Una "crisi della politica" crea debito pubblico e fa dilagare la corruzione


La P2 fu solo il più grave tra i sintomi di crisi della classe politica. Ormai i governi e la maggior parte dei partiti sembravano avere perso ogni aggancio con la società è apparivano preoccupati in primo luogo di garantirsi la sopravvivenza: crebbe a dismisura il debito pubblico, cioè la quantità di denaro che lo Stato chiedeva in prestito e su cui pagava interessi vertiginosi (a banche estere, ma anche ai risparmiatori italiani che compravano buoni del tesoro e affini), dovuto a veri e propri sperperi o a una gestione incontrollata delle varie forme di assistenza sociale; Si diffusero la corruzione, il così detto “ voto di scambio” (voti in cambio di favori illeciti) e il clientelismo; si creò un inscindibile intreccio tra il mondo degli affari e quello della politica, finché non fu più possibile gestire un’impresa senza l’appoggio di un politico ne organizzare una campagna elettorale senza le sovvenzioni di un imprenditore. Negli anni ottanta questi atti illegali vennero compiuti in un’atmosfera di impunità diffusa che veniva accettata come una nuova regola del gioco e che non veniva più neanche occultata, ma addirittura esibita con arroganza. C’era chi li chiamava “il costo della politica”, così come nel prezzo finale di un prodotto si calcola “il costo della distribuzione” o “il costo della pubblicità”. I politici sembravano invulnerabili e, a livello locale dovunque ci fosse una gara d’appalto a cui partecipare o un documento burocratico o da ottenere la legge era diventata una parola nuova. Tra il 1983 e il 1987 un governo di cinque partiti fu presieduto da Bettino Claxi, segretario del partito socialista. Aiutato da una situazione internazionale favorevole, Claxi ottené diversi successi sul terreno economico e restituì all’Italia una posizione di prestigio internazionale. Proprio negli anni del suo governo, tuttavia, riesplose la disoccupazione ed ebbe inizio il fenomeno dell’immigrazione clandestina dei paesi extracomunitari, cioè non appartenenti alla Comunità Europea, destinato a crescere smisuratamente nel periodo successivo.

La credibilità Dello stato viene scossa dalla p2

Nel 1979 la parentesi della “solidarietà nazionale” si chiuse e la guida del paese fu assunta da una serie di fragili coalizioni formate da cinque partiti (Dc e Psi con socialdemocratici ,repubblica e liberali)che inaugurarono un periodo di grave degenerazione del sistema politico .Nel 1981 si aprì la prima grande crisi nella credibilità dei governi che avevano retto negli ultimi anni il Paese ,quando i giudici di Milano scoprirono l’esistenza della P2 (sigla per “Propaganda 2”), la “loggia segreta” (cioè la branca illegale) di un’antica associazione chiamata Massoneria. Il capo della P2 era Licio Gelli; sconosciuto alla maggior parte dell’opinione pubblica ,aveva però tra i suoi affiliati personaggi di primissimo piano: dirigenti dei servizi segreti ,altissimi ufficiali dell’ esercito giornalisti radio-televisivi e direttori di quotidiani, uomini politici magistrati ,esponenti della finanza e persino un ministro in carica. Lo scopo dichiarato della P2era la battaglia contro il comunismo, ma il giro di miliardi ,i loschi traffici con alcune banche, i contatti con la mafia e con le dittature dell’America Latina, il controllo del quotidiano “Il Corriera della Sera“assunto fin dal 1977 con il chiaro intento di avere un mezzo di comunicazione di massa per condizionare l’opinione pubblica, fecero intuire che la loggia poteva essere al centro di un enorme piano eversivo attuato attraverso il ricatto e la corruzione. Il governo sciolse la P2, in base al secondo comma dell’Articolo 18 della costituzione. ma Licio Gelli ,condannato e assolto alternativamente in diversi processi ,non ha mai svelato i principali misteri di cui era depositario e che sono rimasti tuttora insoluti.