La guerra civile spagnola

FRANCESCO MELE

LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

«È piú facile vivere sotto un regime che combatterlo»

(E. Hemingway, Per chi suona la campana, 1940)

Il conflitto intestino che dilaniò la Spagna tra il 1936 ed il 1939 ebbe la peculiarità di essere un vero e proprio banco di prova per la la seconda guerra mondiale che sarebbe scoppiata pochi mesi dopo, data la partecipazione diretta e indiretta delle principali potenze europee.

Le radici del conflitto devono essere ricercate nella tensione sociale che pervadeva la penisola iberica all'alba delle elezioni politiche del febbraio 1936. In quel momento, la Spagna era spaccata nettamente in due: da un lato il Frente Popular (FP), coalizione di tutte i partiti di sinistra e antifascisti, dai socialdemocratici del PSOE fino agli anarco-sindacalisti del CNT; dal lato opposto il Frente Nacional Contrarrevolucionario (FNC), punto di convergenza delle forze conservatrici, cattoliche e filofasciste uscite vincitrici dalle elezioni precedenti. Nonostante i duri e numerosi scontri avvenuti dal '34 in poi, le votazioni si svolsero in un clima tranquillo ed il FP vinse di misura, aggiudicandosi 285 seggi su 473. A causa della vittoria risicata, il FNC non riconobbe la legittimità del governo di sinistra e ben presto si scatenarono le violenze.

Durante la primavera del 1936 due importanti generali organizzarono la sollevazione contro il governo: in Navarra, nel nord-est del paese, il generale Emilio Mora ed il movimento carlista pianificavano un'insurrezione per la festa di San Firmino e si coordinavano con la Legión Extranjera, di stanza nella colonia del Marocco spagnolo, guidata da Francisco Franco. Come da accordo, il 17 Luglio 1936 alle ore 5 ebbe inizio "el alzamiento" delle truppe in Marocco, mentre in Navarra si sarebbe agito a 24 ore di distanza, in modo da permettere alla Legión Extranjera di attraversare lo stretto di Gibilterra e raggiungere la Spagna. Nonostante il piano ben elaborato, il governo si dimostrò forte ed organizzato a sufficienza per resistere all'impatto del golpe: quella che doveva essere una fulminea presa del potere si sarebbe dunque trasformata in una guerra logorante. Nella prima settimana di conflitto, si delinearono le posizioni che si sarebbero mantenute più o meno statiche fino al '39: Galizia, Castigla-Leòn, Navarra, Aragona, provincia di Cadice, Siviglia e Cordoba, Baleari, Canarie e Marocco ai golpisti; Extremadura, Andalucia, Catalogna, Comunità Valenciana, Murcia, Castiglia-La Mancha, Asturie, Cantabria e Paesi Baschi alla Repubblica.

Lo sbarco di Franco e del suo esercito fu favorito da un ponte aereo organizzato dalle aviazioni tedesca ed italiana, che fin da subito palesarono il proprio sostegno a Franco. Questi, internamente, aveva l’appoggio del mondo conservatore e si ergeva a difensore dei possidenti e degli ecclesiastici dalla repressione anticattolica, che aveva già provocato centinaia di morti. Il Fronte popolare, ebbe inizialmente il vantaggio di controllare grandi città come Madrid, Barcellona e Valencia, vere e proprie roccaforti repubblicane, nonché di ricevere il supporto dell’URSS, che non esitò a rifornire di armi e munizioni i combattenti repubblicani, almeno fino all'ultimo anno di guerra. Delle altre potenze, Francia e Gran Bretagna, nonostante schierassero navi da guerra nei porti di Barcellona e Valencia, rimasero su posizioni neutrali, mentre gli USA ebbero un atteggiamento ambiguo. Se da un lato posero l’embargo per le esportazioni di armi in Spagna, dall’altro vendettero grandi quantità di petrolio e mezzi di trasporto ai franchisti.

L'evento che probabilmente condizionò in modo irreversibile l'esito della guerra fu, paradossalmente, uno scontro interno al fronte repubblicano. Nelle strade di Barcellona, nel maggio 1937, centinaia di miliziani anarchici e trotzkisti del POUM vennero arrestati e fucilati dalla Guardia Civil controllata dal Partito Comunista; quando questi ultimi tentarono di prendere con la forza la centrale telefonica, sino a quel momento autogestita dal sindacato, fu impossibile tornare indietro: per i cinque giorni successivi, dal 3 all'8 maggio 1937, Barcellona vide combattere una guerra civile nella guerra civile e la Guardia Civil, guidata da generali russi e foraggiata dall'URSS, ebbe la meglio, decretando l'egemonia stalinista. Questa frattura, che causò un migliaio di morti e altre migliaia di feriti ed arrestati nelle file antifasciste, segnò la fine della rivoluzione ed il declino del governo democratico.

L’avanzata franchista era ormai inarrestabile. Le principali città capitolarono una dopo l’altra sotto il bombardamento della Luftwaffe, che Hitler decise di schierare per testarne il potenziale in un conflitto vero e proprio.

La guerra civile spagnola si concluse ufficialmente soltanto il 1 aprile 1939, consacrando il generale Franco come leader della Spagna, che fino al 1975 fu guidata da un regime dittatoriale nazional-cattolico monopartitico guidato dalla Falange Española Tradicionalista y de las Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista del generale Franco.