tra i colori ed i profumi della primavera, attraverso le valli trentine Rendena e Chiese.
Nel periodo della fioritura i prati lungo la Ciclovia della Val Rendena e della Val del Chiese si trasformano in una tavolozza di colori che si spiega tra queste due valli del Trentino occidentale: tutt’attorno la bellezza unica del Parco Naturale Adamello Brenta.
Immergiti nei colori e nei profumi delle oltre 600 specie di fiori che vestono di primavera i prati lungo la Green Road, le sponde dei fiumi Sarca e Chiese e le rive dei “Laghi Bandiera Blu” d'Idro e di Roncone.
Siamo in un territorio ricco d’arte e storia. Un mondo unico, fusione degli influssi culturali dell’area latina e germanica: il leggendario viaggio di Carlo Magno passò di qui.
In alto, ove osa l'aquila reale e resiste una natura ancora selvaggia, a fare da suggestiva cornice alla Green Road, si ergono maestosi alcuni dei principali ghiacciai dell’intero Arco Alpino. Siamo nel territorio del Parco Naturale Adamello Brenta, che dal 2008 è entrato a far parte della Rete Europea e Mondiale dei Geoparchi sotto l’egida dell’UNESCO.
Un posto unico e meraviglioso, dove ritrovare sé stessi, immersi nella natura.
LA CICLOVIA DEI FIORI
Tra Pinzolo e Caderzone Terme il colore dominante è il giallo del tarassaco (Taraxacum sect. Ruderalia), del ranuncolo comune (Ranunculus acris) e del ranuncolo dei boschi (Ranunculus nemorosus). Ma i prati si tingono anche del rosa e del rosso del corifoglio comune (Trifolium pratense) e del caglio bianco (Galium album) che una volta veniva usato per cagliare il latte, del verde delle poacee, dell’azzurro violaceo dei fiori dell’erba mazzolina comune (Dactylis glomerata), della fienarola dei prati (Poa pratensis) e dell’erba medica (Medicago sativa).
A Spiazzo i prati si colorano del giallo dei ranuncoli e dell’azzurro violaceo dell’erba medica. Spiccano le macchie di colore verde delle Poaceae: Festuca rossa (Festuca rubra) e poa dei prati (Poa pratensis).
Nella zona boscosa tra Fisto (Spiazzo) e Pelugo fanno da padrone le faggete (Fagus sylvatica), le peccete (Picea abies), il frassino (Fraxinus excelsior), il sambuco (Sambucus nigra) e il tiglio di monte (Tilia cordata), famoso per il miele color giallo.
Nei pressi di Pelugo, sui bordi dei campi di mais troviamo una pianta assai rara quanto particolare nel Trentino occidentale, ovvero l’Abutilone europeo (Abutilon theophrasti), una pianta esotica trovata per la prima volta in Val Rendena alcuni anni fa.
Nelle zone boschive spiccano il bianco e il rosa della coridalide solida (Corydalis solida) e della coridalide intermedia (Corydalis intermedia) e il verde delll’edera (Hedera helix) e dell’asparago di monte (Aruncus dioicus).
Sempre nella stessa zona ritroviamo alcune erbe commestibili quali l’ortica (Urtica dioica), il chenopodium album (Farinello bianco) e lo spinacio di monte (Blitum bonus-enricus), che crescono prevalentemente nei prati vicino alle stalle.
Passando da Darè, Javrè e Sesena i prati sono multicolore: dai fiori lilla della centaurea nerastra (Centaurea nigrescens) al bianco della margherita comune (Leucanthemum ircutianum subsp. ircutianum) ai colori delle piante officinali: la salvia dei prati (Salvia pratensis), la carota selvatica (Daucus carota), la rucola selvatica (Diplotaxis tenuifolia), la rucula dei muri (Diplotaxis muralis), la campanula raponzolo (Campanula rapunculus), l’iperico comune (Hipericum perforatum), il tarassaco comune (Taraxacum sect. ruderalia), l’ortica (Urtica dioica), lo spinacio da monte (Blitum bonus_enricus) e il farinaccio bianco (Chenopodium album).
Nei pressi di Ponte Pià si trovano il salice bianco (Salix alba), il salice rosso (Salix purpurea), il salice da ceste (Salix triandra) e il salicone (Salix caprea) dai fiori gialli o verdi.
A Roncone si passa dai fiori bianchi del silene vulgare (Silene vulgaris subsp. vulgaris) a quelli rosa del silene dioica (Silene dioica) fino al colore oro della cannuccia di palude (Phragmites australis), della verga d'oro maggiore (Solidago gigantea) e della verga d’oro del Canada (Solidago del Canada).
Tra Lardaro e Condino spiccano i prati multicolore, con il giallo dell’iperico (Hipericum perforatum), il viola della salvia dei prati (Salvia pratensis), il bianco della silene bianca (Silene alba), del silene vulgare (Silene vulgaris subsp. vulgaris) e delle margherite (Leucanthemum ircutianum subsp. Ircutianum).
A nord di Storo domina il giallo del tarassaco (Taraxacum sect. Ruderalia), dei ranuncoli (Ranunculus acris) e del ranuncolo dei boschi (Ranunculus nemorosum) e delle rucole mangerecce Ruchetta selvatica (Diplotaxis tenuifolia) e Rucola dei muri (Diplotaxis muralis). Si aggiunge il rosa dei fiori del timo goniotrico (Thymus pulegioides).
Da Storo al Lago d'Idro i pendii aridi sono ricchi di fiori termofili e officinali come la potentilla primaverile (Potentilla verna), l’iperico comune (Hipericum perforatum) con il suo colore giallo, la silene dioica (Silene dioica) e alcune orchidee rare multicolori: l’orchidea militare, (Orchis militaris), l’orchidea bruciacchiata (Neotinea ustulata) e l’orchidea screziata (Neotinea tridentata).
© APT Campiglio Dolomiti
© APT Campiglio Dolomiti
La Val Rendena è un territorio ricco di arte e di storia, con influssi provenienti sia dal mondo italiano, sia dal mondo germanico. Lo testimonia, ad esempio, l’arte sacra: le tante chiese e chiesette che punteggiano la vallata presentano strutture tipicamente alpine, con solidi muri in pietra locale e tetti fortemente spioventi; al loro interno, però, nascondono tesori artistici dallo spiccato sapore italiano e lombardo.
Gran parte degli edifici sacri della valle è stata affrescata dai componenti della famiglia Baschenis. Originari dell’odierna Val Brembana, i Baschenis erano una dinastia di artisti itineranti. A cavallo fra il XV e il XVI secolo percorrono le valli Giudicarie, Rendena, di Sole e di Non decorando dozzine di chiese. Il loro è uno stile tardo Gotico, perfetto per assolvere a alla funzione narrativa e didattica loro richiesta.
Le pitture narrano suggestive credenze: la parete meridionale affrescata nel 1519, correda con didascalie in volgare le storie di Santo Stefano, la Danza Macabra (dove le figure, accoppiate a scheletri, sono disposte in ordine gerarchico a rappresentazione delle diverse categorie sociali) e i sette vizi capitali. Anche all’interno l’andamento iconografico, la ricerca del reale, la disinvoltura delle figure, veleggiano nell’arte nuova.
L’affresco del battesimo di un catecumeno parla della leggenda secondo cui Carlo Magno avrebbe attraversato la Val Rendena col suo seguito di vescovi e guerrieri. Sotto questo affresco, collocato sulla parte di fondo dell’aula, si conserva una lunga iscrizione in caratteri gotici che narra del passaggio del re dei Franchi.
© APT Campiglio Dolomiti
L'argomento della Danza Macabra, da un punto di vista iconologico, era quasi obbligato in chiese e cimiteri nordici. Una rappresentazione dei Sacri Misteri che le Compagnie dei Battuti di Pinzolo (i Battuti erano una confraternita religiosa formata da laici dediti alla spiritualità caratterizzata da orazioni, dure penitenze e azioni caritatevoli), recitavano sulle vie e piazze per la penitenza delle folle.
L’epilogo della Danza è il trionfo della morte: "la Morte e il tempo sono la sola cosa che renda tutti uguali." Dal suo cavallo bianco tende l’arco: molti sono a terra colpiti dalle frecce, e la folla avanza verso il destino. Anche nel coro, all’interno della chiesa, l’arte bascheniana si eleva chiara e umana ad esprimere la fede dei cuori devoti, la consolazione nell’umiltà della preghiera. Un’arte che tocca la vita, che si fa vita, efficace ed accessibile alla comprensione dei più semplici.
Un decorazione unitaria ricopre le pareti e la volta del presbiterio: la storia di S. Viglilio in 26 episodi, restituiti alla luce grazie ad un delicato lavoro di restauro, incorniciata da eleganti fregi rinascimentali.
Il primo momento documentato e attendibile, in ordine cronologico, dell’attività dei Baschenis in Rendena, è la Chiesa dedicata a Sant'Antonio Abate presso Pelugo, solitaria pieve romanica nella scenografica cornice del gruppo Adamello Brenta.
Un caratteristico fregio decorativo introduce con storie di Sant'Antonio. La suddivisione in riquadri e le sottostanti didascalie in volgare rappresentano un significativo esempio di “bibbia dei poveri”, ovvero la semplicità di un comunicare per immagini.
Nel particolare dell’Ultima Cena interessante è l’accurata descrittività degli oggetti sul tavolo: bicchieri di diversa forma, ampolle di vino bianco e rosso, gli immancabili pani e pesci. Peculiarità che si ritrova in altri affreschi è la presenza d’una specie di gambero rosso, originale nota di personalizzazione dei Baschenis.
Il Parco circonda il territorio di Madonna di Campiglio: uno straordinario mosaico di biodiversità che si estende su un territorio di 620 kmq, l'area protetta più estesa del Trentino che vanta oltre un centinaio di esemplari di fauna e flora selvatiche ed una particolarità geologica unica in sé.
Verso ovest, la parte trentina del massiccio Adamello-Presanella, regno delle acque: grandiosi ghiacciai, torrenti impetuosi, spettacolari cascate, decine di laghetti incantati.
A est le spettacolari Dolomiti di Brenta, riconosciute dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità: un susseguirsi di guglie, torrioni e immani pareti strapiombanti nel quale è stratificata la storia geologica della terra emersa dal mare milioni di anni fa.
I ghiacciai del Parco Adamello Brenta sono i più vasti d’Italia, con una superfice che si estende per quasi 17 Kmq. Siamo nel territorio dell’Adamello Brenta Geopark, che dal 2008 è entrato a far parte della Rete Europea e Mondiale dei Geoparchi sotto l’egida dell’UNESCO.
In questo geoparco, conosciuto dai geologi di tutto il mondo per la sua straordinarietà, si manifesta la rara convivenza di due mondi rocciosi: le Dolomiti di Brenta, con rocce calcareo-sedimentarie, che raccontano di antichi mari, e le rocce magmatiche intrusive cristalline dell’Adamello-Presanella, la Tonalite, dall’aspetto simile al granito.
Scenari unici modellati, che nel corso dei secoli hanno generato imponenti paesaggi solcati da vivaci torrenti, spumeggianti cascate, placidi laghi alpini e caratteristiche valli.
Un immenso lenzuolo bianco di nobilissime montagne che precipitano con grandi pareti, rupi e strapiombi di ghiaccio sulle selvagge valli verdi che salgono fino ai loro piedi.
Le Case del Parco sono un viaggio sensoriale alla scoperta della varietà della natura, un'esplorazione virtuale, propedeutica a quella vera nel cuore verde del Parco naturale Adamello Brenta.
CASA "GEOPARK" - CARISOLO
Dedicata alle eccezionali caratteristiche geologiche che contraddistinguono e rendono unico al mondo il Parco, riconosciuto Geoparco a livello internazionale nel 2008.
CASA "ACQUA LIFE" - SPIAZZO
La Casa del Parco "Acqua Life" è dedicata alla fauna ittica tipica dell’area protetta.
CASA "FLORA" - STENICO
I temi principali della Casa della Flora sono l’acqua e il meraviglioso mondo delle piante.
CASA "IL MISTERO DEL LAGO ROSSO" - VAL DI TOVEL
La Casa Lago rosso è dedicata al lago e allo straordinario fenomeno dell’arrossamento che lo ha caratterizzato fino al 1964.
CASA "FAUNA" - VALDAONE
La Casa della Fauna è dedicata alla scoperta dell’eccezionale ricchezza faunistica del Parco naturale Adamello Brenta.
CASA "ORSO" - SPORMAGGIORE
La Casa dell’orso è un museo dedicato all’orso bruno, animale simbolo del Parco naturale Adamello Brenta.
CASA "C'ERA UNA VOLTA" - SAN LORENZO IN BANALE
La Casa del Parco "C’era una volta" è una mostra etnografica permanente, un’esposizione che custodisce la memoria della civiltà contadina.
© APT Campiglio Dolomiti
L’Haflinger di Strembo è una scultura situata presso il paese di Strembo, all’interno del parco Giorgio Ducoli. Il cavallo Haflinger era in passato per l’agricoltura della zona il trattore dei nostri giorni. L’idea di creare un’opera eticamente connessa alla natura, al suo rispetto, al suo intelligente connubio con l’uomo, al suo ciclo di vita, ha fatto sì che si scegliesse l’artista Martalar.
Gli Haflinger sono stati essenziali durante la Prima Guerra Mondiale nel territorio di Strembo e nelle zone limitrofe. Essi, infatti, vennero utilizzati dall’esercito austriaco in tutti gli spostamenti grazie al loro buon temperamento, per il loro essere piccoli e robusti, veloci e resistenti.
Anche successivamente negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso questi magnifici cavalli vennero utilizzati per aiutare il contadino nei lavori rurali e per gli spostamenti in montagna, prima del sopravvento delle macchine agricole. Inoltre, sono pascolatori eccezionali, che sanno sfruttare pascoli anche poveri, insomma eccellenti ripulitori di fondi boschivi.
La statua è stata creata recuperando le radici degli alberi spezzati dalla tempesta Vaia. Si è scelto l’essenza di larice perchè il colore è simile a quello sauro dell’ haflinger ma anche perché molto resistente, proprio come l'animale. La ricerca di tali radici, è durata più di un anno, provengono da diverse zone delle Giudicarie, a partire da Madonna di Campiglio sino a Storo.
© APT Campiglio Dolomiti
Museo monotematico sul lavoro svolto presso gli alpeggi sparsi sul territorio delle Giudicarie. Mette in mostra gli strumenti che il tempo e l'esperienza hanno perfezionato per la lavorazione del latte e dei suoi derivati.
Sorto nel 1973 in memoria dei soldati caduti durante la Grande Guerra, il Museo raccoglie e ripropone quanto si è potuto recuperare dai ghiacciai dell'Adamello che la Grande Guerra ha lasciato.
© APT Campiglio Dolomiti
È la bike area più grande d’Italia che dalle Dolomiti di Brenta Patrimonio Unesco e dai ghiacciai dell’Adamello e della Presanella giunge al Lago di Garda. È possibile caricare la bicicletta su tutte le cabinovie della Bikearea. Collegamento Pinzolo-Campiglio solo su gomma con il Bicibus.
BIOLAGO A PINZOLO
Un bio lago di nuova realizzazione, con fitodepurazione delle acque, con annessa piscina per bambini perfettamente inserito nel verde della zona sportiva multiservizi e parco giochi di Pinzolo.
PISTE DI PUMP TRACK A SPIAZZO E M. DI CAMPIGLIO
Percorsi costruiti su terreno pianeggiante modellato da dossi, compressioni e paraboliche: é molto simile a un percorso BMX, ma specifico per mountain bike.
PESCA NELL'ALTO SARCA
Pesca tra i più bei torrenti, fiumi e laghetti alpini ai piedi delle Dolomiti di Brenta: qui ti aspettano 300 km di acque ricche di trote marmorate, fario e salmerini alpini.
PARAPENDIO IN VAL RENDENA
Decolla in parapendio biposto con gli esperti istruttori di Wings2Fly dal Doss del Sabion a 2.100 mslm o dalla Cima Lancia e plana dolcemente sulla Val Rendena.
La valle del Chiese, situata nell’estremo lembo sud-occidentale del Trentino, fa parte delle Valli Giudicarie e si presenta come ideale porta di accesso al mondo alpino.
La Valle è stata teatro di combattimenti durante la prima guerra mondiale essendo linea di confine tra l'impero Asburgico e il Regno di Italia. Tali vicende l'hanno segnata profondamente e tuttora resistono le testimonianze di quel periodo, costituite da forti, trincee, linee di sbarramento e mulattiere.
Questo suolo è stato calpestato da Napoleone, da Garibaldi, dagli eserciti austro-ungarico e italiano, dai fanti e dagli alpini, dai Corpi Franchi e dai Kaiserjäger. Dei personaggi e dei grandi eventi del passato, il tempo ci ha lasciato preziose testimonianze: il Cimitero monumentale di Bondo, il forte Larino di Lardaro, il forte Corno di Praso, il forte Carriola a Pieve di Bono e ancora, il Museo della Grande Guerra di Bersone offrono una più approfondita conoscenza della Prima guerra mondiale.
Il Forte Larino è un forte di 1° fase, ciò sta a significare che è uno dei primi ad essere stato costruito. La sua edificazione risale infatti tra il 1860 e 1861 e in secondo luogo, nel 1879, sono stati fatti degli ammodernamenti. Il complesso è piuttosto esteso ed è costituito da un'articolazione militare complessa: sebbene si trovi a circa una ventina di chilometri dalla linea confine con il Regno d’Italia, lo sbarramento di Lardaro, costituito dai forti Larino, Reveglér e Danzolino godeva di una posizione dominante, a difesa della valle del Chiese da un eventuale attacco italiano.
Essendo di costruzione più recente, il Forte Corno era già di concezione "moderna". La pianta è irregolare e presenta due fronti principali, uno rivolto a sud e l’altro ad est, un fianco rivolto ad ovest ed il fronte di gola a nord. Era, fra le altre cose, dotato anche di una cupola osservatoria. Forte Corno era collegato a Forte Larino e al fondovalle attraverso un percorso attrezzato lungo la parete rocciosa del Doss dei Morti.
Castel Romano è un affascinante rudere a Pieve di Bono, circondato dal mistero: secondo la leggenda più famosa, la contessa Dina Lodron invitava qui i più bei giovani per poi ucciderli. Il castello, che domina magnificamente tutta la Valle del Chiese fino al Lago d'Idro, fu costruito nel XII secolo per presidiare la via che collegava il Bresciano alle Giudicarie. Proprio per la sua posizione strategica, nei secoli è stato preso di mira da saccheggi e attacchi di vari eserciti. La torre rettangolare, che domina la valle, testimonia del resto quanto la struttura fosse importante dal punto di vista strategico. Il degrado cominciò quando i conti Lodron trasferirono il loro potere in altre zone del Trentino, in Austria e in Baviera.
© APT Campiglio Dolomiti
Quello di Bersone è un museo che racconta in modo dettagliato la Grande Guerra, che si è consumata, cruenta ed estenuante, nelle nevi perenni delle montagne trentine e che espone una ricca raccolta di reperti lasciati dai soldati di molte nazioni, che in questi luoghi hanno combattuto.
Per più di un secolo l'attività legata all’estrazione del solfato di bario (poco conosciuto, ma utilissimo nell'industria delle vernici, in medicina e radiologia) avviata sul finire dell'800, ha plasmato l'economia e la società di questo angolo della Valle.
Sulla strada che porta da Baitoni a Bondone, su una roccia a picco sul lago, si erge questo castello dall’aria misteriosa, proprietà per secoli della potente famiglia Conti Lodron.
Valle del Chiese e natura. E’ questo il binomio che permette alla valle trentina attraversata dal fiume Chiese, di offrire un ampio ventaglio di opportunità a tutti coloro che amano la montagna e gli sport outdoor, sia che si tratti delle cime innevate del Ghiacciaio dell’Adamello, teatro della guerra bianca in Trentino, che dei suoi laghi alpini tra cui il Lago d’Idro oltre alle 140 e più cascate di acqua purissima.
Un lago alpino, incastonato tra prati e faggete e circondato da un percorso suggestivo e totalmente immerso nella natura. Dal 2017 questo lago vanta la Bandiera Blu per la qualità delle acque, il turismo sostenibile, la gestione dei rifiuti e la valorizzazione delle aree naturalistiche.
Il sentiero è un percorso tematico che consente di percorrere un viaggio nel tempo alla riscoperta degli usi dei costumi e dei mestieri di un tempo. Il percorso è ben attrezzato con numerose tabelle didattiche e storiche, ideale per le famiglie.
Unica nel suo genere, la riserva del biotopo è memoria dell’assetto naturale originario di tutta la piana a nord del lago d'Idro, ed è uno scrigno di biodiversità, rifugio per moltissime specie vegetali e animali.
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Fare canyoning nella natura selvaggia tra le acque terse della forra in Val Brentao tra le ripide del torrente Palvico, a Storo è un'esperienza da provare. Segui il corso del torrente tra profonde gole rocciose, tuffati e calati in pozze dalle acque cristalline accompagnato dalle guide alpine.
Avvicinati alla pesca presso i laghetti aperti alla pesca sportiva dove per pescare è sufficiente acquistare il permesso giornaliero di pesca senza bisogno della licenza governativa. Servizi di noleggio materiale in loco o nelle vicinanze.
Grazie alla presenza del Lago d’Idro la Valle del Chiese riesce a dare risposta anche a chi pratica la vela, la canoa ed il kitesurf.
È impagabile osservare il lago d’Idro da un altro punto di vista a bordo di un windsurf, una canoa, un SUP e godere degli angoli più nascosti e selvaggi, durante l’attività sportiva.
Una via di 4700 m, di cui 2400 m in ferrata che, come nelle Dolomiti, permette di godere di panorami stupendi. Un tracciato a pelo d'acqua che collega il molo del battello di Baitoni (TN) a quello di Vesta (BS).
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© Ufficio Infrastrutture Ciclopedonali PAT
La segnaletica tematica è rivolta in modo particolare all’utenza turistica, ed è generalmente posta negli itinerari con tali finalità per promuovere e guidare il ciclo viaggiatore all'interno del territorio.
Nell'ambito della promozione di nuove Ciclovie tematiche e, in particolare dopo il successo delle Ciclovie dell'Acqua (2021) e delle Dolomiti (2022), è stato progettata, in continuità con le precedenti una grafica ad hoc che consenta al ciclo turista di riconoscere l'itinerario della GREEN ROAD dei FIORI lungo tutto lo sviluppo del tracciato, grazie ad una semplice segnaletica di indicazione, oltre a mappe e contenuti di informazione.
Qualora il percorso dovesse essere menzionato tra i migliori dell'Italian Green Road Award 2024 la Ciclovia dei Fiori verrà attrezzata con circa 100 pannelli di indicazione come quello in figura, dimensioni 20x20cm e scritte fotoluminescenti per consentirne la visibilità anche in condizioni di scarsa illuminazione o di notte.