KANT: LA WELTREPUBLIK


LA DOTTRINA E IL PENSIEROLORENZO BALMA

“Il diritto delle genti deve essere fondato su un federalismo di liberi Stati”

(I. Kant)

L’opera del filosofo di Konisberg rappresentò una frattura profonda rispetto alla dottrina giusnaturalistica, ovvero la corrente filosofico-giuridica fondata su due principi: l’esistenza di un diritto naturale (conforme, cioè, alla natura dell’uomo e quindi intrinsecamente giusto) e la sua superiorità sul diritto positivo (il diritto prodotto dagli uomini). Anticipò inoltre, non solo la realtà dello Stato di diritto, ma anche quella della democrazia rappresentativa e, sul piano internazionale, l’ipotesi della realizzazione di una “repubblica mondiale”.

In “Sul detto comune” Kant traccia i principi di una società che verrà chiamata “stato civile o giuridico”, regolata dal diritto in cui la condizione di reciproca libertà dei suoi cittadini è data dalla fondazione di leggi coattive, che limitano la libertà di ognuno “alla condizione dell’accordo con la libertà di ogni altro”.

Questo “stato giuridico”, dal momento che persegue la felicità dei propri membri, si fonda sulla libertà degli uomini, l’uguaglianza dei sudditi e l’indipendenza dei cittadini, immaginando una forma di Stato retta da un sovrano affiancato da un corpo rappresentativo votato su base censitaria.

Kant, afferma qui che il contratto originario (il pactum sociale), da cui deriva la bontà naturale del diritto, non deve essere considerato un fatto storico, ma un’idea della ragione. In questo frangente conferisce legittimità alle leggi, che il legislatore fa nascere per il bene di tutti gli uomini, come se fosse stata creata dalla volontà unanime di un intero popolo. Nella comunità ogni individuo è titolare di diritti inalienabili e in virtù di questi autorizzato a giudicare ed esprimere pubblicamente la propria opinione riguardo la legge dello Stato, senza però opporre un diritto di resistenza alle leggi, in quanto significherebbe anteporre fini personali a quelli collettivi.

L’uso pubblico della ragione, che si oppone alla volontà sovrana, enuncia un elemento fondamentale del pensiero liberale, ovvero l’opinione pubblica, ed è il preludio alle successive riflessioni di Kant riguardo il diritto internazionale e l’idea della realizzazione progressiva di una forma di Stato repubblicana, prima nei singoli Stati sovrani, successivamente in uno Stato superiore a tutti gli altri, composto da tutti i popoli della Terra.

Sempre nello scritto “Sul detto comune” inizia l’analisi riguardo i principi del diritto pubblico e del diritto delle genti (Völkerrecht), pensati da un punto di vista cosmopolitico.

Malgrado Kant ammetta l’impossibilità di cambiare la natura umana - sempre sospesa tra bene e male - indica la via da percorrere per costruire una costituzione cosmopolitica: come la costituzione civile ha sottratto gli uomini da uno stato di violenza, così la costituzione cosmopolita indurrà i vari popoli a sottrarsi allo stato di guerra perenne.

Anche come antidoto al dispotismo, Kant consiglia una confederazione di Stati sotto un diritto delle genti stabilito in comune, per evitare che un despota di un grande Stato possa compromettere la libertà degli altri.

Nello scritto “Per la pace perpetua”, pubblicato dopo la pace di Basilea tra Prussia e la Repubblica francese, Kant stabilisce una relazione tra diritto interno e diritto internazionale, dando vita al diritto cosmopolitico.

Il primo dei tre articoli che Kant annuncia per la realizzazione della pace perpetua, stabilisce che “la costituzione civile di ogni stato deve essere repubblicana”: la forma di governo potrà essere o di natura repubblicana oppure dispotica. Considerando dispotica anche la forma di democrazia diretta di Rousseau e considerando come non-forma tutto ciò che non passa tramite rappresentanza, la forma migliore di governo sarà una democrazia rappresentativa, prima condizione necessaria per la pace perpetua.

Il secondo articolo affronta il problema della forma istituzionale che dovrebbero assumere gli attori internazionali per realizzare il progetto di pace. È nel federalismo che Kant trova la miglior soluzione, ma soltanto dopo che si fossero diffuse in maniera planetaria le forme di governo repubblicana e democratico-rappresentativa. Per sottrarsi ad una condizione senza legge fondata sulle guerre, bisognerà fondare una “civitas gentium” che comprenderà tutti i popoli; saranno ovvero gli Stati che dovranno assoggettarsi a leggi pubbliche coattive. La forma di questo Stato dovrà assumere la forma di repubblica mondiale (Weltrepublik) in cui viene proiettato l’ideale cosmopolitico, che si manifesterà con la creazione e il rispetto delle leggi da parte di tutte le genti del mondo. La natura di questa confederazione è pacifico, mirando a conservare la libertà degli Stati esorcizzando il pericolo delle guerre.

Anche se si possono presentare delle difficoltà prima e dopo la costituzione della federazione di Stati liberi (alcuni potrebbero esercitare egemonia sugli altri e quindi esporsi ad un costante pericolo di rottura) occorre comunque riformare il diritto delle genti, che appare a Kant più come diritto alla guerra. Condannando il diritto delle genti vigente, Kant vi oppone il diritto cosmopolitico, che troverà emanazione nella repubblica mondiale e verrà approfondito nel terzo e ultimo articolo de “Per la pace perpetua”.

In questo ultimo articolo Kant annuncia il diritto di visita, il diritto di entrare in Stati ai quali non si appartiene. Il diritto cosmopolitico crea il nuovo cittadino della repubblica mondiale (Weltbürger), che possiede e condivide con tutti gli altri cittadini del mondo il diritto di ingresso, in virtù della comune proprietà della terra.

La modernità di Kant e le anticipazioni riguardanti le istituzioni politiche ideate e costruite nel corso del novecento non possono passare inosservate.

Molti sono i paragoni tra l’idea della Weltrepublik e l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e tra il trattato internazionale di Schengen e il diritto cosmopolita.

Il proposito più importante nella filosofia politica di Kant (la cui filosofia è sempre indirizzata verso l’acquisizione di un sapere morale) è sicuramente la formazione dell’idea di cosmopolitismo, che rappresenta il completamento sia del diritto pubblico e sia del diritto internazionale.

Non è un caso che Kant criticò aspramente la conquista e l’assoggettamento dei popoli del Nuovo Mondo, denunciando le violazioni dei diritti inalienabili dei popoli nativi.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- Immanuel Kant, Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, Utet 1956.

- Immanuel Kant, Metafisica dei costumi, Bompiani, 2006.