PARLACI ANCHE TU BULLISMO
Siamo i referenti del bullismo e cyberbullismo dell'I.P.S.S.E.O.A. di Polignano A Mare. Siamo pronti ad ascoltarvi e a utilizzare questo blog in modo responsabile e consapevole per dar voce alle vostre storie. Pubblicheremo le vostre storie in anonimato.
a.s. 2018/2019
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La storia di Eva (nome di fantasia)
IL BULLISMO E LA MIA STORIA
Rido, perchè tutto ciò che ricordo di quel periodo sono le risate di chi mi stava attorno. Le elementari le trascorsi tra una risata e l'altra.
Poi arrivai in quinta elementare e le medie mi furono descritte come un posto decisamente oscuro, dove rischiavi di essere ''mangiato'' dai professori.
Una cosa orribile, una sorta di girone dantesco.
Ritrovarmi faccia a faccia con Caronte non sarebbe stata una passeggiata, quindi c'era una sola cosa da fare: allearsi con qualcuno... ma niente. Cercai di relazionarmi nei modi più banali, magari chiedendo quale fosse la loro materia preferita oppure condividendo la mia merenda, ma tutto ciò non funzionò!
Rimanevo lì al mio banco, sola, senza che nessuno mi rivolgesse la parola.
Iniziarono, così a formarsi i primi gruppetti, in cui io più cercavo di farne parte più ne venivo buttata fuori.
Mi sentivo sempre gli occhi puntati addosso, ma nessuno diceva niente.
Poi iniziarono i primi scherzi: materiale scolastico che volava dalla finestra, libri nascosti...
Dagli scherzi si è passati alle prime parole, in realtà ai primi insulti.
Fu da lì che iniziai a credere a tutto ciò che mi dicevano: << fai schifo. Non sei degna di stare al mondo. Ma ti sei vista in faccia?! Levati, qui non c'è posto per te>>.
Poi iniziarono ad infastidirmi fisicamente spintonandomi contro il muro.
Era iniziato il mio tormento.
La cosa che mi fa più ridere è che a distanza di anni io mi chiedo ''perché?'' Mi chiedo perché proprio a me? Cosa c'entro? Cosa ho fatto? Forse per il mio atteggiamento, il mio fisico... in realtà non ne ho idea.
Tutti ridevano di me, non se ne salvava uno. Ci si sente come quando corri, corri talmente tanto da mancarti il fiato. E mi sentivo sempre così. Ma nessuno ci faceva caso... ero sola.
Mi sentivo così inutile che chiedere aiuto mi sembrava una pazza.
Le risate continuarono.
Non c'era un giorno in cui io non mi sentissi sola. Le loro risa erano diventate la colonna sonora delle mie giornate. E non smetteva mai di ronzarmi nella testa, non smetto mai di pensarci, me le ricordo come se fosse ieri. E poi un giorno arrivò la consapevolezza di essere una vittima, che la colpa non era tua. E voi dove eravate? Ridevate e vi giravate dall'altra parte. Fa tanto ridere sminuire le ferite degli altri. Fa tanto ridere non far sentire le persone all' altezza. Fa tanto ridere rendere una persona un ammasso di paure tanto da farle vivere con lo sguardo basso. A me non fa per niente ridere...
Eva
(nome di fantasia)