Estinzioni di massa dell'antropocene

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Molti di voi avranno sentito parlare di antropocene — ne ho scritto anch'io ultimamente (4) - ossia di questa vera e propria era geologica nella quale viviamo e il cui carattere predominante è dato dall’azione tellurica dell’attività umana. Ad esempio, l’uomo, attraverso la sua continua e irrefrenabile necessità di consumare, sta così profondamente incidendo sulle caratteristiche del pianeta da essere diventato la causa di una delle più terribili estinzioni di massa. Nella storia del nostro pianeta, per avere delle catastrofi di entità simile a quella in corso, sono stati necessari eventi apocalittici del tipo: asteroidi, eruzioni, inversioni del campo magnetico terrestre, supernove, innalzamenti o abbassamenti del livello degli oceani, glaciazioni e catastrofi simili. Eventi la cui periodicità è stata stimata oscillare fra i 30(5) e i 62(6) milioni di annie la cui causa è stata ipotizzata dipendere da circostanze quali le oscillazioni del piano galattico o il passaggio della Terra attraverso le braccia a spirale della Via Lattea(7). 

Attraverso la sua storia la Terra ha subito cinque estinzioni di massa ed un certo numero di estinzioni minori. Le cinque maggiori, identificate da Sepkoski e Raup in un noto lavoro del 1982(8), sono: 1) l’estinzione dell’Ordoviciano-Siluriano: fra 450 e 440 milioni di anni fa, si verificarono due eventi in grado di eliminare fra il 60% e il 70% di tutte le specie; rappresentano la seconda più grande delle cinque principali estinzioni nella storia della Terra in termini di percentuale di generi che si sono estinti; 2) l'estinzione del tardo Devoniano, durata forse intorno ai venti milioni di anni, durante i quali circa il 70% delle specie esistenti è scomparso; 3) l'estinzione alla transizione fra Permiano e Triassico, 252 milioni di anni fa, il più drammatico evento di estinzione che abbia mai colpito la Terra: fra il 90 e il 96% di tutte le specie esistenti furono spazzati via; 4) l'estinzione alla transizione fra Triassico e Giurassico, 201 Ma, durante la quale fra il 70 e il 75% di tutte le specie si estinse, e infine 5) l'estinzione durante la transizione fra Cretaceo e Paleogene (quella in cui si estinsero i dinosauri), 66 milioni di anni fa, in cui scomparve il 75% delle specie viventi. 

Oggi siamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa. Un evento di una portata tale che percepirne le conseguenze non è per niente facile. L'’odierno tasso di estinzione di specie del pianeta è inimmaginabile. Nel 2014, un gruppo di ricerca coordinato da Stuart Pimm della Duke University stimò il normale tasso di estinzione sulla Terra, prima dell’apparizione dell’uomo, pari a 0,1 specie estinte per milione di specie per anno (0,1 E/Msy), il tasso odierno sarebbe 1.000 volte superiore, mentre i modelli per il prossimo futuro indicherebbero un tasso di estinzione fino a 10.000 volte più alto del normale(9). Sono i numeri di un’apocalisse. Mai nella storia del pianeta, anche durante le più catastrofiche estinzioni di massa, si sono raggiunti tassi di estinzione così elevati e, soprattutto, compressi in un così impercettibile lasso di tempo. Le passate estinzioni di massa di cui si ha conoscenza, sebbene veloci, si sono sempre manifestate lungo un arco di milioni di anni. L'attività umana, al contrario, sta concentrando la sua letale influenza sulle altre specie viventi in una manciata di anni. L’intera storia dell’Homo sapiens inizia soltanto 300.000 anni fa, meno di un battito di ciglia per i tre miliardi e ottocento milioni di anni di età della vita. 

Coloro che si preoccupano di magnifiche specie vegetali come l’ailanto, la robinia, il penniseto ecc., a causa della loro capacità di sostituire le specie native dai propri territori, dovrebbero essere consapevoli che, in confronto all’invasività dell’Homo sapiens, la pericolosità di ogni altra specie, animale o vegetale che sia, è solo uno scherzo. 

A fine 2017, 15.364 scienziati di 184 paesi firmarono una dichiarazione dal titolo World Scientists’ Warning to Humanity: A Second Notice, in cui si affermava: «abbiamo scatenato un evento di estinzione di massa, il sesto in circa 540 milioni di anni, in cui molte forme di vita attuali potrebbero essere annientate o sulla via per l'estinzione entro la fine di questo secolo» (10). Si potrebbe essere tentati di infischiarsene. Molti, in cuor loro, magari pensano: abbiamo distrutto intere civiltà umane, perché preoccuparsi della scomparsa di un numero, seppur elevato, di specie animali e vegetali? Sopravvivremo tranquillamente. 

Credo che sia questo il pericolo maggiore: pensare che quanto stiamo facendo non riguardi direttamente la conservazione della nostra civiltà, non si parli nemmeno della sopravvivenza della nostra specie. Come potrebbe l’estinzione di piante, insetti, alghe, uccelli, mammiferi vari, influire sulla nostra sopravvivenza? Ok, è triste che i rinoceronti, i gorilla, le balene, gli elefanti, le banane, le foche monache, le lucciole, le violette si estinguano ma, alla fine, chi li ha mai visti? Viviamo in città. Per noi urbani, la natura è roba da documentari, niente a che vedere con noi. A noi interessa lo spread, il pil, l’euribor, il nasdag, sono queste le cose che possono far crollare la civiltà come la conosciamo. Sbagliato! Lo ripeto, è l’idea - talmente diffusa da essere diventata un luogo comune - che noi umani siamo fuori dalla natura che è veramente pericolosa. L’estinzione di un numero così elevato di specie, in un tempo così breve, è qualcosa le cui conseguenze non possiamo valutare, Scrive Rodolfo Dirzo, professore a Stanford ed esperto di interazione fra le specie: «I nostri dati indicano che la Terra sta vivendo un episodio enorme di declino ed estinzione, che avrà conseguenze negative a cascata sul funzionamento degli ecosistemi e sui servizi vitali necessari a sostenere la civilizzazione. Questo “annientamento biologico” sottolinea la serietà per l'umanità del sesto evento di estinzione di massa della Terra»(11). Ora, è vero che le cassandre non sono mai state simpatiche a nessuno, tuttavia si tende a dimenticare che Cassandra - l’originale -, la profetessa inascoltata, aveva ragione! Essere consapevoli del disastro che i nostri consumi stanno creando dovrebbe renderci tutti più attenti ai nostri comportamenti individuali, ma anche ‘arrabbiati verso un modello di sviluppo che, per premiare pochissimi, distrugge la nostra casa comune. 

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Note:

4 S.Mancuso, L'incredibile viaggio delle piante, Laterza, Bari-Roma 2018. 

5 D.M. Raup, J.}. Sepkoski Jr., Periodicity ofExtinctions in the Geologic Past, in «PNAS», 81 (3), 1984, pp. 801-805. 

6 R.A. Rohde, R.A. Muller, Cycles in Fossil Diversity, in «Nature», 434, 2005, pp. 208-210. 

7 M.Gillman, H. Erenler, The Galactic Cycle of Extinction, in «International Journal of Astrobiology», 7, 2008, pp. 17-26. 

8 D.M. Raup,].J. Sepkoski Jr., Mass Extinctions in the Marine Fossil Record, in «Science», 215, 1982, pp. 15011503. 

9 J.M. De Vos, L.N. Joppa, J.L. Gittleman, P.R. Stephens, S.L. Pimm, Estimating the Normal Background Rate of Species Extinction, in «Conservation Biology», 29, 2014, pp. 452-462. 

10 W.J. Ripple, C. Wolf, T.M. Newsome, M. Galetti, M. Alamgir, E. Crist, M.I. Mahmoud, W.F. Laurance, World Scientists’ Warning to Humanity: A Second Notice, in «BioScience», 67, 2017, pp. 1026-1028. 

11 G. Ceballos, P.R. Ehrlich, R. Dirzo, Biological Annihilation Via the Ongoing Sixth Mass Extinction Signaled by Vertebrate Population Losses and Declines, in «PNAS», 114, 2017, E6089-E6096. 


Tratto da: Stefano Mancuso, La nazione delle piante.