06/05/24
Giornalisti: Daniele Iovene
Tecnici: Paolo Canala
Il 77% degli studenti del Da Vinci considera il prezzo dei viaggi d’istruzione elevato e, tra gli stessi, il 30% lo ritiene eccessivo: è questo quanto emerge da un’inchiesta condotta su un campione di 208 studenti liceali (il 13% della popolazione scolastica). Le gite, come mai negli ultimi anni, tornano ad essere fonte di dibattito per via dei rincari post pandemici al punto che, secondo le stime dell’Osservatorio gite scolastiche di Skuola.net, i prezzi dei viaggi sono lievitati di oltre il 20% nell’ultimo anno scolastico. Se guardiamo al nostro istituto, il 20% del campione esaminato ha affermato di non aver preso (o non prenderà) parte ad alcun viaggio d’istruzione nell’anno in corso e, di questi, il 43% ha rinunciato all’esperienza a causa dei costi elevati.
Al fine di tradurre i dati qualitativi in termini numerici, abbiamo confrontato le fasce di prezzo ritenute ottimali dagli studenti con quelle reali, corrispondenti ai preventivi loro pervenuti.
Raggruppando le cifre offerte dai preventivi in otto fasce di prezzo uniformi di valore crescente, emerge come la quasi totalità degli studenti intervistati per ogni anno di liceo a partire dal secondo (gli alunni del primo sono esclusi in quanto non aventi diritto a viaggi d’istruzione da regolamento) abbia prospettato un prezzo ottimale minore a quello reale. A livello quantitativo, lo scarto tra la media dei prezzi proposti e quella dei prezzi ritenuti ottimali è sempre maggiore o uguale a uno, se arrotondiamo le medie all’intero più vicino, il che significa che la differenza prezzo reale-prezzo ottimale ammonta sempre ad almeno una fascia di prezzo, ovvero a un range di cento euro. Difatti, se per le classi seconde si ottiene un prezzo reale medio in terza fascia (200€ - 300€), a fronte di uno ottimale in seconda (100€ - 200€), gli alunni di terzo prediligerebbero la terza fascia (200€ - 300€), mentre i loro preventivi parlano di quarta (300€ - 400€) e quelli del penultimo anno reputano ottimale la quarta fascia, in contrasto con i prezzi reali, aderenti alla quinta. La situazione è ancor più marcata se si considerano i dati degli studenti di quinto, i quali collocano il proprio prezzo ottimale non una, bensì due fasce al di sotto del prezzo reale: il primo in quinta fascia (400€ - 500€), il secondo in settima (600€ - 700€).
Il quadro si aggrava, per ovvi motivi di costi, guardando agli stage delle sezioni dell’indirizzo linguistico: il 91,5% degli intervistati ritiene che il prezzo di tali esperienze sia troppo elevato e, di questi, il 58% lo ritiene eccessivo, tanto che il 20,8% del campione dichiara di non aver preso parte agli stage per ragioni di carattere economico.
Ma, se i dati del Da Vinci sembrano negativi, quelli nazionali parlano di una situazione di disagio economico dilagante tra le famiglie poste di fronte al problema gite: oltre il 50% di queste, come riportato dal numero del 4/03/24 del Quotidiano Nazionale, ha difficoltà a sostenere tale spesa. Spesa che, secondo il 54,9% del campione del Da Vinci, dovrebbe essere supportata dal MIM, a dimostrazione di quanto i fondi stanziati dal Ministero per il 2023/2024, circa 50 milioni di euro, siano insufficienti, anche perché destinati unicamente a famiglie con Isee inferiore a 5mila euro, così come sono carenti i fondi PNRR, del valore di €150 milioni, volti a incentivare scambi culturali ed esperienze Erasmus.
Il problema maggiore, tuttavia, non è la mancata fruizione del viaggio d’istruzione in sé ma il fatto che tale mancanza significhi la lesione di un diritto, dal momento in cui tali esperienze sono parte integrante dell’offerta formativa della scuola. L’inaccessibilità dei viaggi d’istruzione comporta dunque un impoverimento del background culturale dei nostri studenti, quindi della società tutta, e conduce a un modello di istruzione che, in controtendenza con i propri principi, rischia di divenire proibitivo ed esclusivo, incompatibile con la gratuità che dovrebbe essere propria della cultura.