Sul modello della gita a Venezia di dicembre 2024, vorrei proporre una gita a Firenze per l'inverno 2025. I vantaggi sono gli stessi - prezzi accessibili di buoni alberghi, scarso affollamento di (altri) turisti, sia nei luoghi di vista che nei ristoranti. Si tratterebbe di tre giorni/due notti infrasettimanali, o a fine novembre o a metà dicembre 2025.
Gli obiettivi principali sarebbero i seguenti:
Visitare gli Uffizi e percorrere il Corridoio Vasariano, quest'ultimo riaperto il 21 dicembre 2024 dopo otto anni di restauri.
Visitare alcune case museo. Sono luoghi in un certo senso minori, e certo meno frequentati, rispetto agli Uffizi, alle Gallerie dell'Accademia, ecc., ma ognuno di essi ha un suo fascino speciale.
Dalla voce di Wikipedia
Il Corridoio Vasariano fu realizzato in soli nove mesi per volere dell'allora duca Cosimo I de' Medici nel 1565 su progetto dell'architetto Giorgio Vasari, che già aveva iniziato il cantiere del palazzo degli Uffizi. L'opera fu commissionata in concomitanza del matrimonio tra il figlio del granduca, Francesco, e l'arciduchessa d'Austria Giovanna d'Austria.
L'idea del percorso sopraelevato era nata per dare opportunità ai granduchi di muoversi liberamente e senza pericoli dalla loro residenza al palazzo del governo, visto l'appoggio ancora incerto della popolazione verso il nuovo duca e il nuovo sistema di governo che aveva abolito l'antica Repubblica fiorentina, sebbene gli organi repubblicani fossero ormai solo simbolici da quasi un secolo.
Dal una pagina del sito degli Uffizi
Chiuso nel 2016 per consentire l’adeguamento alle norme di sicurezza, è stato interamente restaurato (l’ultimo intervento risale agli anni Novanta) e [a partire dal] 21 dicembre [2024 è] di nuovo accessibile con un biglietto speciale: si entra dagli Uffizi, si cammina sopra Ponte Vecchio e si esce dal Giardino di Boboli. Lungo circa 750 metri, fu realizzato dall’architetto Giorgio Vasari nel 1565: i regnanti lo usavano per raggiungere Palazzo Vecchio dalla loro reggia di Pitti indisturbati e senza correre rischi per la loro incolumità.
Da un'altra pagina del sito degli Uffizi
Per accedere al Corridoio Vasariano è necessario essere in possesso di un titolo di accesso alle Gallerie delle Statue e delle Pitture.
[Il biglietto per la] Galleria delle Statue e delle Pitture con supplemento Corridoio Vasariano (costo € 47,00) [permette] agli interessati di entrare 2 ore prima alla Galleria delle Statue e delle Pitture per consentirne la visita prima di accedere al Vasariano; non sarà infatti possibile rientrare agli Uffizi una volta iniziato il percorso nel Corridoio (il percorso si svolge in un unico senso dagli Uffizi a Palazzo Pitti).
In una pagina del 2019, il progetto del restauro, nel frattempo completato.
Sarà senz'altro necessario prenotare per tempo.
Il percorso del corridoio vasariano tratto dal sito ilturista.info
Firenze ospita una serie di case museo, alcune delle quali potremo visitare durante la nostra gita.
Dalla voce di Wikipedia
Il Museo Horne in via de' Benci 6 a Firenze è un museo minore della città, che ricostruisce alcuni ambienti di una tipica abitazione fiorentina antica, con numerosi pezzi d'antiquariato, sculture e soprattutto una notevole collezione di dipinti su tavola del Tre e Quattrocento.
Fondato dal lascito di Herbert Percy Horne, uno storico dell'arte inglese che visse buona parte della sua vita a Firenze in questa dimora, accumulandovi le sue collezioni iniziate fin dal 1894, il museo testimonia sia l'arte e la vita quotidiana di questa città a cavallo fra medioevo e Rinascimento, sia il corso del mercato antiquario della fine dell'Ottocento (quando si formarono ancora alcuni dei grandi musei mondiali, grazie al fatto che ancora circolassero sul mercato veri capolavori), sia l'amore per Firenze della comunità inglese, che in quel periodo arrivò a contare una larga parte della popolazione, ridisegnando un'immagine romantica per la città e proteggendone il patrimonio artistico, minacciato dall'epoca del cosiddetto Risanamento.
Dal sito del Museo
Nel cuore di Firenze, luogo-simbolo della cultura e dell’arte del Rinascimento, il Museo Horne si propone come uno spazio in cui rivivere il passato e scoprire usi, costumi e arte della città tra Quattro e Cinquecento.
Dalla voce di Wikipedia
Nato dalle collezioni di Frederick Stibbert (1838-1906), un inglese di madre toscana che qui alla fine dell'Ottocento aveva restaurato e ingrandito la piccola Villa Montughi appartenuta alla famiglia Davanzati creando la sontuosa villa di famiglia, è uno dei più interessanti esempi di eclettismo ottocentesco nonché una celebre dimostrazione di amore verso la città della nutrita comunità inglese che alla fine dell'Ottocento rappresentava una discreta fetta della popolazione cittadina.
Stibbert infatti, arricchitosi con il business ferroviario nella madre patria inglese, si era poi stabilito a Firenze e alla sua morte donò la villa, il parco e le collezioni alla città, facendo così nascere un'importante fondazione che aprì la casa al pubblico, analogamente ad altre case museo come il Museo Horne, il Museo Bardini o Palazzo Davanzati.
Dal sito del museo
Il progetto di Stibbert si articolò nel corso degli anni. Già al suo rientro a Firenze dopo gli anni della scuola iniziò la costituzione delle raccolte di armi e armature; col tempo si affiancarono i costumi, la quadreria, gli arazzi, gli oggetti di arredo e di arte applicata nel desiderio di documentare tutti i settori in cui le modificazioni del gusto e lo sviluppo delle tecniche produttive stimolavano la realizzazione di oggetti d'arte.
Attualmente l'intera collezione è costituita da oltre 36.000 numeri di inventario (per circa cinquantamila oggetti), per la maggior parte esposti, frutto del nucleo originale lasciato da Stibbert alla sua morte ma incrementato da vari doni e acquisti posteriori.
Di I. Sailko, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
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Palazzo Davanzati è un edificio storico del centro di Firenze, situato in via Porta Rossa 9 e affacciato sull'omonima piazza Davanzati. All'interno ospita Museo di Palazzo Davanzati, nato come Museo della Casa fiorentina antica.
Il palazzo rappresenta un ottimo esempio di architettura residenziale fiorentina del Trecento, costruito verso la metà del secolo dalla famiglia Davizzi, mercanti benestanti dell'arte di Calimala (o dei Mercantanti). Fu residenza degli Ufficiali della Decima (l'ufficio che raccoglieva le denunce delle proprietà private per l'applicazione delle tasse), poi passò nel 1516 ai Bartolini, e da questi fu venduto nel 1578 a Bernardo Davanzati, famoso storico e letterato, la cui famiglia si estinse nel 1838.
Dal sito del Museo
Palazzo Davanzati fu costruito nel Trecento dalla famiglia Davizzi, mercanti e banchieri fiorentini. Passato ai Davanzati, fu acquistato e restaurato all'inizio del Novecento da Elia Volpi, che lo trasformò nella viva testimonianza della vita e degli agi delle antiche famiglie signorili, all'interno di una magnifica e singolare casa medievale di Firenze.
Palazzo Davanzati è un raro esempio di dimora fiorentina del Trecento, momento di passaggio tra la casa-torre medievale e il palazzo rinascimentale, nel quale è ancora possibile ammirare gli ambienti dipinti in epoca medievale, come la Sala dei Pappagalli, la Camera dei Pavoni o quella della Castellana di Vergy, sulle cui pareti è narrata la vicenda tratta dall’omonimo poema cavalleresco francese del XIII secolo.
Costruito dalla potente famiglia di mercanti e banchieri dei Davizzi e in seguito residenza dei Davanzati, nei secoli subì alterne vicende. Salvato grazie all’Associazione per la Difesa di Firenze Antica dal rischio di essere abbattuto nel XIX secolo, nel 1904 fu acquistato e restaurato da Elia Volpi che ne fece la vetrina della sua attività di antiquario, divenendo celebre a livello internazionale come Museo della Casa Fiorentina Antica. Acquistato dallo Stato nel 1951, fu aperto al pubblico con l’esposizione di oggetti provenienti dalle collezioni delle Gallerie fiorentine, cui si aggiunsero donazioni di maioliche e arredi e la collezione di merletti e ricami.
Il Museo conserva pezzi eccezionali come la Coperta Guicciardini, raro manufatto realizzato in Sicilia nella seconda metà del Trecento con la tecnica del trapunto, che raffigura l’antefatto del poema epico medievale di Tristano e Isotta. Da non perdere anche i Trionfi di Giovanni di ser Giovanni detto Lo Scheggia, le tre tavole con le storie di Andromeda e Perseo del Maestro di Serumido e l’armario cinquecentesco di manifattura senese dipinto a grottesche.
Di I. Sailko - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35638213
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Il Palazzo Martelli a Firenze si trova in via Zannetti, già via alla Forca, nei pressi del bivio con via Cerretani (bivio chiamato anticamente Forca di Campo Corbolino). È sede del Museo di Casa Martelli, casa-museo che mostra la stratificazione delle testimonianze depositate dalla famiglia nobile nei secoli. Il percorso espositivo attraversa una pregevole quadreria (opere Piero di Cosimo, Luca Giordano, Domenico Beccafumi ed altri) in cui si trovano anche sculture e arredi di epoca sette-ottocentesca.
Dal sito del Museo
Nascosta nel centro di Firenze, Casa Martelli accoglie i visitatori con il suo ingresso illusionistico, i salotti e i saloni degli appartamenti invernali, la piccola ma preziosa quadreria al piano nobile, e le grandi stanze estive al piano terra trasfigurate in un vasto paesaggio e in un ameno pergolato, restituendo ancora oggi la suggestione dello svolgersi, fra il XVIII e il XIX secolo, della vita domestica di un’illustre famiglia patrizia fiorentina.
Casa Martelli è stata dal Seicento residenza della famiglia che, a partire dal Quattrocento, ebbe potere e prestigio a Firenze grazie agli stretti legami con la famiglia Medici, sia nella gestione degli affari bancari sia per i comuni interessi nel campo delle scienze e delle arti.
Giunta in dono allo Stato nel 1998, fu abitata fino a pochi anni prima dagli ultimi discendenti del casato, ed è stata aperta al pubblico nel 2009. Casa Martelli conserva perciò l’atmosfera degli antichi ambienti domestici di una famiglia nobiliare, secondo le caratteristiche date all’edificio dall’importante intervento di ristrutturazione iniziato nel 1738 dall’architetto Bernardino Ciurini.
Al primo piano un circuito di sale di rappresentanza, affrescate da pittori tardobarocchi come Vincenzo Meucci e Tommaso Gherardini, ospita una piccola quadreria in cui spiccano l’Adorazione del Bambino di Piero di Cosimo, due tavole del Beccafumi, due grandi tele di Luca Giordano e Salvator Rosa. Dal palazzo provengono anche importanti opere di Donatello, fra cui il famoso San Giovannino, e il grande stemma Martelli oggi attribuito a Desiderio da Settignano, entrambi al Museo Nazionale del Bargello.
All’inizio dell’Ottocento risalgono invece gli appartamenti estivi del piano terra, dei quali si possono visitare due singolari “gioielli” del palazzo: la “sala boschereccia” dipinta da Niccolò Contestabili rivestendo le pareti di un romantico paesaggio boschivo e con una vasca da bagno decorata a rovine, e il giardino d’inverno, o “bersò”, dipinto a trompe-l’oeil da Gaetano Gucci con una leggiadra loggia a pergolato.
Affresco il Parnaso con le Muse
Giardino d'inverno
Le immagini sono tratte dalla pagina Palazzo Martelli a Firenze, la casa-museo di un’antica famiglia fiorentina di Viaggiatrice Curiosa
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Rodolfo Siviero è stato ministro negli anni '50, ma il suo più grande merito, al quale la sua memoria è maggiormente legata, fu quello di detective dell'arte che restituì al nostro paese molte importanti opere d'arte trafugate illegalmente durante la seconda guerra mondiale.
Alla sua scomparsa nel 1983 donò la sua casa con la collezione di opere d'arte e la sua biblioteca alla regione Toscana, che aprì i locali al pian terreno come casa-museo. L'abitazione, di per sé interessante, fu realizzata da Giuseppe Poggi, l'artefice principale del risanamento ottocentesco della città.
Fra le opere migliori alcune statue lignee policrome risalenti al Quattrocento, dipinti a fondo oro, terrecotte, bronzetti, reliquiari e mobilio antico. Sono presenti anche opere di artisti a lui contemporanei e a cui era legato con rapporti di amicizia (Ardengo Soffici, Giorgio de Chirico, Pietro Annigoni, Giacomo Manzù).
Dal sito del museo
Casa Siviero è il museo che conserva gli ambienti, gli arredi e le opere d’arte legati alla Regione Toscana nelle volontà testamentarie di Rodolfo Siviero, il cosiddetto 007 dell’arte che dedicò la sua vita a riportare in Italia il patrimonio culturale illegalmente trafugato dal nostro paese.
Si trova sul Lungarno Serristori in un villino in stile neo-rinascimentale costruito negli anni Settanta del XIX secolo. Dopo vari passaggi di proprietà la casa fu acquistata nel 1919 dalla famiglia Castelfranco-Forti che ne fece un salotto culturale frequentato da personaggi come De Chirico e Savinio. Durante l’occupazione tedesca fu la base operativa del gruppo di partigiani che, sotto la direzione di Rodolfo Siviero, cercava di contrastare la razzia di opere d’arte da parte dei nazisti. Siviero lo acquistò al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Le opere qui conservate non sono quelle recuperate da Siviero nel suo lavoro. Sono invece quelle da lui acquistate privatamente per soddisfare il suo piacere di collezionista, amatore delle cose belle.
La raccolta comprende materiale archeologico di epoca etrusca e romana, dipinti e sculture di epoca medievale rinascimentale; mobili, ceramiche, arredi domestici ed ecclesiastici dal tardo medioevo all’Ottocento e un importante nucleo di opere novecentesche che Siviero acquistò da artisti suoi amici come De Chirico, Soffici, Manzù, Annigoni.
Gli ambienti mantengono lo spirito che lo stesso Siviero volle dare alla sua casa-museo per arricchire il patrimonio culturale fiorentino, sull’esempio di Horne, Bardini e Stibbert. Le stanze piene di suppellettili di epoca diversa, fanno comprendere la profonda passione di Siviero per l’arte. La stessa passione con la quale egli svolse il compito di riportare in Italia ciò che era stato sottratto al patrimonio culturale nazionale. Ed inoltre l’aspirazione di Siviero di essere ricordato non solo come agente segreto dell’arte ma anche come uomo di grande cultura e profondo conoscitore di arte.
Una casa quindi da apprezzare per il valore delle opere che vi sono conservate, per il gusto antiquariale domestico in voga alla metà del Novecento, ma anche per il ricordo dei valori che ispirarono la vita di Siviero: la difesa, cioè, del patrimonio culturale come espressione inalienabile della identità di un popolo, il contrasto alla concezione nazista delle opere d’arte come trofeo da esibire nei musei e nelle case dei vincitori.
Di I, Sailko, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12131376
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Acquistato l'intero complesso negli anni settanta dell'Ottocento dall'antiquario Stefano Bardini, l'attuale palazzo fu eretto tra il 1881 e il 1883, su progetto dello stesso antiquario con la collaborazione dell'architetto Corinto Corinti, inglobando appunto la duecentesca chiesa con il suo convento. Tra le varie versioni del progetto, per quanto riguarda la facciata, si conservano due disegni che ipotizzano, il primo una decorazione a graffiti in sintonia con quanto propone l'antistante palazzo Torrigiani Nasi, il secondo nicchie predisposte ad accogliere statue. Nella costruzione Bardini reimpiegò pezzi architettonici ed elementi strutturali e decorativi di epoche diverse, acquistati sul mercato del tempo.
Negli interni si realizzarono sale di dimensioni tali da poter accogliere soffitti staccati da edifici antichi, ricomposte scale monumentali, creati ambienti con l'inserimento di frammenti antichi. Per quanto concerne la facciata, sempre nell'ottica del reimpiego di materiali antiquari, è da segnalare l'utilizzo delle edicole degli altari smantellati della chiesa di San Lorenzo di Pistoia adattati alle mostre delle finestre del primo piano, e l'inserimento sulla grande finestra posta in asse con il portone dello scudo con l'arme dei Cattani da Diacceto (al leone rampante), già fatto murare nel duomo di Fiesole da un vescovo della casata, e poi venduto con altri materiali a Bardini quando la chiesa fu, per così dire, restituita alla sua primitiva austerità.
Ne risultò alla fine un palazzo di aspetto grandioso, echeggiante la tradizione architettonica cinquecentesca, e comunque unico e singolare tanto da discostarsi dalla tradizione locale, quindi per lo più accolto dai cronisti e cultori del tempo con aspre critiche. Così, ad esempio, nel 1885 Pietro Franceschini poteva affermare che "in questa fabbrica non è parte che leghi con l'altra e che si ha un insieme fuori di ogni regola e grazia". Il complesso della proprietà Bardini era tuttavia molto più vasto: vi appartenevano tra l'altro il duecentesco palazzo Mozzi, anch'esso affacciato sulla piazza, l'edificio contiguò lungo via de' Bardi, il parco storico che si estende per quattro ettari sulle pendici del colle di Belvedere (detto poi giardino Bardini), con una magnifica vista, la villa Manarola, rimesse, laboratori, alloggi di servizio, sale di esposizione e depositi.
L'antico ingresso della galleria museo Bardini era in via San Niccolò 84, mentre attualmente è spostato dal lato opposto, su via dei Renai, dove il palazzo presenta invece un aspetto non decorato.
La ricchissima e variata collezione raccolta in questo palazzo (dipinti, sculture, mobili, ceramiche, arazzi, tappeti e via dicendo, dall'antichità al Barocco con una evidente predilezione per la stagione rinascimentale) fu donata al Comune di Firenze e musealizzata, in ossequio alle disposizioni testamentarie dello stesso Stefano Bardini, morto nel 1922. Aperto al pubblico nel 1925 con un allestimento curato da Alfredo Lensi, nel 1937 il museo fu ulteriormente arricchito con la collezione Corsi, costituita da oltre seicento opere dal XII al XIX secolo, donata nello stesso anno al Comune di Firenze dalla signora Fortunata Carobbi Corsi.
Di I, Sailko, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6940237
Dal sito del museo
Nel 1881 Stefano Bardini, ormai famoso e stimato proprietario di una raccolta favolosa, decise di crearsi un museo personale. Acquistò la chiesa e il convento duecenteschi di San Gregorio della Pace e li trasformò in un palazzo di gusto neoclassico, secondo la moda dell’epoca, con il chiaro intento di farne un vero e proprio edificio museale utilizzando anche pezzi di recupero e reperti monumentali: le grandi mostre delle finestre del primo piano sono composte rimontando gli altari tolti ad una chiesa pistoiese, e i soffitti e le architravi delle porte sono frutto dell’instancabile attività di raccolta di cimeli storico-artistici del Bardini.
Nelle sale del Palazzo, allestite dal Bardini come gallerie d’espozione, vennero raccolti sculture, dipinti, mobili, ceramiche, arazzi, armi e strumenti musicali. Inoltre l’edificio, concepito non solo come museo privato ma anche come sede di prestigiosa rappresentanza, ospitava una serie di locali adibiti a funzioni complementari al commercio antiquario: laboratori di restauro, magazzini e depositi per i materiali, il laboratorio fotografico, utilizzato, con buoni risultati, da Bardini stesso e grazie al quale disponiamo oggi di un preziosissimo archivio di immagini.
Negli ultimi anni della sua vita decise di lasciare alla sua città di adozione una galleria d’arte, ‘per l’affetto’ che lo legava a Firenze ‘e per dimostrare il culto’ che aveva ‘sempre nutrito per la sua storia artistica’, come scrisse nel suo testamento due giorni prima di morire, nel settembre del 1922.
All’ultimo piano di Palazzo Bardini, si trova dal 1939, anche la collezione di dipinti appartenuta ad Arnaldo Corsi, dove furono esposti 611 dipinti, distribuiti in dodici sale, insieme ad un numero molto limitato di arredi, una collezione eterogenea di settecento dipinti di diversa scuola e provenienza e delle epoche più disparate. Una collezione di grandissimo valore, anche come testimonianza del gusto e del collezionismo a cavallo dei secoli XIX e XX.
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Palazzo Bartolini Salimbeni è un edificio storico del centro di Firenze, situato in piazza di Santa Trinita 1 (lungo via Tornabuoni davanti alla colonna della Giustizia) angolo via Porta Rossa 107r e via delle Terme 18.
Opera di Baccio d'Agnolo, segnò un punto di svolta nell'architettura residenziale cittadina, i cui spunti, sebbene in un primo momento fortemente criticati, vennero poi ampiamente riutilizzati e sviluppati nei secoli successivi.
Dal 2018 ospita la Collezione Roberto Casamonti, un allestimento museale dedicato all'arte moderna e contemporanea dalla fine del XIX secolo ai tempi odierni.
[...]
L'edificio segnò una svolta nell'edilizia civile fiorentina, ispirato com'è allo stile 'alla romana' del Cinquecento, pregno di ornati ed elementi classici nel rilievo delle colonne ai lati del portone, nei timpani triangolari, nelle membrature sporgenti che creano zone di ombra e di luce. Già Giovanni Cinelli ne riconosceva in questo senso il primato, dicendolo "il primo palagio, che si facesse con architettura tanto ornata", aggiungendo poi, sulla scorta delle notizie fornite da Giorgio Vasari: "e per beffare l'architetto, vi fu di notte appiccato filze di frasche, come alle chiese per le feste far si suole. Ma il tempo, che seco la verità conduce, e scuopre, ha fatto di poi conoscer sua bellezza".
La foto è di Sailko - Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=113000826
[...]
Durante la sua lunga attività di gallerista titolare di "Tornabuoni Arte", Roberto Casamonti ha collezionato opere dei maggiori maestri italiani e internazionali dell'arte del Novecento, con qualche inclusione di grande pregio anche nel XIX e nel XXI secolo.
La collezione, presentata al pubblico per la prima volta nel 2018, è composta di due sezioni cronologicamente ordinate ed esposte a rotazione nel piano nobile di palazzo Bartolini Salimbeni:
la prima dalla fine dell'Ottocento agli anni sessanta del Novecento (con artisti quali Giovanni Fattori, Giovanni Boldini, Giacomo Balla, Gino Severini, Carlo Carrà, Mario Sironi, Giorgio De Chirico, Giorgio Morandi, Max Ernst, Paul Klee, Pablo Picasso, Georges Braque, Fernand Léger, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Alberto Burri, Andy Warhol);
la seconda dagli anni sessanta ai giorni nostri (lavori di Michelangelo Pistoletto, Mimmo Paladino, Mario Merz, Alighiero Boetti, Joan Mirò, Yves Klein, Antoni Tapies, Christo, Luigi Ontani, Gilbert & George, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Anish Kapoor, Bill Viola, Maurizio Cattelan, Marina Abramovich).
Dall'Introduzione al sito di Roberto Casamonti:
Con sincera soddisfazione inauguro il Percorso espositivo Casamonti per condividere con il pubblico i passaggi più significativi di una traiettoria umana e professionale disegnata negli anni e testimoniare così la personalissima latitudine della mia dedizione per l'arte. Il Percorso espositivo ricalca - dunque - il tragitto che, ha segnato la mia maturazione umana e artistica.
Muovendo dalla mia giovinezza e lasciandomi guidare solo dalle emozioni del momento, ho amato e selezionato opere per me speciali. Ha preso così corpo, e oggi trova dimora, un Percorso espositivo rapsodico, in cui a brillare sono le differenze e le distanze, testimonianza della mutevolezza delle emozioni e della condizione umana. E allora si procede tra dipinti e sculture, dialogano tra loro autori viventi e mostri sacri non più tra noi, si incontrano opere dei primi anni del Novecento e opere contemporanee, si misurano la creatività italiana e l'ispirazione internazionale. La natura proteiforme del Percorso espositivo consente di proporre al pubblico perimetri cangianti, suggestioni sempre nuove, riferimenti in divenire.
Naturalmente, in sede editoriale, è stato necessario dare un pur magmatico ordine al Percorso espositivo. La soluzione prescelta - in realtà l'unica in qualche modo plausibile - è quella di allestire le opere seguendo un filo cronologico, raggruppando le opere in due sezioni: la prima, dagli inizi del XX secolo fino agli anni Sessanta; la seconda dagli anni Sessanta sino alla contemporaneità.
Questo articolato panorama visivo è reso ancor più ampio e seducente dal contributo fornito dai miei famigliari e dai tanti amici che hanno coltivato, ciascuno secondo le proprie preferenze e inclinazioni, la mia stessa passione per l'arte e il suo potere salvifico. Questo progetto dunque è cresciuto e continua a crescere grazie alle opere che di volta in volta mettono a disposizione, con effetti non di rado sorprendenti. Ho pensato - trovando il conforto di tutti coloro che vi partecipano - di voler condividere questo progetto con la mia amata Firenze, da sempre emblema dei valori di cui l'arte è portatrice. Sono invero fortemente convinto del potenziale educativo dell'arte, in grado di strutturare ed educare il pensiero, l'animo e la consistenza del nostro vivere. Questo Percorso è la nostra risposta al quesito di Dostoevskij: sì, la bellezza sublimata dall'arte è in grado di salvare il mondo.
Sin dal primo momento ho desiderato che il Percorso si snodasse in un contesto architettonico in grado di magnificare la bellezza e la storia di Firenze. Il piano nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni risulta a questo scopo quanto mai adatto; l'edificio, considerato uno tra i più belli e noti della nostra città, venne costruito nel 1520 da Baccio d'Agnolo e si colloca in un punto focale del centro storico di Firenze, offrendo da Piazza Santa Trinita il passo a via Tornabuoni. Luogo quest'ultimo che sento affettivamente vicino, in quanto proprio in questa strada, nel 1981, inaugurai la mia prima galleria che da essa prese il nome. E' mia vivissima convinzione che questa circolarità, che nel ritorno definisce la mia storia e disegna il mio percorso umano e professionale, possa rappresentare spinta e motivo di ispirazione per gli amanti dell'arte, alla ricerca di nuove declinazioni del bello e del modo di raccontarlo: questo l'obiettivo che l'Associazione perseguirà, a partire dal Percorso espositivo, coltivando il linguaggio vivo dell'arte.
Palazzo Bartolini Salimbeni è chiamato a custodire tra le sue antiche mura il silenzioso dialogo tra le arti, la nostra storia e la Storia.
Uffizi e Corridoio Vasariano € 47,00, chiusi lunedì e martedì
Museo Horne € 7,00 intero € 5,00 ridotto (over 65, FAI, ecc), chiuso il mercoledì e i giorni festivi infrasettimanali
Museo Stibbert € 10,00, chiuso il giovedì
Palazzo Davanzati € 6,00, chiuso il lunedì
Casa Martelli € 0,00, aperta solo il martedì pomeriggio e il sabato mattina
Casa Siviero è al momento (gennaio 2025) chiusa "per lavori di restauro e riqualificazione", vedremo più avanti
Museo Bardini € 7,00, chiuso martedì, mercoledì e giovedì
Collezione Roberto Casamonti € 12,00 intero € 10,00 ridotto (over 65, FAI, ecc), chiuso domenica e lunedì
Nel caso foste fin d'ora interessati a questi aspetti, diciamo così, pratici, dopo quella di Venezia, si potrebbe ripetere l'esperienza di un NH. Io mi sono trovato bene in una precedente occasione all'NH Firenze (mappa, sito), che si trova sul Lungarno a 1200 m (17 minuti a piedi) dalla Stazione di Santa Maria Novella, e a 1700 m (23 minuti a piedi, una passeggiata sul Lungarno) dagli Uffizi.
Proprio accanto all'Hotel c'è l'ottimo ristorante Borderline, e poco più in là diversi posti di cucina toscana