18/11/24
Giornalisti: Elena Morasso
Tecnici: Clara Giorgetti
18/11/24
Giornalisti: Elena Morasso
Tecnici: Clara Giorgetti
Evidenziare il legame che intercorre – e da sempre è intercorso - fra opera lirica e società: questa la sfida alla base della conferenza, che si è svolta Martedì 29 Ottobre 2024 nell’Auditorium dell’I.I.S. Leonardo da Vinci.
L’obiettivo è stato sicuramente raggiunto: l’incontro, interno al Progetto di Istituto “Nessun dorma: conoscere l’opera e se stessi”, ha permesso agli studenti presenti di avvicinarsi al “Don Giovanni” celebre opera buffa di Mozart e di cogliere la modernità e le complesse dinamiche relazionali proprie di un testo solo all’apparenza leggero.
Come ha sottolineato la professoressa Baiocco, presentando l’evento: “l’opera e il melodramma hanno da sempre contribuito a formare la coscienza degli italiani; oggi attraverso di essi, che ci educano ancora alla bellezza, possiamo formarci ai sentimenti”.
Lo stato d’animo, che maggiormente può suscitare negli spettatori la visione di uno spetttacolo teatrale – opera lirica inclusa – è sicuramente l’empatia: questa è la riflessione proposta dal Maestro Alfredo Sorichetti, direttore d’orchestra e direttore artistico del Festival “Civitanova all’Opera”, che analizzando le figure dei protagonisti del “Don Giovanni” di Mozart e del “Nabucco” di Verdi, ne ha sottolineato la totale anaffettività. Se il Don Giovanni risulta narcisisticamente prigioniero del suo ruolo di eterno seduttore, Nabucco nel suo delirio di onnipotenza si eleva al rango di divinità.
Assistere alle loro vicende, che si producono sulla scena, enfatizzate dalla musica, porta lo spettatore ad attivare il cosiddetto "spectrum", ovvero quella spinta ad immedesimarsi nella situazione rappresentata, e - grazie al bagaglio di esperienze e vissuto che caratterizza ognuno di noi - a sviluppare quel particolare sentimento di empatia con il personaggio.
Al riguardo, è intervenuta la dott.ssa Francesca Petetta, assegnista di ricerca in Neuroscienze presso l’Università di Camerino, che ha illustrato il concetto di empatia collegandolo al verbo amare nel suo valore più intrinseco di “incontrare l’altro”, di “empatizzare con lui”.
Con interessanti diversioni filosofiche la dott.ssa Petetta ha evidenziato come alcuni filosofi associno l'amore soprattutto all'ambito della conoscenza: quando si tenta di conoscere qualcosa, si avanza in una sorta di percorso d’amore, dal momento che conoscere approfonditamente non significa altro che amare. L’applicazione di questo concetto si riscontra nella vita di tutti i giorni: quando amiamo qualcuno, subito vogliamo sapere qualsiasi cosa di quella persona e, viceversa, spesso è proprio conoscendo a fondo qualcuno che poi ci si innamora di lui o di lei.
Di carattere prevalentemente scientifico l’intervento del dottor Massimo Bachetti, dirigente medico psichiatra presso l’Area Vasta 3 dell’ASUR Marche, che ha descritto con precisione sia cosa si attiva nella nostra testa nel momento in cui si empatizza con l'altro sia le cosiddette "devianze empatiche". Queste ultime si producono quando si sente troppo l’altro o, al contrario, quando in noi questo sentimento di empatia viene meno, comportando disturbi come il narcisismo o la psicopatia, di cui Don Giovanni e Nabucco sono evidenti esempi. A seguire la dottoressa Elisa Ippoliti, educatrice professionale e assegnista di ricerca presso l'Università Roma Tre, si è soffermata sul complesso di emozioni, che si generano - sul palco come nella vita reale - in determinate situazioni o davanti a determinati comportamenti. Ha infatti parlato di affettività, cioè di quello spettro di sentimenti con cui l'uomo risponde agli stimoli ambientali e sociali, affettività tendenzialmente positiva, ma che talvolta può diventare dannosa, soprattutto quando si trasforma in dipendenza affettiva, dinamica presente in particolare negli incastri di coppia, che si concretizza in periodi di vicinanza e poi improvvise rotture col proprio partner oppure nel testardo inseguimento dell’ex-partner una volta interrotta la relazione. L'intervento della dott ssa Ippoliti ha concluso la conferenza e insieme la giornata scolastica, lasciando a noi studenti la chiara consapevolezza della modernità dell’opera lirica, di quante nostre emozioni siano trasposte in questa forma d'arte oggi spesso trascurata, ma che è da secoli specchio dei turbamenti e dei sentimenti dell'uomo. Un grande invito a prendere un biglietto per il teatro, sedersi in poltrona e a lasciarsi rapire dal bel canto.