L'UOMO È NATURA

O CONTRONATURA?

EMMA ARNONE
ALESSANDRA GENOVESI
RICCARDO NERI
con l'aiuto di Giacomo Trippa e Nina Buison

PIGMALIONE
LE VISCERE 


<FORMA: LIVE

<LUOGO: PIANO 1, AULA 18

< DURATA: 12'

< CAPIENZA: 25 PERSONE


Che cosa c'è dentro di te?




Innamorarsi di un'opera d'arte è facile, ben più facile che amare un essere umano. Quel che è difficile è che l'opera d'arte ricambi il tuo amore. Ma stavolta, per una volta, finisce bene.

Jean Leon Gerome, Pigmalione e Galatea, 1890

OVIDIO, LE METAMORFOSI X, 243-297 

PIGMALIONE

 

Pigmalione, scultore eccellente, schifato dai troppi vizi di cui la natura ha fornito la donna, canta celibe, non vuole sposarsi, così che per molto tempo nel suo letto dorme da solo. Ma poi si mette a scolpire con arte suprema un avorio bianco neve, in forma di donna: della donna più bella di tutte le donne possibili e, al dunque, si è innamorato di lei. Ha l’aspetto di una ragazza vera: e diresti che è viva se un eccesso di timidezza non le impedisse di muoversi.  Tanta è l’arte, che non si vede. Sbalordisce pigmalione, e il cuore gli brucia dentro per quel corpo tutto illusorio. Spesso passa sopra la statua una mano, per rendersi conto se sia carne o avorio, e non vuole rassegnarsi all’avorio che è. Le dà baci, mi sembra che lei gle li renda, le parla, la abbraccia, e si convince che la dove tocca le dita gli affondino, e teme che la pressione le lasci il livido addosso. Una volta le fai complimenti, un’altra regali che piacciono alle ragazze, conchiglie, sassolini rotondi, uccellini, fiori di 1000 colori E gigli e palle dipinte e lacrime d’ambra bruciate dagli alberi; e le veste il corpo di splendidi vestiti;  alle dita le infila brillanti, al collo lievemente collane lunghissime; gocce di perla le appende agli orecchi, Sul petto nastri e nastrini. Tutto le dona, ma nuda non è meno bella. La stende su tappeti tinti di rosso, la chiama sua sposa, le poggia il collo sul morbido di cuscini di piuma, con la massima delicatezza, come se lei si accorgesse. E arriva la festa di Venere, che a Cipro festeggiano tutti: diverse vacche che con corna ad arco vestite d’oro, colpite sul candido collo, sono già stramazzate; gli incensi fumano; E pigmalione, Deposte le offerte sotto l’altare, sta lì impacciato e sussurra: “ dei, che tutto potete accordare, accordatemi in moglie (non si sente di dire “la vergine d’avorio”)  una vergine che somigli a quella mia d’avorio”. Coglie bene Venere d’oro, presenzia alla propria festa, il senso di quella supplica e,  in segno del suo benestare, una fiamma freme tre volte e drizza la cresta nell’aria.  Tornato a casa, lui corre dalla statua della sua bella, si piega sul letto, la copre di baci; avverte un tepore. Riaccosta la bocca e a due mani le palpa il seno;  palpato, l’avorio si ammorbidisce, ha perso la sua rigidezza, cede sotto le dita, come cera che al sole ritorna duttile, E alle tante pressioni del pollice si presta a modellarsi nel modo che serve a chi preme. Trasecola, ma non sa se gioire, a illudersi, e palpa e non fa che palpare l’oggetto del desiderio:  sì, che è corpo;  lui sente le vene trepidargli sotto le mani. E finalmente la bocca si incolla a una bocca vera;  la vergine sente quei baci e diventa rossa, e alzando timidi gli occhi alla luce, vede in un’unica volta il cielo e l’uomo che l’ama.