Gli accordi di Schengen

FILIPPO FRIGERIO

L’ACCORDO DI SCHENGEN

«L’Europa è troppo grande per essere unita. Ma è troppo piccola per essere divisa. Il suo doppio destino è tutto qui».

(Daniel Faucher)

L’idea di un’Europa libera e unita ha posto le proprie basi sul raggiungimento di un obbiettivo che è sempre sembrato utopico: la realizzazione di uno spazio dove persone, merci, servizi e capitali potessero circolare liberamente. Questi sono oggi i quattro pilastri, le quattro libertà fondamentali garantite dall’ordinamento giuridico dell’Unione Europea, attraverso le quali tutti noi cittadini europei abbiamo la possibilità di considerarci cittadini liberi di vivere in un’Europa senza barriere.

Questa libertà è assicurata nel cosiddetto “spazio Schengen”, una zona di libera circolazione dove i controlli alle frontiere sono stati aboliti per tutti i viaggiatori, salvo circostanze eccezionali. Lo spazio Schengen è attualmente composto da 26 paesi, di cui 22 membri dell’Unione europea e quattro non membri (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Non ne fanno parte Bulgaria, Cipro, Croazia, e Romania, per i quali il trattato non è ancora entrato in vigore, e Irlanda e Regno Unito, che non hanno aderito alla convenzione esercitando la cosiddetta clausola di esclusione (opt-out).

La creazione di tale area di libera circolazione è avvenuta attraverso la conclusione di uno degli accordi di pace più importanti ed efficaci che siano mai stati raggiunti tra stati sovrani, il Trattato di Schengen, firmato il 14 giugno 1985 tra Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Successivamente, con la conclusione del Trattato di Maastricht, l’introduzione dell’istituto della cittadinanza europea ha permesso che tale principio assumesse un valore più ampio, includendo non solo il più generale diritto per i cittadini europei di soggiorno e circolazione in tutto il territorio dell’UE, ma anche l’abolizione di ogni discriminazione tra lavoratori degli Stati membri fondata sulla nazionalità, oltre al divieto di restrizioni alla libertà di stabilimento nel territorio di un altro Stato, contesto all’interno del quale si collocano le politiche in materia di mutuo riconoscimento di diplomi e titoli di studio.

Il Trattato di Schengen stabilisce, quindi, che all’interno dello spazio Schengen i cittadini dell’Unione Europea e quelli di paesi terzi possano spostarsi liberamente senza essere sottoposti a controlli alle frontiere. Questa previsione ha come necessario contrapposto il rafforzamento delle frontiere esterne dello spazio Schengen, attuato attraverso l’organizzazione di controlli rigorosi alle frontiere da parte degli stati membri situati sui confini di tale spazio.

L’appartenenza a Schengen implica, inoltre, una cooperazione di polizia tra tutti gli stati membri per combattere ogni rischio proveniente tanto dall’interno quanto dall’esterno, come criminalità organizzata o terrorismo, attraverso una condivisione dei dati in proprio possesso (ad esempio tramite il sistema d’informazione condiviso Schengen). Una delle conseguenze di questa cooperazione comunitaria è la previsione del cosiddetto “inseguimento transfrontaliero”, ovvero il diritto della polizia di inseguire un sospetto in un altro stato Schengen in caso di flagranza di reato per infrazioni gravi.

È necessario precisare come il fatto che le frontiere interne debbano esistere soltanto sulla carta, non esclude la possibilità che i membri dello spazio Schengen possano decidere di ristabilire controlli eccezionali e temporanei, sempre che questi siano giustificati da «una minaccia grave per l’ordine pubblico e la sicurezza interna» o da «gravi lacune relative al controllo delle frontiere esterne» che potrebbero mettere in pericolo «il funzionamento generale dello spazio Schengen».

Seppur, ultimamente, questo diritto fondamentale e fondante dell’Unione Europea sia stato messo in dubbio, non possiamo e non dobbiamo dimenticare come l’importanza storica del Trattato di Schengen non risieda unicamente nell’aver costituito uno degli avanzamenti più concreti verso l’idea di un’Europa unita; esso ha permesso di arrivare all’abolizione di frontiere un tempo invalicabili e insormontabili, eliminando quella cortina di ferro che per anni ha diviso interi popoli e nazioni.