La rivoluzione iraniana

ANDREA BERNABALE

LA RIVOLUZIONE IRANIANA

«Il popolo ha voluto la Repubblica islamica e tutti debbono accettarla. Chi non ubbidirà, sarà annientato.»

(R. Khomeini)

La Repubblica Islamica in Iran nasce nel 1979, anno della rivoluzione guidata dall’ayatollah Khomeini che pose fine al regime filo-occidentale dello shah Reza Pahlavi, il monarca che fu capace di dare un nuovo volto all’Iran e che per tutti gli anni della guerra fredda fu un fedele alleato degli Stati Uniti.

Nel 1961 lo Shah annunciò, infatti, un ambizioso programma che passò alla storia con il nome di “Rivoluzione Bianca”.

Era, in effetti, una vera e propria rivoluzione culturale, una svolta filo-occidentale. Prevedeva maggiori diritti per le donne, assistenza sanitaria, un efficiente programma educativo così come importanti privatizzazioni delle industrie di Stato. Tuttavia, era anche un programma che avvantaggiava un’elite vicina al monarca, consentendo ad essa di godere di speciali privilegi.

Nell’applicare tale “rivoluzione” lo Shah trovò la ferma opposizione del clero islamico, conservatore ed ostile ai nuovi usi e costumi importati dall’occidente.

Non si può, allo stesso tempo negare la crescita economica registratasi dagli anni ‘50 agli anni ‘70, dovuta anche dai proventi del petrolio che in larga parte però venivano reinvestiti nell’acquisto di sofisticate armi dagli Stati Uniti, che costituivano il maggior partner commerciale.

Emersero, dunque, le prime opposizioni al regime di Reza Pahlavi, provenienti dal critico ceto intellettuale, il cui maggior esponente fu certamente Ali Shariati, un sociologo che combinava l’ideale marxista con l’Islam. Considerato oppositore del regime fu arrestato, torturato ed infine ucciso dalla polizia segreta dello Shah, la Savak.

All’interno dell’opposizione al regime si inseriva anche il clero islamico, il cui maggior esponente era invece l’ayatollah Khomeini, un esperto di legge islamica, anche lui arrestato varie volte e costretto all’esilio prima in Turchia, poi in Iraq e, in seguito, in Francia.

Khomeini, il religioso rivoluzionario, accusava lo shah di corruzione , nepotismo e di aver creato un netto divario tra una ricca elite e gli strati più poveri della società iraniana. Khomeini offriva un’opportunità di riscatto a tutti gli oppressi e coloro che non beneficiavano delle politiche dello Shah.

Le manifestazioni contro il regime, che Khomeini aizzava e monitorava dalla Francia, diventarono massicce e sfociarono nel “venerdì nero” del settembre 1978, in cui la folla di manifestanti a Teheran fu repressa violentemente. Nel dicembre, persino l’esercito si unì alle proteste, lasciando difatti lo Shah alla guida di un potere insignificante e alle prese con gravi problemi di salute. Nel gennaio 1979 fu costretto all’esilio negli Stati Uniti. Lasciò quel che restava dei suoi poteri a Shapour Baktiar, che tuttavia mancava di ogni tipo di legittimazione e consenso all’interno della società.

Quando Khomeini potè rientrare dall’esilio, nel febbraio 1979, anche a Baktiar toccò la stessa sorte dello Shah e fu costretto a lasciare l’Iran. Verrà temporaneamente sostituito da Mehdi Bazargan ma nulla potè impedire, il 1 aprile 1979, la proclamazione della Repubblica Islamica Iraniana, svolta storica del mondo islamico contemporaneo.