Contralti

In musica, il termine contralto designa sia la più grave delle voci femminili, sia la cantante che la possiede, sia il suo registro peculiare.
Tipo vocale molto raro, il contralto ha subito, dal
Seicento a metà dell'Ottocento, molti mutamenti, sia dal punto di vista dell'estensione che della tessitura. Secondo il più autorevole didatta dell'Ottocento, Manuel García figlio, la normale estensione del contralto operistico è convenzionalmente da individuarsi nelle due ottave abbondanti comprese tra il fa2 e il sol4,[1] ma tale estensione ha carattere puramente indicativo, non mancando certamente le incursioni sia verso la zona più acuta del pentagramma, sia, soprattutto in epoca barocca, verso quella più grave. Caso clamoroso fu quello del Farinelli, pur di solito indicato come soprano: in un'aria di tempesta del Medo ("Navigante che non spera"), "un Andante scritto in tessitura da contralto profondissimo", Leonardo Vinci, dopo aver collocato, cosa del tutto eccezionale, la coloratura tutta nella prima ottava (fa2-fa3), portò poi la voce del celeberrimo castrato addirittura al do2, nota tenebrosa per una voce bianca. In ogni caso, «la massima sonorità per una voce di contralto è stata fissata da alcuni teorici del nostro secolo[4] nell'ottava do3-do4, ma si ritiene che, in precedenza, la zona più sonora potesse essere il la2-la3 (o si2-si3)»