In questa sezione il sito raccoglie testimonianze, riflessioni e contributi della società civile e di coloro che intendono partecipare al dibattito pubblico sul disagio giovanile, sulle sue cause e sulle possibili proposte attuabili sul territorio di Parma e provincia.
Di seguito l'intervista rilasciata a Repubblica Parma da Fabio Vanni, Psicologo, psicoterapeuta, che lavora da oltre trent’anni nell’ASL di Parma e che recentemente ha aperto il https://progettosum.org/ occupandosi di adolescenti, giovani adulti, famiglie.
Di seguito un contributo scritto dell'educatore e sindacalista Ruggero Manzotti che riflette sulla precarietà del ruolo di educatore oggi, ovvero di colui che si dovrebbe occupare professionalmente a 360°gradi del mondo giovanile con interventi di prevenzione e di cura del disagio, fino alla promozione del protagonismo giovanile.
Un contributo scritto e illustrato da parte del giornalista Gianluca "Foglia" Fogliazza con riflessioni aperte sul tema delle baby gang.
Di seguito una lettera di una pediatra del nostro territorio, Enrica Cattani
Buongiorno,
penso sia fondamentale partire dalla scuola che rimane ancora per i nostri ragazzi, di qualsiasi estrazione sociale essi siano, il primo luogo di crescita intellettuale ed umana, soprattutto per chi dalla famiglia non può ricevere strumenti o risorse economiche.
Aumentare gli stipendi agli insegnanti, investire nella loro formazione
Permettere agli alunni di esprimere una valutazione sul loro operato (in Italia penso non succederà mai)
Attivare un serio percorso di incontri con psicologi che affianchino gli insegnanti e che facciano rete con le istituzioni sanitarie del territorio: NPI, pediatri o medici di famiglia, assistenti sociali, centri sociali dedicati ai giovani in modo da "segnalare" per poi avviare uno specifico percorso per i più fragili o semplicemente per chi in una fase della sua vita ha bisogno di aiuto.
Attivare progetti che escano dalla scuola e interessino il territorio (ci sono già, ma sono limitati e non strutturali a tutte le scuole)
Favorire partendo dalla scuola iniziative di incontro alternative alla "vasca in centro" : iniziative del sabato pomeriggio, cineforum, teatro, spettacoli organizzati dai giovani stessi per le vie e i parchi della città, eventi sportivi.
Nel periodo estivo..... La scuola non chiude ma prosegue usufruendo dell'aiuto di centri sociali, parrocchie, centri sportivi.....prima che finisca la scuola vengono proposte attività estive formative, di volontariato.. dove i ragazzi sono protagonisti.
Lo sport: altro grande aiuto per i nostri giovani, così sottovalutato. In adolescenza o fai uno sport agonistico o sei fuori dal circuito, è così, sperimentato con le mie figlie, ad una certa età o vai 3o4 volte a settimana e fai gare, partite oppure nessuno ti considera. Così abbiamo un tasso elevatissimo di abbandono, ragazzi che non fanno nessuna attività sportiva e si rinchiudono in casa o non fanno nulla, buttati lì tra le strade della città, mendicanti essi stessi di considerazione. Un problema anche da un punto di vista sanitario ovviamente con percentuali di obesità o sovrappeso in aumento.
Alle elementari corsi costosi che non tutti possono permettersi.
E torniamo alla scuola: corsi a prezzo democratico organizzati il pomeriggio, il sabato soprattutto per gli adolescenti, sia alle superiori che alle elementari,ogni scuola propone un'offerta formativa sportiva, come in molte scuole all'estero.
Qualche anno fa era stata attivata dall'ausl una bellissima iniziativa volta a contrastare il problema dell'obesità, si chiamava "bimbinforma" : il pediatra segnalava una situazione di importante obesità che veniva presa in carico da una equipe formata da un endocrinologo, uno psicologo, una nutrizionista e un allenatore sportivo . Fatta la valutazione veniva avviato un programma di attività sportiva in palestra ma anche di cammino insieme per la città con il progetto in futuro di una pet therapy. Dopo poco tutto è stato annullato, troppo costoso forse.... Ecco un esempio di lungimiranza andato in fumo.
Chi come me ha una certa età ricorda le colonie estive e qualche estate è probabile l'abbia trascorsa. Forse non sappiamo quanti non si possono permettere una vacanza costosa. Mi è rimasto impresso il racconto di una delle mie figlie in gita alle elementari, alcuni dei suoi compagni non avevano mai visto il mare, figurioci una pista da sci.....
Non sarebbe possibile riaprire le colonie ed organizzare centri estivi non nella nostra paludosa città, ma in un luogo sicuramente più adatto?
Insomma occorre investire e fare rete tra tutte le figure professionali che si occupano di queste problematiche.
Contributo di Alessandro Lupo, educatore
Abbiamo abbandonato la strada per cosa?
Cosa intendiamo per strada? La strada come percorso abitudinario per adempiere ai nostri doveri di cittadini?
Come tragitto per raggiungere dei luoghi particolarmente cari alle nostre vite?
Di solito il fine è lavoro, una libreria, un cinema, un luogo dove ripararsi dal freddo e bere una bevanda calda o fare un aperitivo tra amici. Questa è la rappresentazione della strada da parte dei cittadini di ogni città. Questa è la rappresentazione che gli adulti hanno voluto dare della strada. Un mezzo per raggiungere dei luoghi. La rappresentazione inevitabilmente ha portato ad una trasformazione del senso e del significato della strada: fluida, insicura, imparziale, esterna, fredda; luogo capace di proiettare le più intime paure dell’essere umano. Per definizione, ripercorrendo in memoria l’antropologia di Augè, un nonlieu.
La strada, per mia esperienza, non dovrebbe essere considerata solo come mezzo. Essa è un luogo a tutti gli effetti; forse non ne siamo consapevoli o facciamo finta di guardare mentre sfrecciamo sulla nostra utilitaria. Molti individui popolano la strada. Non solo soggetti in condizioni di fragilità. Soggetti il più delle volte legati ai margini perché portatori di una tossico dipendenza. Penso anche agli immigrati che popolano i parchi del Ducale, i binari della stazione e alcuni borghi del centro.
Cosa accomuna, questi luoghi vissuti? Quali relazioni si intessono per le strade? Quali attività, quali pensieri, quale ideale ripercorre l’uomo che frequenta la strada? Quali codici di condotta prevalgono e quali norme bisogna rispettare per farne parte?
La strada è abitata ed è sempre stata abitata da chi proviene dagli strati di popolazione dove, nel tempo, si sono radicate culture anticonvenzionali; in primo luogo, il mondo dell’Hip Hop. Individui che, non rispettando le convenzioni sociali delle città, perché automaticamente esclusi, si impegnano ad appartenere ad un gruppo di individui che tentano di scoprire, con le proprie risorse, se possiedono un talento, una ragione di vivere o semplicemente per sopravvivere. È così che, per i borghi di Parma scopriamo nuove rosticcerie, nuovi mercati alimentari dove acquistare cibo locale di altri paesi e dove vivere esperienze che non appartengono al mondo comune: spaccio, prostituzione ma anche sport come il cricket. Per le strade si scoprono nuovi mondi non
necessariamente devianti.
Ma non si radicano in strada solo soggetti fragili. Percorrendo per i borghi di Parma si può ammirare alcuni fotografi che peregrinano per cercare di trovare degli scatti assoluti; un Dandy elegante che con un rituale da protocollo cammina e percorre gli stessi schemi. Che dire quando si entra nella biblioteca civica? All’interno si trovano individui che popolano la strada e trovano nella biblioteca un posto dover poter coccolare la loro solitudine tra le presenze silenziose della gente.
Individui che avranno delle storie da raccontare senza destinarli.
Sul ponte di mezzo, puntualmente ogni mattina si può trovare un signore che porta in giro il suo gatto al guinzaglio e gli fa ammirare lo scorrere delle acque del torrente. La strada è popolata ed accoglie tutti quegli individui che non si riconoscono o non sono stati riconosciuti dalla gente che frequenta luoghi che sono stati progettati per il consumo effimero e sfrenato. Il denaro non discrimina, ma non accetta nemmeno le differenze. Un poeta della strada, Marracash, afferma in alcune sue liriche che non riusciamo ancora “a essere poveri, perché tutto è inclusivo a parte i posti esclusivi […]
E noi rincorriamo inconsapevolmente e senza umiltà questi posti esclusivi, cercando pace e tranquillità.
Per quel che riguarda il fenomeno delle baby gang, bisognerebbe per forza di cose cominciare a riparlare una lingua che non sia quella dell’accademia o dei circoli di lettura dove portare contributi sterili della realtà. Al servizio di questa causa potrebbero partecipare tutti: i ragazzi di strada in primo luogo, professionisti dell’educazione, del sociale, avvocati, medici, volontari del soccorso, studenti, genitori preoccupati, politici. Quello che conta è di cambiare punto di vista, sospendere temporaneamente i giudizi, sprofondare negli abissi e comprendere il fenomeno che è da sempre radicato nelle strade ma che ora è sotto gli occhi dei riflettori dei grandi media. Perché abbiamo finto di non vedere?
Il fenomeno è veramente considerato così incomprensibile dal mondo degli adulti? Gli stessi adulti che hanno contribuito a legiferare per promuovere iniziative di strada per contenere il disagio giovanile. Sono gli stessi adulti che legiferano e sistematizzano un ordine sociale. Come sia possibile che gli adulti ora sono spaventati dagli effetti delle loro scelte? Mi rispondo consolandomi che non è stato fatto abbastanza dal mondo degli adulti e trovo pace nel leggere gli ultimi versi di una poesia di Majakovskij:
non rinchiuderti, Partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada.