18 giugno 2021

La felicità tra ieri e oggi

FELICITA' : s.f. [dal lat. Felicitas-atis; arc. Felicitade] 1- la compiuta esperienza di ogni appagamento 2- stato e sentimento di chi è felice. 3-Opportunità, convenienza, eccellente riuscita (concr.)

La felicità è uno stato d’ animo di appagamento, che può essere provocato da diversi fattori, e che comporta, nel fisico, un aumento della serotonina. Tale appagamento può essere legato alla soddisfazione di bisogni materiali o spirituali. Nel primo caso si parla di felicità dell’avere che, se intesa in termini oggettivi, diventa uno stimolo allo sviluppo personale e collettivo con un progredire della scienza e del benessere delle società. Nel secondo caso la felicità è ricercata in una dimensione più interiore, relazionale, che stimola un processo di crescita, la felicità dell’essere.

Ritengo che queste due dimensioni in una persona non siano necessariamente in contrapposizione, ma possano coesistere e prevalere l’una sull’altra nei diversi momenti della vita. Cercare di essere felici è una sfida continua, che a volte può sembrare impossibile; ce lo insegnano bene i poeti e i letterati del passato, che spesso parlano di turbamento, delusioni d’amore o tedio, e molto meno in maniera diretta di felicità, un tema che ha trovato comunque spazio nell’espressione letteraria. Vorrei prendere come esempio due poeti: Giacomo Leopardi, considerato il pessimista per eccellenza e Pablo Neruda, che esplicita invece in maniera diretta una visione ottimistica della vita.

LA FELICITA' SECONDO GIACOMO LEOPARDI

La felicità non è che il compimento

Zibaldone, 31 ottobre 1823

Quando si pensa a Giacomo Leopardi la prima immagine che si insinua nella mente è quella di un uomo curvo e con un pensiero altamente negativo. Vorrei invece sottolineare che, pur essendo il suo pensiero caratterizzato dal pessimismo, è determinante nella sua poetica anche il concetto di felicità inteso come piacere assoluto. Tutto parte dalla volontà dell'uomo di ricercare la felicità oltre il limite grazie all'uso dell'immaginazione. Nelle sue poesie Leopardi usa il limite fisico, come la siepe ne “L'infinito” o il limite immaginativo, come il canto di Silvia.

Giacomo Leopardi, rimanendo pur sempre un esponente del pessimismo, vuole guardare verso il futuro, e se riprendiamo per un momento il concetto di limite, tanto amato dal poeta, possiamo notare come esso per Leopardi sia necessario, perché solo così l'uomo è spinto ad immaginare l'infinito, la bellezza, e solo così è spronato a non accontentarsi di ciò che vede ma ad andare oltre per seguire con passione un destino che egli stesso si traccia. Se ci pensiamo bene tutta la vita di Leopardi è stata sorretta e trasportata dalla passione viva. Nonostante la sua infanzia povera d’affetto e la sua vita travagliata e contrastata dai divieti familiari e dagli impedimenti fisici della malattia, egli ha sempre inseguito con grande speranza la sua vocazione da poeta. Leopardi quindi non parla solo di sofferenza, ma tramite i suoi scritti e la sua vita, ci insegna il coraggio di seguire fino in fondo la propria passione, superando i limiti che ci vengono posti. Ci insegna a non aver paura di immaginare qualcosa che superficialmente non vediamo e che per questo sembra irraggiungibile, solo per paura della delusione. Quest’ultima indubbiamente fa parte della vita ma non bisogna farsi sopprimere dalla paura.

E’ sorprendente come un concetto espresso da un poeta del 1800 possa essere riconducibile ai giorni nostri, possa ispirarci a seguire le nostre convinzioni e aspirazioni fino in fondo, proprio come duecento anni fa fece Leopardi, e cercare di vivere ogni attimo con pienezza.

LA FELICITA' SECONDO PABLO NERUDA

Questa forte spinta ad osare per trovare la felicità in una vita attiva viene fa parte anche della personalità poliedrica di Pablo Neruda, poeta del ‘900, liberale e romantico, che cerca la bellezza nella semplicità. Dalle sue poesie possiamo trarre quest’idea di felicità che, rispetto a Leopardi, non si trova in una dimensione immaginaria o implicita ma nel concreto della quotidianità, come forza contrastante del potere tirannico e delle ingiustizie del suo tempo. Nei suoi componimento Pablo Neruda utilizza uno stile molto libero, le tematiche seppur possano sembrare banali, sono perfettamente coerenti con la forma, semplice ma diretta, estremamente palpitante di emozioni vitali.

Neruda ci spinge a vivere pienamente ogni momento, senza lamentarsi di ciò che non si ha, ma imparando a godere per ciò che si è, ci spinge ad uscire dagli schemi, a sentire dentro di noi un slancio vitale, non per scatenare conflitto, ma per inseguire i nostri sogni e le nostre passioni, e molto altro ancora.

Il poeta con questo suo pensiero, in quest’epoca di rassegnazione davanti a sogni spesso spenti dalla società in cui viviamo, ci dà uno slancio coraggioso verso la nostra felicità dell'essere.

Chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia o cambia colore dei vestiti, chi non parla con coloro che non conosce, lentamente muore.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore ed ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

-Pablo Neruda-

Emanuela Wolynski

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