Le origini dell'indipendentismo catalano

MARCO BERTUCCIO
STORIE EUROPEE

LE ORIGINI DELL'INDIPENDENTISMO CATALANO

Carles Puigdemont

Con l’ex presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont, auto-esiliatosi in Belgio a seguito della dichiarazione di indipendenza, e i principali leader del movimento indipendentista sotto processo in Spagna, il fenomeno dell’indipendentismo catalano è straordinariamente attuale. Ma quali sono le origini di uno dei più dibattuti movimenti indipendentisti dell’ultimo decennio?

In realtà, ad oggi, non esiste tra gli storici un’opinione concorde sulla nascita del moderno indipendentismo catalano. Tuttavia, nonostante alcuni separatisti catalani lo sostengano, sembra difficile far risalire le moderne pulsioni indipendentiste alla nascita della Contea di Barcellona in epoca carolingia (IX secolo d.C.). In ogni caso la Contea, fino al suo assorbimento da parte del Regno d’Aragona attraverso un’unione matrimoniale (XII secolo d.C.), rimane la prima e ultima forma di entità statale sovrana ed indipendente che la regione catalana abbia mai vissuto.

Per quanto non indipendente, la regione godette comunque di un enorme margine di autonomia all'interno del già autonomo Regno d'Aragona fino al fatidico 11 settembre 1714, quando, dopo ben 14 mesi d’assedio, le truppe di Filippo V Borbone conquistarono ed occuparono Barcellona durante la guerra di Successione spagnola (1701-14). L'11 settembre è tutt'oggi celebrato come Giornata nazionale della Catalogna. Prendendo a modello la monarchia assoluta inaugurata da Luigi XIV, il Re Sole, il nuovo re Borbone attuò da subito una politica centralizzante finalizzata all'omologazione culturale, politica ed economica della Spagna. In questa ottica va interpretato il Decreto de Nova Planta promulgato nel 1716, con cui Filippo V punì la regione per essersi schierata dalla parte degli Asburgo durante il conflitto, sopprimendo le principali istituzioni politiche e culturali catalane e relegando la lingua catalana al solo uso domestico.

Fu però durante l’Ottocento che, influenzato dal romanticismo nazionalista che pervase l’Europa, il moderno “catalanismo” pose le proprie radici culturali e politiche in seno alla emergente classe borghese catalana. È opportuno sottolineare che il moderno nazionalismo catalano, come corrente politica opposta allo Stato centralizzatore e favorevole alla promozione della lingua e della cultura catalana, si sviluppò solo negli ultimi decenni del XIX secolo attraverso l’organizzazione di movimenti, la creazione di riviste specializzate e la presentazione di mozioni al governo di Madrid. Bisogna comunque tenere a mente che il fenomeno, differentemente da quanto l’attualità possa farci immaginare, non fu di massa, bensì si trattò un dibattito ad appannaggio dell'élite economica e culturale. Inoltre questo “primo” catalanismo aveva come obiettivo principale una maggiore autonomia della regione all’interno di un sistema federale spagnolo, non prevedendo dunque una vera e propria secessione. Il percorso federalista rappresentò comunque un fallimento.

Le rivendicazioni autonomiste presero nuovo vigore alla fine della Prima Guerra Mondiale, incoraggiate dai famosi Quattordici punti di Wilson (1918), in cui si sostenevano l’autodeterminazione dei popoli e il rispetto delle autonomie nazionali. Si arrivò così alla nascita, nel 1922, sotto la guida di Francesc Macià, del primo partito indipendentista catalano, “Estat Català”. L’insuccesso del movimento autonomista di fine Ottocento, favorì il rafforzamento della parte più radicale e separatista. L’instaurazione del regime militare di Primo de Rivera nel 1923, segnò una pesante battuta d’arresto per il neonato movimento. Ogni rivendicazione indipendentista fu soffocata, tanto da proibire l’uso della lingua catalana in qualsiasi ambito pubblico. La conclusione del regime militare nel 1930 e la conseguente nascita della Repubblica spagnola nel 1931, diedero nuovo slancio al movimento. Questa nuova fase politica aprì al ritorno dell’autogoverno catalano, con la rinascita della Generalitat de Catalunya (1932), soppressa nel 1716. I primi presidenti furono Francesc Macià e Lluis Companys, leader del nuovo partito Esquerra Republicana de Catalunya (ERC). Purtroppo per i catalani però, oscure nubi si addensavano all’orizzonte. Nel 1936 le tensioni sociali in Spagna esplosero in un conflitto armato che vide, per ben 3 anni, combattersi spagnoli contro spagnoli. La Guerra Civile finì nel 1939, con l'instaurazione di un nuovo regime militare, stavolta saldamente in mano al generale Francisco Franco. La Catalogna, epicentro della resistenza repubblicana, vide rapidamente perdere quanto aveva appena guadagnato. Durante il lungo regime franchista (1940-1975), ogni forma di autonomia o eterogeneità culturale venne soppressa, compreso l’uso della lingua locale.

Soltanto nel 1979, quattro anni dopo la morte di Franco, venne approvato il nuovo Statuto di Autonomia, che riconosceva la Catalogna come una comunità autonoma all’interno della Spagna. Rimase in vigore fino al 2006, quando fu approvato un nuovo statuto che garantiva alla “nazione” catalana maggiori poteri, soprattutto in campo finanziario. Quando nel 2010 il Tribunale costituzionale spagnolo dichiarò l’incostituzionalità di diversi articoli del nuovo statuto, tra cui quello in cui la Catalogna veniva definita come “nazione”, le vecchie ferite si riaprirono e il movimento indipendentista prese nuovo vigore. Oggi ci troviamo nel pieno della questione catalana e l’argomento è sulla bocca di tutti, ma comunque la si pensi non si può prescindere dalla conoscenza del passato della Catalogna se si vogliono comprendere i perché delle sue rivendicazioni.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- Masgrau R. - “Les Orìgens del catalanisme politic (1870-1931)”; Barcanova; 1992.

- Sartori G. - “Catalogna. Storia di una nazione senza Stato”; Scantabauchi; 2009.

- Rivista Etnie - http://www.rivistaetnie.com/indipendentismo-catalano-stor…/…