14/11/23
Giornalisti: Filippo Barbagallo.
Tecnici Grafici: Canala Paolo, Riccardo Spinozzi, Claudia Rosa
14/11/23
Giornalisti: Filippo Barbagallo.
Tecnici Grafici: Canala Paolo, Riccardo Spinozzi, Claudia Rosa
Classe 1985, un dottorato in Filosofia, tanta empatia, pragmatismo e grande capacità comunicativa: è questo l’identikit del primo intervistato di Conviviis. Si tratta, ovviamente, di Gabriele Codoni, professore di Storia e Filosofia in alcune classi di Scienze Applicate e Linguistico.
È stato un dialogo approfondito e interessante, ricco di riflessioni e spunti avvincenti che meritano, senz’altro, d’esser letti tutti d’un fiato.
Buongiorno prof, in quali classi insegna?
Ho classi di Scienze Applicate e Linguistico, nello specifico 3e, 4n, 5e, 5l, 5n.
Lei è professore di storia e filosofia: verso quale delle due si sente più incline?
Non penso di sentirmi incline verso una delle due, penso piuttosto che vadano fuse, che siano un tutt’uno.
È interessante notare, infatti, come la storia produca concetti ed i concetti producano storia.
Ci ha appena detto che quest’anno ha una terza, dunque una classe che assiste al cambiamento di molte materie e molti professori. Similmente, cosa accade a un insegnante quando entra in una nuova classe?
Osserva i visi dei propri alunni e si chiede se riuscirà ad intercettare i loro bisogni, se riuscirà a comunicare al meglio.
Quest’ultima è facile a dirsi e meno a farsi, tuttavia, a mio parere, un professore, per farlo, citando Carlo Michelstaedter, deve essere realmente persuaso di ciò che fa nel momento in cui lo fa. Perciò, se io sono persuaso del mio ruolo nel momento in cui lo pratico, la mia spiegazione risulterà efficace.
Abbiamo da poco parlato di prime sensazioni. Ci parli del suo primo istante da alunno e da prof.
Le elementari erano noiose, non capivo perché stessi lì. Mi dissi che se avessi fatto l’insegnante avrei agito diversamente.
La prima volta da prof, invece, ero in un Liceo Classico, e notai che il mio ruolo era rilevante, che gli alunni mi ascoltavano prendendo appunti, e che, dunque, le mie parole avevano un certo peso e, pertanto, dovevano essere ben calibrate.
Andiamo più nel dettaglio, che scuola superiore ha frequentato e che tipo di alunno era?
Ho frequentato il Liceo delle Scienze Umano, spinto dai consigli dei professori e da una elevata presenza femminile che ad un ragazzo non dispiace mai (ride, ndr). Ero un alunno vivace e mi piaceva divertirmi, a volte anche spingendomi oltre i limiti. Questa mia vivacità era smussata solo dalle professoresse di italiano perché sapevano comunicare egregiamente ed erano altamente capaci.
Medie, superiori e poi, ovviamente, università.
Come arriva la scelta di filosofia e come consiglia di orientarsi ai ragazzi prossimi all’università?
In 3o superiore la filosofia entrò nella mia vita e capii subito che quella era la mia strada, il mio percorso: era ciò che avrei dovuto e voluto fare.
Pensavo e penso ancora che nella vita non si debba avere rimpianti e il consiglio, quindi, per tutti i maturandi e non solo, è quello di chiarire prima di tutto che tipo di persone si vuole essere, non tanto quel che si vuole fare. Bisogna mettere bene a fuoco i propri interessi e poi si pensa al resto.
Certo, è una tesi inoppugnabile, ma bisogna pure fare i conti con le influenze esterne: gli amici, la famiglia, i pareri e, ultimo ma non ultimo, l’aspetto economico.
Ma non si deve resistere alle influenze esterne: il rapporto con l’esterno verifica e certifica ciò che si vuole. Se si viene sopraffatti da esso vuol dire che la propria decisione o è troppo debole o non è adeguata.
Quanto ai soldi, personalmente non sono l’obiettivo primario.
Per me è effimero basare la propria vita sul denaro; per assurdo, se proprio dovessi scegliere qualcosa, preferirei di essere ricordato virtuosamente per ciò che pratico.
Proseguendo il fil rouge della sua carriera scolastica arriviamo alla professione che tutt’ora svolge. Come arriva la scelta di fare il prof?
Arriva a 20 anni, mentre stavo con dei maturandi che non riuscivano a capire Kant. Avevo alle spalle un solo anno di università ma mi riuscì ugualmente una spiegazione incisiva. Vidi che quel ruolo mi apparteneva e, soprattutto, notai che mi piaceva.
È chiaro che, ormai, avrà affinato ottime strategie per insegnare, ma, come tutti, è partito senza esperienza. Anche per chi, ora, si trova all’inizio della propria carriera, come può un prof migliorarsi negli anni?
È necessario non smettere mai di studiare, perché ci sarà sempre un argomento che non si possiede appieno o un dettaglio che si può approfondire.
Un esempio pratico può essere Platone: ogni volta che lo spiego capisco aspetti che prima non avevo inteso.
Per concludere, le chiedo i suoi argomenti preferiti, quelli che da alunno la entusiasmavano e che ora, da prof, la stimolano particolarmente.
Allora, per filosofia Nietzsche (5o), Marx (5o), Kant (4o) e Platone (3o). Per storia, invece, direi Rivoluzione Francese (4o) e Risorgimento (4o), per non citare, ovviamente, le scontate guerre mondiali.