27 novembre 2020

Promuovere il pensiero libero: la giusta spinta educativa

Libertà d’essere e pensiero

Che cosa significa pensare in modo libero? Che cosa limita il nostro pensiero e soprattutto come facciamo a mantenerlo sempre vivo e in continua crescita?

Vorrei soffermarmi un momento sul legame tra il concetto di libertà e quello di pensiero inteso come ragionamento sul mondo e su sé stessi. All’interno della nostra mente noi siamo liberi e abbiamo grande spazio di immaginazione, mentre dall’esterno riceviamo continuamente stimoli che possono promuovere la nostra libertà di pensiero oppure ostacolarla; è solo grazie alla consapevolezza completa di ciò che noi pensiamo realmente che riusciamo ad orientare le nostre azioni nella maniera più coerente possibile con noi stessi.

Quindi possiamo dire che il pensare ha un potere ontogenetico in quanto il nostro modo di pensare forma la nostra identità d’essere e al tempo stesso ha un potere performativo perché condiziona quotidianamente il nostro modo di agire/non agire.

Nella società umana presente, passata e sicuramente anche futura, siamo, siamo stati e saremo sempre influenzati nel nostro agire dal pensiero altrui e dal nostro, e una piccola componente di questo condizionamento, conscia o inconscia, positiva o negativa, è e sarà sempre inevitabile. La sfida sta nel riuscire a controllare questo condizionamento per fare in modo che esso faciliti il nostro modo di stare nel mondo e non lo ostacoli.

Per fare un esempio, quante volte quando un professore ci ha invitato a riflettere e ad esprimere un nostro sincero pensiero su qualcosa, noi prima di esporci ci siamo confrontati con i nostri amici, non per pura curiosità ma per capire se il nostro pensiero non uscisse troppo dagli schemi, non rischiasse di risultare insensato? Quante volte, confrontandoci con il gruppo, se prima eravamo sicuri del nostro punto di vista, poi lo abbiamo modificato radicalmente prima di esporlo? Questo è il condizionamento di cui parlo. Non dev’essere per forza negativo e credo fermamente che il confronto sia essenziale per costruire un pensiero ragionato, e che non bisogna soccombere alle idee altrui, ma invece sfruttarle in maniera positiva e trovare il coraggio di esprimersi consapevolmente.

Allenare il pensiero autonomo e libero è importante per una persona affinché essa riesca a riflettere sul mondo in maniera critica. Proprio grazie al pensiero critico si riesce a comprendere più a fondo l’esperienza e quindi a viversela meglio.

Ma come si arriva qui? Come si costruisce un vero pensiero critico, un’identità sempre più solida?


Da dove partire

A parer mio, l’educazione all’interno delle scuole è un buon punto di partenza per allenare il pensiero libero e la consapevolezza dell’essere.

Noi studenti passiamo la maggior parte del tempo a scuola, e sarebbe bello se proprio da qui partissero sempre più stimoli per dar voce ai nostri pensieri e aiutarci a solidificarli nel contesto sociale.

Prendo come esempio pratico le lezioni di storia; spesso le ore passano tra eventi, date, guerre, numeri, e per questioni di tempo e di programma non ci si sofferma quasi mai sulla radice delle idee e dei dibattiti nati da questi eventi. Sarebbe bello invece immedesimarsi, fare un lavoro di attualizzazione, riuscire a cercare insieme ai compagni e agli insegnanti il legame tra passato e presente in modo che la storia non si fermi sui libri ma viva nelle menti di noi studenti e ci aiuti a ragionare sul presente e sul futuro. Per arrivare a questo bisognerebbe però lasciare più libero spazio al confronto, al racconto, al ragionamento condiviso in modo da stimolare in noi, in maniera concreta e molto spontanea, nuove idee, argomentazioni e stimoli.

Ho fatto l’esempio sulla storia, ma quest’idea si potrebbe spostare benissimo su qualsiasi altra materia, dedicando anche piccoli momenti mirati durante tutto il corso dell’anno scolastico.

Quanto sarebbe bello se le lezioni frontali si trasformassero, anche sono una volta in settimana, in confronti di gruppo o in in giochi di ruolo, per portare i giovani a non avere più paura di raccontarsi e raccontare le proprie idee?

Quanto sarebbe bello se invece che le mille visite guidate dove si vedono greggi di studenti seguire la massa assonnati e spesso annoiati, si organizzassero uscite didattiche dove sono gli studenti in prima persona ad indagare, ricercare, riflettere, scrivere, preparare interviste, guidare gli approfondimenti?


Forse sto cadendo in una realtà utopistica, tutti gli insegnanti del mondo mi potrebbero contraddire dicendomi che non c’è tempo o non ci sono risorse per dedicare momenti appositi a questo, ma credo che non ci voglia molto sforzo per prestare semplicemente più attenzione a questo aspetto e per impegnarsi ad offrire sempre di più agli studenti, anche quelli più giovani, motivo per essere curiosi, attenti e critici.

Mi piacerebbe che già a scuola si lavorasse per promuovere negli studenti quella giusta dose di “fame di informazione”, dando loro gli strumenti necessari non solo per ricordare nozioni ma soprattutto per scoprire come poter assumere un atteggiamento realmente curioso verso gli eventi esterni in modo da non farseli scivolare addosso.

Personalmente mi sarebbe piaciuto ricevere durante i miei anni di liceo più stimoli di questo tipo e vivere più esperienze di confronto e informazione in classe, in modo da non trovarmi ora a cominciare questo percorso di crescita personale da sola, con pochi consigli alle spalle.

Vorrei puntualizzare comunque che la mia intenzione non è fare una critica alla scuola, agli insegnanti che ho avuto o a me stessa, ma vuole essere un appello affinché in futuro la scuola riesca ad esplicitare in maniera più trasparente il suo voler insegnare ai giovani come un pensiero critico e ragionato sugli eventi possa essere stimolante e utile nella vita.


E perché non fin da piccoli?

Quando si pensa alla riflessione personale, alla creazione di un proprio pensiero, a dibattiti su temi etici quali il bene e il male, la giustizia, l’onestà, ci si immaginano sempre scenari di persone adulte.

Ma perché invece non proviamo per un momento ad immaginarci questi stimoli in una classe di bambini?

Spesso pensiamo che proporre a dei bambini discussioni su temi come la giustizia, l’onestà, la cura, il rispetto, sia impossibile perché non potrebbero mai capire veramente quello di cui si parla essendo argomenti molto profondi e complessi. E’ importante invece promuovere fin da piccoli la curiosità del confronto, il piacere del ragionamento, la capacità di esprimere le proprie idee, anche perché a differenza di quello che spesso si pensa, i bambini posseggono una ricchezza interiore enorme, e la cosa più bella è che non essendo contaminati da vari condizionamenti sociali, i loro interventi e le loro riflessioni risultano essere di una sincerità e di una purezza impressionante.

Da un’analisi di una ricerca fatta qualche anno fa in alcune scuole elementari italiane, dove si è posta l’attenzione su alcuni dialoghi tra ricercatore e bambini riguardo temi come la bontà, la giustizia, il coraggio e l’onestà, sono emerse delle considerazioni molto profonde, complesse (a volte giuro fin troppo), e meravigliosamente spontanee.

Uno dei metodi utilizzati nella ricerca educativa in questione è stato quello della conversazione socratica, utilizzata come linea guida di questi confronti collettivi tra pari, finalizzati proprio a promuovere lo sviluppo etico del bambino e a dargli la possibilità di approfondire un determinato tema, riflettendo sul proprio pensiero a riguardo, grazie all’esplicitazione di esso e all’ascolto reciproco.

Promuovendo questo tipo di esperienza fin da piccoli si riesce a cogliere quanto sia importante saper argomentare e sviluppare un proprio pensiero, e come condividendolo si riesca a portare ricchezza agli altri. Inoltre grazie a questi momenti di riflessione condivisa il bambino ha la possibilità anche di conoscere meglio sé stesso e, allo stesso tempo, di comprendere l’importanza del rispetto per le idee altrui.

Promuovere l’educazione etica già dalla scuola primaria quindi non vuol dire appesantire l’animo dei bambini, ma significa invece voler piantare i primi semi per promuovere la crescita personale e la libertà intellettuale dell’individuo.

Emanuela Wolynski


Bibliografia:

Mortari L, A scuola di libertà, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2008

Mortari L, Melarete (vol. 2) Ricerca e pratica dell’etica delle virtù, Milano, Vita e Pensiero, 2019


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