Modera il tono

Nel parlare utilizziamo la voce come mezzo non solo per dire, ma per dire di più rispetto al solo significato delle parole; il tono che scegliamo le ricalca, dà un senso specifico ad esse, permette di capire se la frase è una domanda o un’affermazione, se si tratta di una convinzione o di un’ipotesi; se mi aspetto una risposta o se non la voglio; rivela la situazione perché rende evidente l’intenzione di chi parla ed è forse familiare il fatto che talvolta offra una sorta di prova rispetto alle parole che vengono dette; siamo infatti diventati bravi anche simulare espressioni non corrispondenti a ciò che si pensa; ma la voce è più difficile da camuffare.

Nel 2018 venne pubblicata una ricerca sulla rivista online Scientific Reports da Georgia Chronaki e alcuni suoi colleghi dell’Università del Central Lancashire del Regno Unito, finalizzata a dimostrare che le emozioni di una persona mentre parla sono percepibili a prescindere dalla completa comprensione delle parole, anche nella circostanza in cui si parli una lingua diversa. Questo perché in tal caso, dipenderebbe dalle caratteristiche della voce, quali la presenza di accenti - quindi un certo “ritmo” - la variazione d’intensità e l’altezza, il registro. Lo studio ha preso in considerazione 57 bambini e 22 giovani adulti che non avevano imparato altre lingue straniere e li ha sottoposti ad alcune prove in cui dovevano individuare l’ emozione generale di una persona che diceva frasi prive di senso compiuto, - di modo che non si basassero sul significato delle parole - sia nella loro lingua - l’ inglese - sia in altre lingue straniere - spagnolo, cinese e arabo. Come probabilmente ci si può aspettare, il risultato è stato che le persone riuscivano a comprendere le emozioni sia delle frasi espresse nelle lingue che non conoscevano, sia nella loro lingua madre (in quest’ultima comprensibilmente con più precisione, grazie alla conoscenza delle particolari regole linguistiche). Gli autori dello studio hanno ipotizzato che la capacità, già presente nei bambini (anche se sembra si sviluppi principalmente tra l’adolescenza e l’età adulta), di riconoscere lo “stato d’animo” di chi parla dalla voce, derivi quindi dalle caratteristiche (come detto intensità, altezza, tono…) del suono della voce emessa.


Poco tempo prima, nel 2017, venne effettuato uno studio, pubblicato poi sull’American Psychologist - rivista accademica dell’American Psychological Association, associazione che rappresenta gli psicologici statunitensi – da Michael Kraus e altri suoi colleghi della Yale University, volto a verificare se la mimica facciale, considerata fondamentale per interpretare le emozioni espresse da chi parla, fosse meno efficace dell’ascolto della voce. La ricerca venne effettuata coinvolgendo 1800 cittadini statunitensi e sottoponendoli a diversi esperimenti. Ognuno di questi test proponeva ai partecipanti o l’ascolto di due persone che interagivano fra loro, oppure l’interazione tra lo stesso soggetto e un altro partecipante. Le prove d’ascolto prevedevano diverse modalità, in una le persone sentivano la conversazione senza vedere, in un’altra vedevano senza sentire e in un’ultima dovevano ascoltare la lettura di una conversazione tra due persone da parte di una voce computerizzata, di modo che da questa non trasparisse nessuna emozione. Dall’analisi dei risultati è emerso che le persone che potevano solamente sentire riuscivano a identificare con più precisione le emozioni di chi dialogava, eccetto nel caso della lettura da parte di una voce computerizzata, nella quale sono stati ottenuti i punteggi minimi nella ricezione delle emozioni reali. Una delle considerazione dei ricercatori è stata che ci siamo abituati a mascherare le emozioni controllando le espressioni del viso (appunto più semplici da tenere sotto controllo rispetto alla voce), che quindi talvolta risultano fuorvianti [inoltre diversi studi hanno rilevato che svolgere più incarichi assieme riduce la nostra attenzione su entrambi e quindi ne condiziona il risultato]. Secondo Michael Kraus "le scienze biologiche e sociali negli anni hanno dimostrato il profondo desiderio degli individui di connettersi gli uni con gli altri e la gamma di competenze che le persone hanno per distinguere emozioni o intenzioni, ma anche in presenza di volontà e competenza, le persone spesso percepiscono in modo inaccurato le emozioni degli altri”, “la nostra ricerca suggerisce che basarsi su una combinazione di segnali vocali e facciali, o solo su segnali facciali, può non essere la migliore strategia per riconoscere accuratamente le emozioni o le intenzioni degli altri”.

Ilari Berlanda

Fonti:

The development of cross-cultural recognition of vocal emotion during childhood and adolescence, Scientific Reports

Voice-Only Communication Enhances Empathic Accuracy, American Psychologist

L’emozione è nella voce, non nella lingua parlata, Mind – Mente & Cervello

Ascoltare è meglio che vedere per capire le emozioni, Mind - Mente & Cervello

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