia ci aiuta a trovare risorse e strumenti per riscattare dentro e fuori le nostre ferite, con i giusti tempi!