11/02/25
Giornalisti: x
Tecnici: x
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Maria Cristina Romaldini, docente di Chimica, Biologia e Scienze naturali nel nostro Istituto, è attualmente coordinatrice del Dipartimento di Scienze dell’I.I.S. Leonardo da Vinci e referente del progetto della Curvatura biomedica.
Prof.ssa Romaldini qual è stato il suo percorso scolastico e cosa l'ha spinta a compiere le sue scelte?
Ho frequentato prima il Liceo scientifico, poi come corso di Laurea ho optato per le Scienze biologiche. Mi sono iscritta a questa facoltà, nell'anno in cui il ciclo di studi è passato da 4 a 5 anni di corso ed ho scelto l'indirizzo fisiopatologico un po’ come ripiego alla Facoltà di Medicina, perché venivo da un esame di Stato un po' turbolento e ho preferito indirizzarmi altrove. Cosa mi ha spinto in seguito all’insegnamento? Probabilmente il desiderio di stare con i ragazzi per trasmettere loro non solo il mio sapere, ma accompagnarli anche nella crescita. Dopo la Laurea avevo trovato un altro impiego, lontano dal mondo della scuola, mi sono licenziata per preparare il concorso da docente, facendo contemporaneamente la guida ambientale escursionistica e l'educatrice ambientale. Lo ripeto: mi sentivo bene a stare con i ragazzi e mi sento bene ancora oggi.
Quando e dove è nata la sua passione per le materie scientifiche?
A questa domanda è difficile dare una risposta precisa, perché in realtà alle superiori non mostravo nessuna particolare propensione per un preciso ambito disciplinare, apprezzavo sia le le materie scientifiche sia quelle umanistiche. Devo ammettere, però, che ho sempre nutrito un fortissimo interesse, una vera passione per la medicina, l'anatomia, la biologia e quindi da qui è nata la decisione di scegliere biologia.
Che tipo di studentessa era la giovane Maria Cristina Romaldini?
In questo caso servirebbe proprio la domanda di riserva. Da studentessa al Liceo riuscivo bene nello studio, direi un’alunna molto brava, con una media dei voti piuttosto alta, però avevo anche un bel carattere, vivace e giocoso: ho combinato tanti scherzi ai miei compagni ed anche ai docenti. A volte ho la sensazione di rivedermi adolescente in qualcuna delle mie alunne più esuberanti. All'Università sono stata una studentessa molto metodica, ma la vivacità è rimasta. Ero molto rigorosa, per esempio, nel preparare gli esami universitari, anche se riuscivo a farlo in tempi strettissimi, come avveniva già al liceo per interrogazioni e verifiche scritte: il mio motto è sempre stato “massima concentrazione, massima resa”. Massima attenzione nel seguire le lezioni, massima attenzione nella fase di studio, che cercavo, però, di concentrare in un periodo circoscritto, per avere così il tempo di dedicarmi anche ad altro. Non sono stata il classico esempio di studente modello, come oggi non mi sento di rientrare nel classico paradigma del docente.
Cosa le piace di più della nostra scuola e cosa invece vorrebbe cambiare?
Devo rispondere sinceramente? Cosa mi piace di più? Gli studenti. Cosa vorrei cambiare? Qualche collega.
E della scuola italiana in generale?
Della scuola italiana apprezzo il fatto che, nonostante tutti i grandi discorsi e le riforme incentrate sull’insegnamento-apprendimento delle competenze, non si sia mai tralasciato di trasmettere conoscenze, perché sono convinta che senza un’adeguata conoscenza non possa esistere competenza e non si vada da nessuna parte. Valuto positivamente anche la particolare struttura del nostro sistema scolastico, organizzato su tempi un po’ più “lunghi” rispetto a quello di altri stati, tempi che accompagnano o meglio favoriscono la maturazione del ragazzo. Tempi “corti”, come quelli del sistema scolastico americano, lasciano a mio parere il tempo che trovano.
Qual è il ricordo da insegnante che porterà più nel cuore?
Le settimane bianche in Veneto con gli studenti dell’Istituto Geometri, i viaggi di istruzione fatti prima di avere le mie figlie. Essendo libera da grandi impegni familiari, mi trovavo ad accompagnare senza difficoltà gli studenti nelle gite di quinto anno o comunque in tutte quelle uscite che richiedevano un pernotto: mi chiamavano scherzosamente la “professoressa gita”! È stato un tempo spensierato, di cui porterò sempre con me il ricordo. Dai miei studenti e dalle mie studentesse ho sempre ricevuto molto: mantengo tuttora contatti con moltissimi e moltissime di loro, anche adesso che magari sono sposati e genitori di più figli.
Quanto è importante il ruolo della scienza nel mondo di oggi? E soprattutto, quanto peso ha, secondo lei, la disinformazione che c'è in questo campo?
Penso che la scienza abbia un grande peso in ogni ambito del nostro vivere, sia nel mondo di oggi come nel mondo di ieri, perché se in passato abbiamo superato terribili patologie, lo dobbiamo ad importanti scoperte mediche, se oggi possiamo vivere comodi e sicuri nelle nostre abitazioni è grazie alle infinite innovazioni tecnologiche degli ultimi secoli ed in particolare degli ultimi decenni. La disinformazione, in tutti i campi che si voglia, è un grave problema della nostra società, ma forse lo è ancor di più la grande disponibilità di informazioni, di cui ciascuno può facilmente avvalersi grazie alla rete, spesso però attingendovi con estrema superficialità, senza un vaglio critico e consapevole. Alla base del progresso scientifico, ma in generale di ogni progresso, ci sono invece preparazione ed esattezza.
Crede nell'utilità della curvatura biomedica come strumento per preparare gli studenti ad una possibile carriera nell'ambito medico?
Ci credo fermamente, perché frequentare la curvatura biomedica permette di capire se quella della medicina può essere davvero la via da scegliere. La curvatura è utile non solo e non tanto a formare gli studenti in vista di eventuali test di ammissione, data la complessità di questi test, che prevedono la conoscenza della chimica, della genetica, di tanta parte del programma di terzo e quarto liceo, oltre che dell'anatomia e della medicina. Iscriversi a Biomedica aiuta a comprendere se si tratta realmente della strada giusta per noi: osservare video di determinate operazioni o particolari interventi chirurgici, vivendoli con lo sguardo proprio di chi sta effettuando l’operazione, lancia davvero un segnale, ci spinge ad interrogarci se siamo all'altezza, se abbiamo la forza ed anche il desiderio di fare tutto questo.
Chi è o qual è il suo esempio nel lavoro e nella vita di tutti i giorni?
Nel quotidiano, nella vita di tutti i giorni il punto di riferimento del mio agire, non ho falsi pudori ad ammetterlo, sono io, me stessa. Sempre ed in ogni momento. Nella vita professionale, ad ispirarmi sicuramente un prof di Latino, mio insegnante durante il quarto anno del Liceo scientifico, una figura che non dimenticherò mai. Ed ancora un preside che ho avuto modo di incontrare nel mio periodo di docenza in Veneto, un esempio veramente importante. Non sembri strano, ma stando così a stretto contatto con i ragazzi, suggerimenti ed ispirazioni li ho trovati nella figura di un illustre educatore cattolico, don Luigi Caburlotto, che, sebbene vissuto nel XIX secolo, ha da sempre sostenuto la necessità di empatia e di dolce fermezza nell’educazione dei giovani. Questo è il mio modus operandi, anche nel crescere le mie figlie. L'empatia e la dolce fermezza risultano sempre vincenti con i ragazzi, perché come ha già sostenuto qualcun altro prima di me “l’educazione è cosa di cuore”.
Cosa ama fare al di fuori del lavoro?
Stare all'aria aperta, come prima cosa. Mi piacerebbe tanto tornare a praticare lo sci come lo praticavo un tempo, cioè tutti i giorni, quando vivevo sulle mie montagne a Visso, prima di essere “trapiantata” in una città di mare a seguito del terremoto del 2016. Questo passaggio dall’Appennino al mare è stato per me brusco e doloroso, una ferita in parte non del tutto risolta.
Tornando, comunque, a ciò che amo fare nei momenti di libertà, sicuramente immergermi nella natura e viaggiare.
Qual è un consiglio che desidera lasciare ai ragazzi del nostro Istituto?
Il consiglio che mi sento di dare a voi ragazzi è di compiere le scelte importanti in autonomia, senza lasciarsi influenzare dagli altri, scegliendo ciò che si ama, perché se si fa ciò che piace, la fatica si dimezza. Evitare di lasciarsi influenzare nelle proprie decisioni sia dai genitori sia dai professori. È importante alzarsi felici ogni mattina e rientrare a casa felici ogni sera. Ai miei studenti lo dico sempre: “Dovete entrare in classe felici ed andarvene felici”. A volte si può essere insoddisfatti per una verifica andata male, per un tre o per un quattro ricevuti, può accadere, ma non si può essere infelici per la scelta di vita fatta. Rimanere, dunque, sempre fedeli a sé stessi nelle proprie scelte.
Come scrive Concita de Gregorio: “Fai i tuoi progetti, ma che siano davvero i tuoi. Non misurarli con quelli degli altri: non imitare nessuno, è sempre meglio l'originale. Non lasciarti ingabbiare in un ruolo, da quello che gli altri si aspettano da te.” Si tratta di un insegnamento fondamentale sempre, perché da questo dipende il vostro futuro, la vostra vita.