raccontare i passi di questo vagabondare mai interrotto
Una storia iniziata in una casa di ringhiera
Via Cavour, numero 4
Sono nato in una casa di ringhiera.
Davanti, la via trafficata portava allo stabilimento tessile.
Mio padre vi entrava ogni giorno all’alba e ne usciva a sera.
La corte lombarda interna aveva accesso alla strada attraverso un portico a volta, costruito molti anni prima, quando i campi cominciavano appena dietro le case, per permettere l’ingresso dei carri di fieno.
Ma quando vi sono nato io la campagna non la coltivava più nessuno e anche i fienili della corte erano stati da tempo convertiti in abitazioni.
Io sono un abitante di prealpe
Mi guardo attorno e vedo l’alta forma
Del Monte Rosa che la piana incombe
Sorveglia da lassù con la sua luce
Occhieggia il Resegone e l’aspra Grigna
Specchiati da quel ramo di “quel lago.”
E la montagna impose la sua assenza
Nel tempo che ho vissuto tra i deserti
Laddove gli orizzonti sono eterni
Ma appena ritornato al suo cospetto
E con il naso in su la salutai
Mi disse vieni, sono qui, ti aspetto
Io so perché lontano ti è mancata
La cerchia aperta delle Alpi tue
Non sono né prigione né inferriata
Ma sono mura della casa tua
Vedette per scrutare oltre il tramonto
Per ogni volo che tu spiccherai.