23 giugno 2020

Il razzismo che ha condizionato la mia identità

Testimonianza di Odiraa Ezeifedi


Abbiamo chiesto a Odiraa Ezeifedi di scrivere un articolo riguardante le discriminazioni razziali, commentando i recenti fatti di Minneapolis. La sua personale testimonianza tratta la tematica dell'identità e ci mostra il razzismo come costante atteggiamento a più livelli, tutti ugualmente gravi.


Vorrei tanto che bastassero le parole di quest’articolo per sopprimere definitivamente il razzismo nei confronti della popolazione nera. La verità è che sono scoraggiata perché sembra che questa volta le parole da sole non siano sufficienti a risolvere il problema. Per di più nel contesto del razzismo la diplomazia risulta uno strumento inefficace a causa dell’incoerenza e dell’ipocrisia del mondo di oggi.

Ho dovuto affrontare molti episodi di razzismo nel corso della mia vita, ho subito il razzismo in tutte le sue sfaccettature e ho dovuto imparare a convivere con pene che non meritavo di scontare. Mi sono sempre definita nera, e quindi inevitabilmente, mi sono sempre sentita un’estranea, perché agli occhi dei miei connazionali, gli italiani, sono stata percepita come tale. Ho avvertito spesso il disagio da parte di tante persone nel pronunciare quelle parole in mia presenza: “Nera, di colore, Africana...” Lo sussurravano con un’imbarazzante insicurezza nel loro tono di voce perché temevano che io mi potessi offendere.

La mia sensazione di disagio nel vivere nelle vesti di una nera è indescrivibile, grave e profondamente radicata nella mia mente, lo è stata quando ero bambina e lo è tuttora. Il disagio che sento di provare non è nei confronti di me stessa ma nei confronti della percezione che gli altri hanno di me, che finisce inevitabilmente per condizionare la mia identità. Sono stata estremamente orgogliosa di essere Nera, e ho apprezzato di più le mie radici africane rispetto a quelle europee, e per quanto provassi a cercare un equilibrio tra le due parti dentro di me, finivo per identificarmi in quella nera. Ci sono molti aspetti che ammiro della cultura nera: più di tutti quello della resilienza di fronte agli abusi e alle discriminazioni, di fronte agli insulti e alle negazioni che altri individui con la pelle chiara si sentono in potere di attuare nei confronti di chi ha più melanina di loro e che di conseguenza, secondo la loro opinione, ha inevitabilmente meno cervello.

Sono stata molte volte delusa dai miei amici e dai miei conoscenti in seguito ad episodi che probabilmente loro non ricordano neanche più, o avranno addirittura affrontato con ironia, ma hanno aperto ferite dentro di me che non si cicatrizzeranno mai. Al contrario di cicatrizzarsi sono divenuti la motivazione di molte lancinanti sensazioni che mi pento di aver provato.

Mi vergogno di essermi sentita inferiore perchè ho la pelle scura, ma è successo. Mi vergogno di essermi sentita brutta perché sono nera e ho i capelli crespi, ma è successo. Mi vergogno di essermi sentita ottusa e primitiva perchè le mie radici sono africane, ma è successo. Mi vergogno di essermi preoccupata di fare schifo a qualcuno se lo toccavo con le mie sporche mani nere, ma è successo.

Tutte queste cose e molte altre sono episodi che hanno condizionato il mio modo di percepire la società in cui sono nata ma della quale non mi sono mai sentita parte. Tutti questi episodi sono tossine che ho ingerito nel corso degli anni e alle quali non ho mai reagito, inizialmente perché credevo nella diplomazia e nella discussione, ma poi perché non mi sentivo all’altezza di reagire, perché ero diventata quello che loro volevano io fossi, debole, sradicata, persa, ed incapace.

E’ stata una maniera assai tragica di condurre la mia esistenza, che consisteva in un altalenarsi di sofferenza autentica e rabbia feroce che ero costretta ad immagazzinare per provare loro che io me ne infischiavo della loro opinione. Dovevo dimostrare le mie qualità, ma nel profondo della mia coscienza non vedevo in me nessuna qualità. Dovevo dimostrare la mia indifferenza davanti agli insulti, ma dentro di me il tormento e la ferocia repressa mi divoravano. A vent’anni la mia battaglia interiore è più accesa che mai, perché assieme al numero sempre crescente di episodi di razzismo, immagazzinati e incisi nella mia memoria, c’è anche la consapevolezza che questa situazione è tragica e apparentemente irrisolvibile con le parole, con la diplomazia o con la pace.

Perché la pace che intendete voi è una pace percepibile ai vostri occhi, è una serenità di cui soltanto voi potete godere. Perché ogni volta che voi insultate, disprezzate o sminuite anche inconsciamente la mia cultura, io, per il vostro bene, mi atteggio come indifferente alle vostre provocazioni, ma reprimendo qualsiasi reazione per mantenere la pace e non infangare la mia cultura sono costretta a combattere dentro di me un’ennesima, violenta, e dolorosa battaglia. Quindi non biasimerò nessuno per una manifestazione violenta in risposta ad episodi di razzismo oggi: perché la violenza è inevitabile nel momento in cui va a cadere il rispetto reciproco tra due individui, ma si può scegliere di reprimerla dentro di sé oppure di esplicitarla.

Quando assistete ad una manifestazione di violenza da parte di uno come, un nero, se proprio siete grandi sostenitori della diplomazia almeno rendetevi conto che quella violenza che voi disapprovate a prescindere dal contesto, è solamente la conseguenza di qualcosa che quelli con il vostro colore della pelle hanno creato e che per secoli è stata forzatamente repressa, mantenuta nel profondo dei nostri animi nuocendo terribilmente a noi senza che voi ve ne possiate essere accorti.

E’ per colpa del nostro tentativo di mantenere la pace che voi non potete capire che cosa significhi essere discriminati, e minimizzati. E’ per colpa della bugia in cui vi abbiamo fatto vivere non rispondendo alle provocazioni che non saprete mai che cosa si prova ad essere nati svantaggiati per il colore della propria pelle.

Mi rifiuto di chiedere uguaglianza, e pretendo invece di essere trattata con equità, perché ogni individuo è diverso dall’altro, e ogni cultura diversa dall’altra, ma tutti gli individui meritano di essere tratti in maniera equa: prendendo in considerazione le loro differenze, accettandole e riconoscendo il fatto che rappresentano delle ricchezze.

Fino a quando non verrà dimenticato il concetto di razzismo, la violenza continuerà ad esistere, che sia nell’anima o esternata, e fino a quando non si riconoscerà il valore della diversità, il razzismo continuerà e non smetterà di esistere.


Odiraa Ezeifedi