San Basilio è un quartiere nella periferia nord est di Roma. Urbanisticamente si estende su 371 ettari tra il Grande Raccordo Anulare, le vie consolari Tiburtina e Nomentana e via di Casale di San Basilio, ed è abitato da circa 20.000 cittadini. Dista una decina di chilometri dal centro storico di Roma. È servito dalla ASL Roma2 e dal Municipio IV, ospita istituti scolastici di ogni ordine e grado.
Nato negli anni ’30 come borgata per il ricollocamento dei cittadini che abitavano nei rioni centrali demoliti per la costruzione dei Fori Imperiali, fu incluso nel piano di coordinamento urbanistico del 1942, con una crescita priva di riferimenti regolatori.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale il quartiere ebbe un nuovo sviluppo con la costruzione di edifici di carattere intensivo della UNRRA - United Nations Relief and Rehabilitation Administration - organizzazione umanitaria che, entro il piano Marshall, aveva la funzione assistere economicamente e civilmente i Paesi usciti gravemente danneggiati dalla guerra.
A partire dal 1954 la borgata di San Basilio venne demolita per consentire allo IACP (oggi ATER) di costruire edifici di maggiore altezza e minore precarietà. Il “tema della casa” e dell’abitare è molto sentito e caratterizza profondamente la cultura locale del territorio. A tal proposito si ricorda la cosiddetta “rivolta di San Basilio”, sommossa popolare scoppiata l'8 settembre 1974, che vide contrapposti gli abitanti del quartiere di San Basilio e le forze di polizia, a seguito della morte di un manifestante che sosteneva le ragioni di un gruppo di famiglie occupanti alcuni appartamenti di proprietà ATER non ancora assegnati.
Oggi san Basilio è un quartiere popolare caratterizzato dai “lotti” ATER, abitazioni ERP, un territorio circondato da quartieri limitrofi (Torraccia, San Cleto, Casal Monastero) con i quali non sempre si riesce a costruire un ponte di relazioni e da una zona “periferica” formata da costruzioni di privati.
Soffre la chiusura di tanti locali commerciali pubblici che precludono l’opportunità di vivacizzare il quartiere e di promuovere un uso socio-economico.
Ravvivato da colorate opere di street art nonostante la cattiva reputazione spesso proposta dai media, testimonia da sempre capacità di costruzione di reti territoriali tra associazionismo, volontariato, scuole e terzo settore che, attraverso azioni socioculturali, supportano lo sviluppo di un tessuto sociale gravato da disoccupazione e precarietà, povertà economica, malavita organizzata e dispersione scolastica.
Tale cooperazione, anche a fronte di tante difficoltà, prova a valorizzare potenzialità e creatività espresse dal quartiere facilitando il rapporto con le istituzioni locali e promuovendo cittadinanza attiva.
Il problema del futuro lavorativo dei giovani è molto sentito, così come il bisogno di offrire alternative valide alla mancanza di opportunità di sviluppo e di crescita.
.
.