Giornalisti: Giacomo Ronchi, Lorenzo Cioffi
Tecnico: Sofia Cognigni
Tecnico: Sofia Cognigni
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.”
Queste sono le celebri parole di Pietro Calamandrei, docente, avvocato, scrittore e politico, tra i padri della Costituente come rappresentante del Partito d’Azione, pronunciate presso le sale della Società Umanitaria di Milano il 26 Gennaio 1955 per commemorare il sacrificio degli Italiani, morti per la liberazione del nostro paese dal nazifascismo.
Quella che si commemora oggi - il 25 Aprile 1945, esattamente 80 anni fa – è una data simbolo: la liberazione di Milano, dopo quattro lunghe giornate di aspra lotta, dalle ultime guarnigioni tedesche diventa per tutti la Festa della Liberazione nazionale.
Una ricorrenza, dunque, importante, di grande valore civile, che però attualmente sembra dire poco ai giovani, avvertita quasi esclusivamente come occasione per godere dell'ennesimo giorno di vacanza.
Nell’Italia contemporanea il valore di questo giorno appare irrimediabilmente sbiadito, irrilevante agli occhi di una popolazione che per metà non vota, minando alle basi il concetto di quella democrazia guadagnata con tanta fatica e sangue. L’antifascismo, purtroppo, è oggi sentito come un atteggiamento quasi radicale, espressione di un orientamento di estrema sinistra, quando invece dovrebbe essere un principio assicurato dalla Costituzione (XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana) e, di conseguenza, rispettato da tutti.
Una più o meno strisciante fascistizzazione del senso comune, sostenuta da un’atavica tendenza all’indifferenza e al qualunquismo, costituisce uno dei vizi più gravi della società italiana attuale. Proprio per questo in un’Italia, in cui non si è mai tenuto un vero processo al fascismo – come invece avvenuto a Norimberga per il nazionalsocialismo - il 25 Aprile resta un giorno fondamentale da ricordare e commemorare: la vittoria di un popolo contro la tirannide e la disperazione, nonché il riscatto degli Italiani dopo il loro disastroso ingresso in guerra accanto ai nazisti. Questo dovrebbe essere compreso dagli adulti ed insegnato ai più giovani. Una data per rammentare sempre che la Storia può e deve essere scritta dai popoli, non dai regimi, perché solo ricordando si può scacciare lo spettro del fascismo che oggi riecheggia, come un eco di oppressione.
L’Italia sarà (e forse dovrebbe esserlo ancora di più) sempre grata ai suoi partigiani, alle sue partigiane e alla loro lotta: combattuta sempre appesi a un filo, nel rischio di essere scoperti e massacrati, sempre nascosti e nel silenzio, perché ”il bene si fa ma non si dice”.
È sul coraggio di questi uomini e di queste donne, che si fonda la nostra libertà. Un bene prezioso e da tenere stretto, per evitare che l’Italia scivoli di nuovo nell’ombra di un nuovo fascismo.
Perciò è importante comprendere a pieno il valore di questa giornata e dell’antifascismo, e noi vogliamo farlo con le parole di Sandro Pertini, egli stesso partigiano e amato Presidente della nostra Repubblica: “Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire.”