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Francesco Caracciolo

già prof. ord. dell’università di Messina


Alcuni articoli di Francesco Caracciolo

Il Pavido Che Preferisce Suicidarsi

di Francesco Caracciolo



La prima immigrazione in Italia giunse soprattutto dall’Oriente negli ultimi decenni del Novecento. I barconi e gli sbarchi provenivano specialmente dall’Albania. Tanta gente straniera che arrivava era una sorpresa e destò allarme nella popolazione. Dopo tante riflessioni, politici, ministri, opinionisti concludevano che gli sbarchi erano molti, le coste lunghe migliaia di miglia e l’Italia da sola non poteva impedire il numeroso e crescente afflusso di disperati in cerca di riparo e di fortuna. Politici e dirigenti italiani spiegavano che per bloccare gli sbarchi doveva intervenire l’Europa, la Ue, perché era evidente che l’Italia da sola non poteva farcela. All’inevitabile accoglienza seguirono tre leggi e il capestro Dublino, ideati da ministri e politici come Martelli, Napolitano, Bossi, Maroni. Gli sbarchi continuarono e andarono sempre più aumentando. Ministri e politici continuarono a ripetere che l’Italia da sola non poteva farcela a impedire gli sbarchi e che doveva intervenire l’Europa. Questo ritornello lo ripeterono sempre, lo stesso, invariato: l’Europa deve intervenire. Ma l’Europa non interveniva e faceva orecchie da mercante avendo gli stessi guai in casa dei suoi membri. E non intervenne mai, anche se suoi rappresentanti facevano vaghe promesse. O meglio, fece finta di intervenire prendendo blandi e fallimentari provvedimenti, come Mare Nostrum e Operazione Triton, quando gli sbarchi crebbero a dismisura e si spostarono sulle coste tirreniche provenienti dall’Africa. Anche allora ministri e politici italiani continuarono a ripetere che l’Europa doveva intervenire. E l’Europa finalmente si mosse: nell’ottobre 2013, dopo un naufragio, il commissario per gli affari interni dell’Unione Europea, Cecilia Malmström, si recò in Sicilia, visitò, osservò, discusse e promise mare e monti. Alle sue promesse non seguì alcunché, nulla. Gli Italiani continuarono ad auspicare l’intervento dell’Europa. Dopo oltre 25 anni di speranze e auspici, il governo italiano riesuma un vecchio progetto di inviare, insieme con l’Europa, aiuti agli Stati africani per indurli a impedire l’esodo dei loro abitanti verso l’Italia. Questi progetti, questi auspici avranno esiti lontani, se li avranno, di là da venire. Vecchia, quasi trentennale, è l’attesa dell’intervento, dell’auspicato aiuto dell’Europa. E dopo tanta attesa di tanti decenni, il governo italiano invita la presidente della Commissione europea, von der Leyen, a visitare Lampedusa per rendersi conto del disastro, come se per misurare l’entità del disastro, fosse necessario vederlo da vicino. La von der Leyen venne a Lampedusa, visitò, osservò, discusse e promise, come nel 2013 era venuta, aveva visitato e aveva promesso la commissaria europea Malmström. Promise soluzioni drastiche. E certo il respingimento dei migranti al punto di partenza è l’unica soluzione efficace che finora è stata sperimentata. Non è del maggio 2009 il primo respingimento fatto al tempo del ministro Maroni con successo, anche se bocciato dall’Europa? Ma allora l’Italia è stata pavida, non proseguì continuando a respingere e cedette alle minacce dell’Europa. Fu spaventata dagli avvertimenti fatti dall’Europa del passo falso che avrebbe fatto violando le convenzioni internazionali concernenti i diritti umani. Ma l’Europa, l’Ue, poteva fare altro, allora e prima di allora? Doveva limitarsi ad avvertire e a disapprovare formalmente, mentre i suoi Stati membri dichiaravano il contrario e proibivano gli accessi e respingevano ognuno per conto suo. Gli avvertimenti e la formale disapprovazione dell’Europa non nascondeva forse un invito a fare da sé, come facevano i suoi Stati membri respingendo? Ma i politici italiani non furono tanto acuti da cogliere l’invito sottinteso. Furono invece pavidi e continuarono e continuano a chiedere e ad auspicare l’esplicito consenso e l’effettivo aiuto, l’impossibile intervento aperto dell’Europa.


Francesco Caracciolo

già prof. ord. dell’università di Messina

www.francescocaracciolo.it