Tutto ha inizio alla fine degli anni ’70 in provincia di Napoli, dove un bambino di nove anni scopre la via delle arti marziali. Non è il karate, ma il jiu-jitsu ad accendere la scintilla nel cuore del piccolo Biagio. Una passione silenziosa e profonda, coltivata con dedizione anche quando, diciottenne, si arruola nell’Aeronautica e viene trasferito al Nord Italia.
Anche nel Piacentino, Biagio non smette mai di allenarsi. Percorre chilometri per trovare maestri, dōjō, opportunità. Si sposta fino a Genova pur di restare fedele a quell’arte che lo aveva scelto da bambino. Ma i sogni, a volte, devono attendere: tra turni, spostamenti e luoghi troppo piccoli per grandi visioni, l’idea di aprire una sua palestra sembra difficilmente realizzabile.
Poi arriva il karate. Una nuova disciplina, ma con radici e valori affini. Biagio ne viene conquistato. Intuisce che forse quella è la via giusta per realizzare ciò che da sempre desiderava: un dōjō tutto suo.
Negli anni ‘90, diventa una figura rispettata nel mondo del karate locale. E finalmente, nel 1999-2000, a Caorso (PC) – un piccolo paese di appena 5.000 anime – apre la sua prima palestra. Nonostante le difficoltà, i pochi iscritti, la strada è tracciata.
Nel 2004, due nuovi allievi entrano sul tatami: i suoi figli, cresciuti tra kata, kumite e sogni, diventano i suoi più fedeli compagni di viaggio. Il dōjō non è più solo un progetto personale: diventa una missione di famiglia.
Nel 2012, il sogno si amplia. Cremona apre le sue porte. Il tessuto urbano offre nuove possibilità, e Biagio – con l’aiuto dei figli – pianta un nuovo seme. Ma il vero momento di svolta arriva nel 2016, quando i tre – padre e figli – trovano uno spazio abbandonato in via dei Tigli: un ex archivio documentale. È lì che, mattone dopo mattone, asse dopo asse, nasce il vero cuore del progetto. Nasce Niten.
"Niten" è un nome carico di significato.
Nel Giappone dei samurai, Miyamoto Musashi, leggendario spadaccino, sviluppò uno stile unico: il Niten Ichi-Ryū, la scuola delle due spade. Non solo tecnica, ma filosofia: due armi, due energie, due forze in armonia.
Nel Dōjō Niten, quelle due spade sono i due fratelli, cresciuti sotto la guida del padre, oggi maestri e custodi di un’eredità viva.
Ma Niten è anche simbolo di protezione: in Giappone, “Niten” viene usato per indicare i due leoni guardiani posti ai templi, simbolo di forza e vigilanza. Due fratelli, due custodi, a difesa degli ideali tramandati e di un luogo speciale: il Dōjō.
Anko "Niten Dōjō Karatedo Gakuin - Shōtōkan Ryū"
E in fondo, Niten rappresenta tutto questo:
Due figli, due sentieri intrecciati in uno solo; un padre, una vita dedicata alle arti marziali; una struttura costruita insieme, con le mani, il sudore, l’anima…un sogno condiviso.
Oggi, Niten non è solo una palestra.
È una casa per chi cerca una via, un cammino di crescita, rispetto e dedizione.
Nel nostro dōjō non ci limitiamo a insegnare tecniche di combattimento: formiamo prima di tutto la persona.
Il karate Shōtōkan è un percorso di crescita interiore, fondato su principi etici e morali che accompagnano ogni allievo dentro e fuori dal tatami.
Ogni lezione è guidata dai Dōjō Kun 道場訓,
i cinque precetti tradizionali del karate.
Siamo un gruppo unito e molto affiatato.
Ci alleniamo insieme con impegno:
a volte ci sono piccole incomprensioni, ma riusciamo comunque a restare uniti. Il Sensei è sempre molto disponibile, e con il supporto dei Maestri Angelo e Davide, riusciamo a dare il meglio nella nostra preparazione
Qui si cresce, si impara il rispetto per il Sensei, per i compagni, per sé stessi, e si creano legami autentici.
Oggi porto con orgoglio la cintura nera, sapendo che il suo vero significato è questo: il traguardo di chi, da cintura bianca, ha scelto di non arrendersi mai. Un’esperienza che arricchisce, dentro e fuori dal tatami. Consigliatissima.