RAPPRESENTAZIONE 3A

2015

Tavole

Proseguendo dal teatro verso oriente e, per una distanza di circa 135m, precorrendo la strada attuale, si giunge, al lato settentrionale dell’Ara che Diodoro cita essere stata lunga uno stadio olimpico. Comprendendovi i membri dello zoccolo delle due testate, abbiamo trovato la lunghezza complessiva di 198,40m, la larghezza della testata settentrionale, compresa la sporgenza dello zoccolo, è di metri 21,80, e quella del lato meridionale è di metri 22,60. Tutto il nucleo dell’ara è ricavato dalla stessa roccia, sulla parte superiore dell’Ara esistono avanzi di pezzi squadrati, che dovevano fare parte del coronamento, del pavimento e dell’altare, il quale sovrastava il piano generale dell’Ara. Vicino all’angolo occidentale si nota distintamente l’ingresso e per mezzo di 5 gradini si penetrava in un piccolo vestibolo da cui a destra, dopo altri 4 gradini si perviene in un ambulatorio a rampa poco sentita, della larghezza di metri 3,85 ed è protetta dalla parte esterna e sino al piano dell’Ara da un parapetto ricavato dalla rampa. L'ingresso della rampa nord era fiancheggiato da due telamoni: restano i piedi di quello di destra. È possibile che all'altare appartenga anche la statua di satiro, anch'essa con funzione di telamone, trovata nei paraggi e conservata al museo di Siracusa (non è escluso però che essa appartenga al teatro, come l'altra rappresentante una menade. Dalla disposizione degli avanzi esistenti è certo che oltre l’altare, vi si doveva innalzare un corpo dal lato dell’ingresso attuale, sia sul prospetto di esso sia dalla parte interna ove sono le tracce di muri non posteriori all’edificio. La posizione dell’ingresso e quella del ceppo, all’altra estremità dell’Ara, ci fanno conoscere che il prospetto principale doveva essere al limitare della strada che veniva dal teatro e si prolungava verso la parte meridionale.

Nel 1950 in occasione dell’apertura delle nuove arterie stradali attorno al Teatro greco ed all’Anfiteatro Romano, il Comune di Siracusa occupò, per adibirla a cava di prestito di materiali terrosi necessari per colmare i viadotti delle erigende strade e particolarmente quello del Viale Paolo Orsi, la zona antistante all’ara di Ierone. La soprintendenza vide in questo movimento di terra l’occasione favorevole per esplorare un’area compresa tra monumenti archeologici di così alto interesse, quali il Teatro greco e l’Altare ieroniana. La campagna di scavo iniziò il 4 Dicembre 1950. Di fronte all’Altare si apriva una vasta piazza rettangolare, limitata per tre lati da portici, con evidente derivazione ed ispirazione delle Agorà ellenistiche particolarmente note per le città dell’asia minore. L'ampia piazza a ovest dell'altare era circondata su tre lati da un portico allungato, costituito da 14 colonne sui lati brevi e da 64 sul lato lungo; questo era interrotto al centro da un propileo. In mezzo alla piazza era una grande vasca, con al centro un basamento, probabilmente destinato a sostenere una statua. Un canale di drenaggio costruito in blocchi si distacca dalla vasca, attraversando il portico. Numerose cavità sulla superficie del piazzale erano probabilmente destinate a ospitare alberi: l'area era dunque occupata da un giardino. Il portico, che sostituisce una più antica strada incassata nella roccia (nella quale erano ricavate numerose nicchie votive), fu aggiunto all'altare in un secondo tempo (forse in età augustea). Ignoriamo a quale divinità fosse dedicato l'altare, che è il più grande conosciuto del mondo greco. Si è pensato a Zeus Eleutherios (« liberatore »), al quale, dopo l'espulsione nel 466 dell'ultimo dei Dinomenidi, Trasibulo, fu dedicata una statua colossale, in onore del quale veniva celebrata la festa delle Eleutheria, con il sacrifìcio di 450 tori (Diodoro, XI 72, 2): le dimensioni del sacrificio spiegherebbero quelle dell'Ara.

THYSIAI

Le Thysiai, che entro fossette incavate nel suolo attorno al recinto dell’Altare, formanti altrettanti piccoli nuclei di arule nei cui fuochi di volta in volta accesi si purificavano le offerte, furono esposti dalle mani pietose dei fedeli e religiosamente ricoperti da uno straterello di terra, nella stessa età di Ierone II e nel periodo immediatamente a lui successivo. Queste thysiai si sono trovate numerosissime nella zona settentrionale dell’Ara, conservate al piano antico di calpestio degli ambulacri che la circondano, lungo una fascia addossata al perimetro del recinto e svolgentesi per una lunghezza di 6m circa, nel tratto all’ingresso settentrionale. Ogni fossetta di thysiai conteneva due vasetti, l’uno sovrapposto all’altro, una o due lucernette acrome e talvolta una monetina di bronzo.

PINAX

I pinakes, al singolare pinax (in greco πίνακες, singolare πίναξ), sono dei quadretti votivi in terracotta, legno dipinto, marmo o bronzo tipici dell'antica Grecia. In Magna Grecia furono prodotti tra il 490 e il 450 a.C. principalmente nelle poleis di Locri Epizefiri, Medma e Hipponion. Altri pinakes sono stati ritrovati in Sicilia.