Vivi per sempre

“Quello che voglio è divertirmi con le idee, gettarle in aria come coriandoli e poi correrci sotto e farmele piovere sulla testa.” Ray Bradbury


Poco più di un mese fa ci è stato annunciato che un piccolo rover, costruito dalla famosa agenzia spaziale Nasa, è atterrato con successo sulla superficie del pianeta Marte. Alcuni anni fa, un altro rover della stessa missione era atterrato sul pianeta rosso, in un sito nominato, dopo l’atterraggio, Bradbury Landing. Come si può immaginare, questo luogo è stato chiamato così in onore di Ray Bradbury, conosciuto solitamente come scrittore di fantascienza e in particolare per due suoi libri, Fahrenheit 451 e Cronache marziane e per la raccolta Cento Racconti. Leggevo in un’intervista della Paris Review del 1976, accantonata e pubblicata circa dieci anni fa, che per Bradbury fantascienza non voleva dire fantascienza rigorosa - come ad esempio quella di I. Asimov o di H. G. Wells - ma ciò che lui chiama “narrativa di idee”, che è “qualunque idea ti venga in mente che non esiste ancora”. Non importa se in Cronache marziane l’aria di Marte è respirabile, sarebbe potuto essere vero, per questo Bradbury definisce la sua fantascienza “l’arte del possibile, mai dell’impossibile”, quindi scrive di tutto ciò che potrebbe, forse, avvenire e di tutto ciò che cambierebbe in seguito, spesso in relazione a quello che accade nel presente. O è anche il presente stesso, con le sue parole: “la fantascienza finge di guardare dentro il futuro, ma in realtà guarda il riflesso della verità che è davanti a noi. Si ha quindi una visione di rimbalzo, una verità di rimbalzo, che si può mandare giù e con cui ci si può divertire, invece di sentirsi intelligenti e superintellettuali.” Questo è il suo obiettivo, non sforzarsi troppo di cercare e trovare consensi, né tentare volutamente particolari rivoluzioni. Anche se finisce poi per realizzarle, non arrivandoci per caso, ma con naturalezza, non come necessità. Quando qualcuno prova ad analizzare una sua opera lui risponde “Non ditemi cosa sto facendo, non lo voglio sapere”.

Nota: Da qui in poi ci sono alcuni spoiler su Fahrenheit 451, comunque, secondo me, non così dettagliati da rovinarne la lettura.


Forse non ho compreso bene la “narrativa di idee”, ma per come mi appare mostra più del presente, può comprendere un po’ tutto. Per quanto possa sembrare un miscuglio, è così alla fine che ci si avvicina di più al possibile e il vero futuro non sarà poi così lontano da uno di quelli “possibili”. Uno dei possibili futuri è ad esempio quello descritto in “Fahrenheit 451”, romanzo distopico ambientato in un inquietante mondo nel quale i libri vengono sistematicamente bruciati e il genere umano è divenuto assolutamente passivo, ha perso qualsiasi senso critico, qualsiasi spirito costruttivo, e vive un’esistenza tanto falsa quanto dorata, talmente dorata da renderlo cieco. Ma c’è ancora qualcuno che “vede”:

“Come ha fatto a svegliarsi? Chi le ha tolto il fuoco di mano?”

“Non lo so. Abbiamo tutto quello che può farci felici ma non siamo felici. Ci manca qualcosa. Mi sono guardato intorno e la sola cosa che manca per certo sono i libri che ho bruciato in questi dieci anni. Così ho pensato che avrei potuto cominciare con loro.”

“Lei è un inguaribile romantico […] No, non sono i libri quello che cerca. Lo prenda dovunque riesce a trovarlo, nei vecchi dischi, nei vecchi film, negli amici di un tempo; lo cerchi nella natura e in se stesso. […]

Non c’è niente di magico nelle pagine in sé, la magia è in quello che dicevano, nel come cucivano le tappe dell’universo per ricavarne un vestito adatto a noi.[…] Ci mancano tre cose. […] La prima, come ho detto, è la qualità dell’informazione. La seconda è il tempo per assorbirla. La terza è il diritto di compiere azioni basate su quello che impariamo dall’interazione fra le prime due.”

L’immagine dei libri che “cuciono le tappe dell’universo”, rimanda alla storia: lo scritto e prima il manoscritto e prima anche solo il semplice disegno, fino al libro come lo intendiamo oggi, “cuciono” davvero le tappe dell’evoluzione e creano un vestito adatto all’epoca in cui viviamo, bruciare libri significa perciò bruciare la storia e impedire che rimanga traccia di ciò che verrà poi. Nel romanzo l’umanità vive unicamente nel presente, esiste solo il qui ed ora, non pensa minimamente al passato, né si preoccupa minimamente del futuro. Essa è stata privata di tre cose: della qualità dell’informazione, del tempo per assorbirla e del diritto di compiere azioni basate su quello che si impara dall’interazione fra le prime due. L’informazione non esiste più o meglio, esiste un’informazione talmente fasulla da non poter essere nemmeno considerata tale. Il tempo libero è colmato al punto da non lasciare alcuno spazio alla riflessione, va da sé che risulta impossibile compiere azioni basate su valutazioni autonome, su considerazioni personali, sulle proprie scelte. Ma alla fine della storia, nonostante non vi sia un radicale cambiamento del regime, si intravede una speranza…qui mi fermo per non rovinare del tutto la lettura a chi interessasse e inserisco solo alcune righe:“[…] adesso bisognava fare una lunga camminata fino a mezzogiorno, e i suoi compagni stavano in silenzio perché c’erano molte cose a cui pensare e molto da ricordare. Forse a mattino inoltrato, quando il sole alto avesse cominciato a scaldarli, si sarebbero messi a parlare o a dire semplicemente le cose che ricordavano, per essere sicuri di essere lì, per essere assolutamente certi che il carico dentro di loro fosse in salvo.”


Nota riguardo al titolo: Quando parla di ciò che lo ha influenzato, Ray Bradbury rievoca un episodio particolare della sua infanzia, racconta di aver iniziato a scrivere in maniera continuativa dopo aver conosciuto Mr. Electrico, un uomo appartenente a un circo itinerante, che durante uno spettacolo di elettricità statica dopo avergli cinto le spalle con un spada, lo avvicinò e gli disse: “Vivi per sempre”.

Ilaria Berlanda

Fonti:

Ray Bradbury, Fahrenheit 451; Cento Racconti (contenente L’intervista perduta della “Paris Review”), Cronache marziane, ed. Mondadori

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