Valdarno Inferiore

Valdarno Inferiore: SERVE UNA SVOLTA!

04 Maggio 2021

Le reazioni delle forze politiche e delle categorie economiche di fronte alla recente operazione della Direzione Distrettuale Antimafia denominata KEU, ultima di una serie che riguardano lo smaltimento illecito dei fanghi conciari e la presenza sempre più invadente della criminalità organizzata sul territorio, oscillano tra imbarazzati silenzi e tentativi maldestri di strumentalizzazione politica.

In quasi nessuna di queste reazioni c’è un minimo di analisi delle criticità emerse, l’indicazione delle correzioni che è necessario apportare, né una visione del futuro per il settore conciario e il tessuto produttivo del comprensorio. Si dà per scontato che spetti alla Magistratura fare chiarezza e accertare i vari profili di responsabilità dopo di che, in questo momento, è come se un intero territorio fosse stato raggiunto da informazione di garanzia.

La comunità che qui vive ha il diritto di sapere al più presto chi deve essere perseguibile e chi invece può continuare ad operare per la salvaguardia del lavoro che sta alla base della sua sopravvivenza. A Sinistra Civica Ecologista e alle altre organizzazioni che fanno politica, spetta invece il compito di compiere un’attenta riflessione sulle pratiche di governo in essere e di portare in primo piano la necessità di profonde CORREZIONI DI ROTTA rispetto ad almeno quattro questioni fondamentali.


INFILTRAZIONI MAFIOSE

Sinistra Civica Ecologista è stata l’unica forza politica che ha posto il tema al centro dell’ultima campagna elettorale per le elezioni regionali. Le indagini in corso testimoniano che il nostro allarme era giustificato e che le organizzazioni malavitose, in particolare la ‘ndrangheta, si stanno insediando in tutti i settori del tessuto economico non solo della nostra zona ma anche di altre parti della Toscana. Nell’ultimo anno questa capacità di penetrazione è stata agevolata dalla crisi di liquidità delle aziende in seguito allo stallo economico causato dalla pandemia. È l’ora di prendere atto di questa situazione e mettere in campo tutte le iniziative possibili di prevenzione:


  • Rafforzamento dei controlli sotto il profilo quantitativo e qualitativo, con ispezioni e verifiche reali e non formali all’interno delle aziende e dei cantieri, attraverso il potenziamento dell’ARPAT regionale e territoriale in termini di strutture e organico, valorizzandone le competenze e il fondamentale ruolo di terzietà.

  • Costituzione di un Osservatorio Territoriale aperto a tutte le componenti attive della nostra comunità.

(associazioni, movimenti culturali, rappresentanti delle forze economiche e sociali, istituzioni)

  • Istituzione di uno sportello di ascolto che garantisca l’anonimato a chi vi si rivolge.

  • Monitoraggio continuo, raccolta e diffusione delle informazioni su ogni evento legato alla criminalità organizzata.

  • Istituzione di un gruppo di lavoro permanente intercomunale con il compito di monitorare, verificare, informare e eventualmente segnalare i numerosi passaggi di proprietà di quote azionarie di maggioranza o acquisizione di aziende del territorio, compreso quelli già noti, da parte di altre grandi aziende e fondi di investimento e multinazionali, spesso con sede nei paradisi fiscali.

  • Formazione e diffusione della cultura della legalità a partire dalle scuole.

  • Rigorosa osservanza da parte di tutti gli amministratori, degli impegni assunti con la sottoscrizione del codice etico di Avviso Pubblico, per la promozione della legalità e della trasparenza negli enti locali.


Smaltimento dei fanghi conciari

Lo smaltimento dei fanghi di risulta del processo di depurazione, per la sua complessità e i suoi costi, costituisce un ricorrente e potenziale elemento di crisi all’interno del processo produttivo del Valdarno inferiore.

È uno degli anelli deboli attraverso i quali le organizzazioni criminali e mafiose hanno storicamente cercato di infiltrarsi nel sistema economico e produttivo della nostra zona, senza trovare adeguati anticorpi e difese.

La vicenda rischia di minare la credibilità del comparto e i risultati conquistati nel corso di decenni attraverso grandi investimenti nel settore della ricerca tecnologica e delle trasformazioni nei processi di concia.

Gli imprenditori hanno giustamente manifestato la loro forte preoccupazione per i danni che questa caduta di immagine può causare ad un settore già penalizzato dalla crisi economica e che ha puntato molto sul “marchio etico”.

Proprio per questo non possono trincerarsi dietro una generica “fiducia nel lavoro della Magistratura”, né proporre in modo più o meno velato il ricatto occupazionale, ma devono dare subito segnali forti di cambiamento, assumendosi per intero le loro responsabilità:


  • Rinnovino immediatamente la dirigenza dell’Associazione Conciatori (sempre gli stessi da troppi anni), dei loro rappresentanti in Aquarno e nelle aziende consortili da loro gestite le cui dirigenze sono state “decapitate” dall’inchiesta.

  • Avviino immediatamente il processo di unificazione tra Aquarno e Cuoiodepur e, conseguentemente, l’unificazione in una unica associazione di categoria delle due ancora incomprensibilmente presenti in un territorio così piccolo ed omogenee.

(Associazione Conciatori e Consorzio Conciatori)

  • Investano maggiormente nella ricerca finalizzandola soprattutto al raggiungimento EFFETTIVO degli obiettivi di economia circolare e transizione ecologica come definiti dall’UE.


  • Si costituiscano parte lesa nei processi penali che si terranno al termine delle inchieste.

  • Rendano trasparenti e pubbliche le decisioni prese in materia di depurazione e ciclo dei rifiuti, e forniscano spiegazioni ai loro associati, alle Istituzioni, all’opinione pubblica.


Numerose sono le domande che ci poniamo e alle quali devono dare risposta:


— Il conferimento alla ditta Lerose, che sembra sia proseguito per anni, era legale in base alle caratteristiche dell’inerte ex Ecoespanso e ai requisiti richiesti dalla normativa?

— Gli organi di controllo hanno contestato tale pratica prima della diffida dell’ARPAT citata nella relazione al bilancio 2019?

— Dopo la diffida, Aquarno ha cessato il conferimento anche parziale alla Lerose?

— In quali altri impianti ha conferito gli inerti?

— Quali interventi, a livello di investimenti, ricerca, progetti, sono stati avviati successivamente alla sottoscrizione del protocollo d’intesa Regione Toscana, Associazione Conciatori di Santa Croce sull'Arno e Rea Impianti srl, di cui alla delibera della Giunta Regionale del 11/2/2019?


Rapporto tra amministrazioni e associazioni imprenditoriali

In un distretto industriale come il nostro, il confronto tra amministrazioni pubbliche e forze imprenditoriali e sindacali è un fatto naturale e necessario. Ma l’inchiesta rivela la crisi di un modello di “concertazione” che, in assenza di soggetti politici forti e autorevoli, finisce per trasformarsi in una accondiscendenza eccessiva verso le richieste del soggetto più forte, le associazioni degli imprenditori.

Occorre riportare le relazioni all’interno di una dialettica trasparente che non esclude, anzi richiede, momenti di confronto chiaro, anche aspro, conflittuale quando necessario.

Ai comuni e alla Regione spetta l’esercizio di una funzione di programmazione e di controllo che deve essere esercitata con forza e autorevolezza, nell’ambito di una chiara distinzione dei ruoli.

I Comuni del Valdarno Inferiore e i loro rappresentanti all’interno delle società di gestione dei depuratori devono:

  • esercitare con forza e determinazione il ruolo di indirizzo e controllo che gli compete nella gestione degli stessi, vigilando e intervenendo, anche in modo conflittuale, qualora si facessero prevalere gli interessi del comparto produttivo, ancorché legittimi, rispetto a quelli pubblici che le Istituzioni devono tutelare, garantendo così una gestione corretta dei rifiuti e certezza del rispetto dei protocolli ambientali e della normativa in materia.

  • Rendere pubbliche e disponibili tramite un apposito portale internet le analisi periodiche sui reflui scaricati dai depuratori della zona con raffronto dei parametri richiesti dalla normativa.

  • Informare sulle caratteristiche chimico fisiche dei fanghi, la loro classificazione, il sistema di smaltimento e la loro tracciabilità fino alla destinazione finale.

  • Informare sulle deroghe di cui tuttora usufruiscono i depuratori della zona, i relativi provvedimenti autorizzativi, gli interventi in corso, il cronoprogramma e le scadenze entro cui sarà raggiunto il pieno rispetto dei parametri richiesti dalla normativa.

  • Dare avvio ad un grande processo partecipativo per la stesura di un unico piano strutturale di zona di grande respiro, che disegni in modo trasparente un modello di sviluppo sostenibile capace di coniugare la tutela del lavoro, della salute, dell’ambiente e il rispetto della legalità.


I COMPITI DEL GOVERNO REGIONALE

Nella nostra regione ogni anno vengono prodotti circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, e non abbiamo abbastanza impianti per gestirli secondo logiche di prossimità e sostenibilità.

Anche l’ultimo rapporto dell’ISPRA testimonia il crescente ricorso all’export. In questo contesto le concerie toscane, protagoniste di un settore economico importante per tutta la Regione, sono attori di primo piano: la “fabbricazione di articoli in pelle e simili” produce ogni anno oltre 200.000 tonnellate di rifiuti speciali.

L’assenza sul territorio di impianti adeguati e sufficienti a gestirli in sicurezza e a prezzi ragionevoli non giustifica certo il ricorso a pratiche illegali, ma può agevolarlo e favorire l’infiltrazione della criminalità organizzata. Questo vale per il distretto del Cuoio ma anche per gli altri settori produttivi altamente inquinanti presenti sul territorio regionale come il tessile o quello delle cartiere.

Chiudere il cerchio nella logica dell’economia circolare indicata dall’Europa, immettendo nella produzione elementi della scienza e della tecnica, non significa investire solo sull’ambiente e la qualità della vita dei cittadini, ma favorire la qualità dei prodotti, rendere competitiva la nostra produzione, attrarre nuovi investimenti e garantire lavoro buono.

Nel frattempo il governo regionale deve occuparsi senza indugi della messa in sicurezza dei territori coinvolti nella criminale azione di smaltimento illegale dei fanghi conciari, perché la salute dei cittadini viene prima di tutto.

Riteniamo necessari:


  • Il monitoraggio dei terreni inquinati attraverso analisi puntuali e protratte per tutto il tempo necessario, effettuate dal servizio pubblico. Pubblicazione delle stesse in tempo reale.

  • Indagine epidemiologica specifica sulla popolazione in qualunque modo coinvolta in questa vicenda; • bonifica dei terreni ove si renda necessaria a seguito all’esito delle analisi.

  • Risarcimenti e interventi correttivi (es. fornitura acqua potabile) nei confronti di chiunque abbia subito danni irreversibili.

  • Un adeguato piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti industriali, con impianti per il recupero e il riutilizzo nei cicli produttivi delle sostanze più inquinanti, al fine di ridurre al minimo il loro conferimento in discarica.


Non esistono soluzioni semplici a tematiche complesse, e non se ne esce senza una visione di insieme e senza la volontà di cambiare passo.


Questo documento non è certo esaustivo e vuole essere solo la base per un confronto onesto e aperto con tutti i soggetti attivi della nostra comunità: i partiti, i sindacati, il mondo imprenditoriale, le associazioni, i comitati, i singoli cittadini.


Sinistra Civica Ecologista di Valdarno Inferiore