Quando il reale appare tu dormi
L’inconsueto ci fa paura. Nella mente dell’essere umano l’espressione dell’anormalità, del non Reale, ciò che non è credibile, terrorizza. L’inconsueto nella logica sociale può essere definito il Reale, ciò che è vero ma che spesso e in diversi aspetti è celato. Capita a volte, quando un bimbo geniale viene al mondo portando con sé rivelazioni mai state possibili precedentemente, che il Reale mostri una fetta di sé, una verità creduta impossibile fino a poco prima e che a sua volta, grazie alla nascita di un altro genio o alla scoperta di un particolare universale prima ignoto, risulti effimera e sbagliata, strato di realtà, fittizia e umana, al contrario del Reale. Le rappresentazioni sociali sono il modo più veloce per “cicatrizzare”, come dice Moscovici, le feritoie del Reale che si oppone alla realtà. Quell’ignoto e non conosciuto, che, e solo perché tale, si crede non possa essere. Quel tempo relativo, quello spazio dilatato, che prima delle dimostrazioni scientifiche era così poco tangibile da non essere immaginato. Ma “forse un mattino andando in un’aria di vetro” - come scrisse il buon Montale - la percezione del Reale si farà avanti. Forse il vuoto ricoprirà i nostri occhi, mostrandoci le futili preoccupazioni di un mondo fittizio.
Per il momento no.
Per il momento sogno cose. Non che siano rassicuranti, ma sono meglio della realtà, del Reale, non ne ho idea.
L’immaginifico infatti, è un posto sicuro. Qui il Reale e la realtà non si scontrano nella loro lotta continua e calma. L’immaginifico mi porta via, tra note mescolate e notti assonnate ma allegre, mi ricorda quanto piccola e insignificante sia questa realtà dichiarata, e in mezzo a questi scioglilingua mentali rimango assorta a pensare a me, microscopico universo iterativo, mai uno spunto nuovo davanti a finestre che regalano il mondo, senza dare cenno del Reale.
Così immagino, vivo, immaginando una vita.
tra fiordi e fiumi universali:
vetro
che è specchio dell’anima trasparente,
si scioglie e frastaglia con il nulla.
Pesa la materia al centro solare del cosmo
Pesa ma non si arrende alla gravità
Così mi tocca stare in piedi
Pesa di millisecondi al flash e arancini lasciati da parte
Pesa di te
che popoli questo cosmo in continua rivoluzione
statico, pigro
Costituisce un cortocircuito
la tempesta ha rotto i fili d’acciaio
non fila più
intrecci complicati
Il cosmo è atarassico
e io sono stanca
Dormirò quando il Reale apparirà per errore
Letizia Chesini